Economia
Trasporti: gigante francese batte coop, in Toscana scoppia un caso
Una gara da 4 miliardi di euro per la gestione delle autolinee regionali è assegnata alla società (controllata dallo Stato francese) che gestisce la metro di Parigi. Ma le cooperative del territorio contestano modi e metodi: «Si è tenuto conto solo dell'offerta economica più bassa, non dei requisiti soggettivi, in barba al nuovo codice appalti. I francesi dovranno ricorrere ai subappalti per lavorare». Pronto un mega ricorso
Può una piccola società di autotrasporto, attiva in un'esigua fetta di territorio, far fronte ai bisogni di mobilità di una delle più estese e popolate regioni italiane? No, secondo logica e numeri. Sì, se si fa "aiutare" da una grande società estera, sottraendo così risorse e lavoro all'imprenditoria cooperativa nostrana. Succede in Toscana, dove l'intero pacchetto del trasporto pubblico di gomma sta per passare dalla cooperativa mutualistica Cap- Cooperativa Autotrasporti Pratese, che vanta 71 anni di storia, alla francese Ratp società pubblica che gode di finanziamenti statali e una concessione blindata che Oltralpe le concede il monopolio fino al 2024, ma che dall'anno prossimo oltre a gestire la metropolitana di Parigi potrebbe scarrozzare i pendolari toscani su e giù dalle colline del Chianti (e non solo).
Una gara anomala
Peccato che la gara e la procedura di assegnazione vengano messe pesantemente in discussione dalla cooperativa storica, che conta 500 unità di personale, di cui 335 soci lavoratori. "La gara a cui abbiamo partecipato nell'ottobre 2012 riguardava l'affidamento dell'intero sistema delle autolinee toscane", spiega il presidente Giuseppe Gori. "Si è trattato della prima gara così ampia, perché le precedenti si erano svolte sempre su base provinciale. Per partecipare, visto che i requisiti erano importanti in termini sia economici che tecnici, la Cap è entrata nel consorzio Mobit, costituito con altre società della regione. Nessuna di noi infatti singolarmente avrebbe avuto i 70 milioni di km annui richiesti dal bando".
Oltre al consorzio, si fa avanti una piccola realtà del Mugello, la Autolinee Toscane, che non può vantare da sola il chilometraggio annuo richiesto ma che però è di proprietà appunto del gigante Ratp. Dopo una serie di rinvii, lo scorso ottobre si arriva all'apertura delle buste: il punteggio tecnico se lo aggiudica il consorzio, mentre quello per l'offerta economica migliore va alla società con dna francese. In seguito a questi risultati, a novembre la regione vara d'ufficio l'assegnazione provvisoria a quest'ultima, senza aver prima esaminato i requisiti soggettivi dei due contendenti. "E questo è il primo fatto grave, secondo noi", afferma Gori, "e inconcepibile se si pensa che stiamo parlando di una assegnazione del valore di 4 miliardi di euro per 9 anni più altri 2". Non basta. La gara prevede una clausola sociale che impegna il vincitore ad assumere tutti i lavoratori, e l'obbligo di acquisto di automezzi, biglietterie, uffici e pensiline per un valore di altri 200 milioni. Insomma, una patente da monopolista.
Il bando ha un valore di 4 miliardi di euro per almeno nove anni. E' inconcepibile che non si siano esaminati i requisiti dei partecipanti prima dell'assegnazione provvisoria
Violazione della concorrenza
Il consorzio non sta con le mani in mano. Da novembre a marzo, tramite un pool di legali avanza una serie di interrogazioni e dubbi formali, e arriva a una diffida e alla segnalazione all'autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. Fino al 3 marzo scorso, quando l'assegnazione da provvisoria diventa definitiva. "Una decisione che non sta in piedi, secondo noi", continua il presidente Gori, che presiede anche Confcooperative Toscana Nord. "Primo perché la vincitrice nominale è una società che opera in un territorio molto più piccolo di quello oggetto della gara, e questo è vietato dalla legge Burlando. Poi perché la Rapt non è privata, ma pubblica, che non paga imposte e non è soggetta a Iva, quindi viola le norme sulla concorrenza. Inoltre, detiene il monopolio dei trasporti nella regione dell'Île-de-France fino al 2024, quando le leggi europee prevedono che dal 2019 tutti i servizi pubblici della Ue debbano essere esercitati tramite gare d'appalto. Ma la questione è più ampia", conclude, "perché riguarda la possibilità che organizzazioni non italiane si candidino a gestire servizi pubblici qui da noi, bloccando lo sviluppo delle piccole e medie imprese del territorio, e proprio nei giorni in cui il governo presenta la riforma degli appalti nei servizi pubblici che va in una direzione diametralmente opposta. E come farà la Ratp a gestire il trasporto in Toscana? Semplice, ricorrendo a una serie di subappalti, impiegando manodopera a basso costo e bloccando la ripresa economica locale".
La società francese è pubblica, e come tale gode di agevolazioni fiscali e di un monopolio pluriennale. Per gestire il trasporto toscano ricorrerà a una serie di subappalti, impiegando manodopera a basso costo
Fino al Consiglio di Stato
Ora, in attesa della notifica dell'esito della gara, non ancora pervenuta ufficialmente, insieme alle altre aziende toscane consorziate Cap presenterà ricorso ai giudici amministrativi, sperando di ottenere la sospensiva dell’aggiudicazione definitiva e in seguito il riconoscimento della mancanza dei requisiti da parte di Autolinee Toscane. "Andremo fino al Consiglio di Stato", promette Gori. Anche perché in ballo c'è il futuro di 500 famiglie, oltre alle prospettive economiche di una delle regioni più dinamiche del nostro paese.
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