Cultura

Travaglio ma come parli?

Il giornalista de Il Fatto Quotidiano, rivolgendosi a chi commenta criticamente il suo blog, si è lasciato andare ad epiteti quali “cerebrolesi” e “dementi”. Provocando la vivace reazione del mondo della disabilità

di Lorenzo Alvaro

Marco Travaglio si è sfogato oggi sul suo blog su ilfattoquotidiano.it contro i lettori che sepsso lo attaccano con i loro commenti. «Più leggo certi commenti sulla mia pagina Facebook e sul mio blog, più mi viene voglia di chiuderli e di dare ragione a chi paragona i social network alle pareti dei cessi pubblici» è l'incipit del giornalista.

Nulla di male se non fosse che nella frase successiva si lascia andare ad un «c’è chi viene qui solo per insultare (cari cerebrolesi, nessuno vi obbliga a leggermi)».

Quel “celebrolesi” usato in maniera contundente a mò di insulto non è sfuggito né andato giù al mondo della disabilità, ferito anche da un successivo epiteto (“dementi”) rivolto sempre ai commentatori insolenti.

Tra chi ha deciso di rispondere a Travaglio c'è il blogger Giulio Sensi che nel suo post “Tu quoque Marco Travaglio” sottolinea come «non si tratta di essere politicamente corretti o buonisti, ma di usare il buonsenso e di chiedersi quali effetti possano avere le parole che si usano. Soprattutto quando le leggono decine di migliaia di persone come accade per quelle di Marco Travaglio».

A fargli eco anche il giornalista e scrittore Franco Bomprezzi che sul suo Francamente propone una moratoria sugli insulti. «Un’idea interessante sarebbe una multa, molto salata, specie per chi fa politica o per i giornalisti. Con il ricavato, visti i tempi, forse riusciremmo persino a rifinanziare il fondo per la non autosufficienza. Hai visto mai…», scrive Bomprezzi.


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