Welfare

Trattati: un altro “no” dagli Usa

L'elenco dei 'no' ai trattati per la difesa dei diritti umani s'allunga, con il rifiuto della convenzione contro la tortura

di Redazione

Human Rights Watch, un’associazione per la difesa dei diritti dell’uomo, attacca l’Amministrazione americana del presidente George W. Bush: l’elenco dei ‘no’ ai trattati per la difesa dei diritti umani s’allunga, con il rifiuto della convenzione contro la tortura. La tesi di ‘Hrw’ e’ chiara: ”Gli Stati Uniti non vogliono sentirsi controllati da nessuno e quindi non accettano i trattati internazionali sui diritti umani”. Il ‘no’ alla convenzione contro la tortura, i cui negoziati riprenderanno la prossima settimana, e’ solo l’ultimo di una serie: Washington non ha finora ratificato il trattato sui diritti dei bambini (Usa e Somalia sono gli unici Stati a mancare all’appello); il Senato ha appena rinviato la ratifica di quello sui diritti delle donne (allinenando gli Usa con Siria e Iran); il presidente Bush non aderisce agli accordi di Kyoto sull’ambiente e contesta le modalita’ del bando degli esperimenti nucleari. E si e’ appena concluso con un compromesso il ‘braccio di ferro’ tra gli Stati Uniti e tutti i Paesi firmatari del trattato di Roma che istituisce la Corte penale internazionale. Una tregua, non una pace, perche’ il segretario di Stato Colin Powell ammonisce: ”Il trattato non rispetta la nostra Costituzione e le nostre esigenze. Abbiamo l’obbligo di proteggere i nostri uomini in armi che difendono la pace nel mondo”. L’idiosincrasia ai trattati internazionali dell’Amministrazione repubblicana innesca l’accusa di unilateralismo. Ma gli Stati Uniti hanno una luna storia di ostilita’ alla ratifica dei trattati: quello che istituiva la Nato, nel 1949, fu il primo ratificato dopo oltre cent’anni. Il protocollo contro la tortura, nella formulazione attuale, e’ stato proposto dal Costa Rica ed e’ stato finora accettato dai Quindici dell’Unione Europea e da Paesi dell’America Latina e dell’Africa Gli Stati Uniti chiedono di rivedere la bozza: non vogliono – afferma ‘Hrw’- ”intromissioni” di ispettori internazionali nei loro penitenziari per verificare i metodi seguiti per ‘fare parlare’ i detenuti o per punirli. ‘Hrw’ afferma che il Governo americano ritiene le ispezioni del trattato ”troppo intrusive” mentre, per l’associazione, i controlli internazionali ”sarebbero concordati con i governi con largo anticipo ed eseguiti da esperti imparziali”. L’opposizione statunitense, che fa andare per le lunghe le trattative, va ad aggiungersi a quelle di Cuba e dell’Iran, ”Paesi che vogliono bloccare i tentativi internazionali di garantire il rispetto dei diritti umani” -afferma ‘Hrw’-. Guardando al passato recente, un altro colpo di freno americano ad un protocollo simile e’ arrivato appena il 18 luglio: il Senato ha rimandato, per l’ennesima volta, la votazione per ratificare il trattato per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. E’ dal 1980 che il Senato di Washington non prende posizione su questo documento e rimanda la decisione: il protocollo e’ stato gia’ ratificato da 169 Paesi e vuole essere una garanzia per l’eliminazione di tutte quelle barriere, sociali, politiche e culturali che impediscono alle donne di vivere e lavorare come gli uomini. Quanto al trattato sui diritti dei bambini, che dal 1989 e’ stato ratificato da 191 Paesi (e’ il protocollo piu’ ‘popolare’ della storia delle relazioni internazionali), gli Stati Uniti, come la Somalia, non hanno neppure colto l’occasione, in maggio, del vertice dell’Unicef a New York per ratificarlo. Il trattato protegge i bambini dagli abusi, la violenza e lo sfruttamento.


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