Famiglia
Tre donne con tanto coraggio in corpo
Tutti gli anni in Valle d’Aosta viene attribuito un premio internazionale alla Donna dell’anno. Questa volta la giuria non se l’è sentita di fare graduatorie e ha assegnato tre ex aequo. Le storie di Isoke, Waris e Margarita confermano che è stata la scelta giusta
Davanti a candidate con questa storia non si poteva sceglierne una. Così la giuria del premio Donna dell’anno, indetto dalla Consiglio Regionale della Valle d’Aosta e giunto alle ventesima edizione, ha deciso di premiare ex aequo tutte e tre le finaliste. Una graduatoria tra persone che hanno giocato la loro vita per il bene di tutti sarebbe stata anacronistica. Chi sono dunque le tre premiate?
Isoke Aikpitanyi è nigeriana. Quando le venne offerta la possibilità di lavorare in Italia, s'illuse di migliorare la qualità della vita sua e di tutta la sua numerosa famiglia. A Torino, a meno di 20 anni, invece si ritrova buttata sulla strada a prostituirsi. Si ribella, subisce ogni genere di violenza e viene quasi uccisa. Giunta ad Aosta, dove vive il suo compagno italiano, accoglie nella "casa di Isoke" ragazze nigeriane vittime della tratta. Presto sorgono “case di Isoke” in Piemonte, in Lombardia e in Liguria. In altre città, donne nigeriane hanno seguito il suo esempio e a Palermo è nato un centro per ragazze minorenni oggetto di tratta.
Waris Dirie, volto bellissimo, è una modella somala naturalizzata austriaca. Vittima dell’infibulazione a soli 5 anni, a 13, attraversando il deserto da sola, è fuggita da un matrimonio forzato con un uomo anziano. A 18 anni è stata scoperta dal fotografo Donovan ed è diventata una top model; in un’intervista per Marie Claire, Dirie parla del suo passato e in seguito la biografi a “Fiore del deserto”, in cui condanna fermamente l’infibulazione, diventa un best seller tradotto in 51 lingue.
Nel 2002 ha istituito la Desert Flower Foundation, che opera a favore dei diritti e dell’istruzione delle donne africane; all’epoca s’ignorava che le infibulazioni venivano praticate pure in Europa. L’azione della Fondazione portò l’Unione Europea a iscrivere nel suo programma la lotta contro la mutilazione genitale e molti paesi africani ed europei vararono leggi contro l’infibulazione e avviarono campagne d’informazione di cui Dirie fu portavoce.
Margarita Meira è una donna argentina che nel 1991 ha perso la figlia, vittima della tratta di esseri umani in Argentina. All’epoca la tratta di persone non era un reato contemplato dal codice penale argentino e che la polizia riteneva che la ragazza fosse andata via di casa di sua spontanea volontà. Per anni seviziata, drogata e fatta prostituire, nel 1995 la giovane fu ritrovata morta in uno dei milleduecento bordelli illegali di Buenos Aires. Dopo aver vissuto questo dramma Margarita ha creato, insieme ad altre mamme, un’Associazione per lottare contro lo sfruttamento sessuale e offrire sostegno.
L’Associación civil Madres de Constitución (uno dei quartieri più pericolosi di Buenos Aires) con la collaborazione volontaria di psicologi e di avvocati aiuta le famiglie nel denunciare i rapimenti e nella ricerca delle giovani, per poi assisterle legalmente durante l’eventuale successivo processo. Dopo il ritrovamento, inizia un gravoso compito: la ricerca di un rifugio, in modo da evitare alla vittima di essere ritrovata e al fine d’iniziare un percorso mirato a recuperare dignità e integrità fisica, psichica e sociale. Margerita Meira ha ricevuto il premio popolarità che viene attribuito grazie ad un coinvolgimento del pubblico presente.
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