Famiglia

Tratta schiavi, l’ennesima legge a met

Don Oreste Benzi giudica insufficiente il nuovo disegno di legge contro la schiavitù. «Bisogna punire chi sfrutta»

di Redazione

Prima della pausa estiva il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a un nuovo disegno di legge, redatto su proposta dei ministri Prestigiacomo e Castelli, contenente misure contro la riduzione in schiavitù. Il ddl, che si propone di configurare il traffico di esseri umani come un’autonoma ipotesi di reato, cerca di colpire la tratta in qualunque segmento, anche nel caso in cui l’Italia sia solo zona di passaggio. Vita ha analizzato il provvedimento con don Oreste Benzi, fondatore dell’associazione Papa Giovanni XXIII, che avverte: «Se resta com’è, questa legge non servirà. Non bisogna colpire solo i trafficanti, ma anche i clienti». Dopo numerose sollecitazioni internazionali – non ultimo il Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione, lotta e repressione della tratta di persone – viene sottoposto al Parlamento un testo legislativo dedicato al fenomeno della tratta di persone. Si tratta di sei articoli destinati a riscrivere gli artt. 600-602 del codice penale in materia di riduzione in schiavitù. L’art.1 definisce tale concetto come condizione in cui la vittima, privata di qualsiasi dignità, diviene oggetto di poteri corrispondenti al diritto di proprietà. La norma distingue poi dalla riduzione in schiavitù la riduzione in servitù: quest’ultima è la condotta che (tramite violenza, minaccia o abuso di autorità, cui sono particolarmente esposti i minori e gli incapaci) induce la vittima all’accattonaggio o a rendere prestazioni sessuali o lavorative. Le pene previste, da 8 a 20 anni di reclusione, contemplano aggravanti specifiche nel caso il reato riguardi bambini o lo sfruttamento della prostituzione. «È solo fumo negli occhi», dichiara però don Benzi. «Perché attualmente è impossibile giungere a punire i trafficanti. Resterà tutto solo sulla carta finché non verrà istituito il reato di correità: bisogna applicare le stesse pene anche per chi usa la merce umana trafficata. I pedofili, i clienti delle prostitute, chi si avvale di lavoratori adolescenti è condicio sine qua non del traffico». Don Benzi aggiunge di aver inutilmente tentato di essere ricevuto dai ministri Prestigiacomo e Castelli, per presentare la sua esperienza (dal 1990 a oggi la Papa Giovanni XXIII ha liberato 2.300 prostitute). «Alla Conferenza di Durban l’Italia è sul banco degli imputati», continua, «come prima nazione occidentale che presenta e tollera impressionanti livelli di schiavitù. Tutto questo non si può certo risolvere con una mezza legge. Speriamo che il Parlamento voglia prendere una posizione più coraggiosa».


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