Cultura
Trasgredire stanca, narare la realtà no
Narrativa. Il ritorno di Breat Easton Ellis, ventanni dopo
di Andrea Leone
Erano gli anni 80 e Fernanda Pivano ci fece conoscere una generazione di giovani scrittori americani che riconoscevano in Raymond Carver il loro maestro. Dopo tutto questo tempo non rimane granché di loro: alcuni si sono rivelati un bluff, mentre altri, autori di prime prove interessanti, si sono persi per strada.
Ellis è uno scrittore sicuramente dotato di talento, anche se con questo libro si dimostra qua e là precocemente invecchiato, un po? troppo ancorato ai suoi esordi. Se la sua prima opera, Meno di zero, uscita vent?anni fa, conteneva un?autentica vena trasgressiva e un controllo formale e stilistico incredibilmente maturo se rapportato all?età giovanissima dell?autore, in questo ultimo Lunar Park, uscito da poco in Italia per l?editore Einaudi, lo scrittore americano rischia di ripetere se stesso in una specie di museo personale, tra autocitazioni, autocompiacimenti e autoanalisi, e sembra colpito dalla sindrome di Francis Scott Fitzgerald: gli eterni, favolosi e corrotti anni 80, di cui fu cantore dandy e maledetto. La lettura procede tra prolissità e un senso di stanchezza generale, con qualche caduta di tono, come quando Ellis si trasforma in Stephen King facendoci assistere a un horror movie kitsch che dovrebbe rappresentare l?inquietudine sotterranea della borghesia americana alle prese con i suoi fantasmi e le sue ossessioni.
Ellis mette in scena il proprio personaggio, in un ironico gioco di specchi attraverso il tempo. C?è il giovane Ellis baciato da un folgorante successo, alle prese con droga, farmaci, promiscuità e trasgressioni varie, c?è il padre di famiglia che va ad abitare in un elegante quartiere residenziale, c?è il Breat Easton Ellis che è il padre di suo padre.
Ed ecco che qualcosa, alla fine, salva il libro. Arriva un tema urgente, forte, necessario: il rapporto difficile, per non dire terribile, con il padre. Qui Ellis tocca note di grande intensità e lucidità e trova una sua maturità espressiva e tematica, facendosi perdonare la zavorra del libro. Un padre violento, paranoico, pessimista, alcolizzato, brutale e prevaricatore, da cui il giovane Ellis fugge attraverso la pratica della scrittura, alla ricerca di una autonomia e di un mondo suo. Per anni rimane intrappolato in una specie di circolo maledetto in cui è costretto a ripetere l?inferno paterno, dentro una dimensione patologica dell?esistenza. E l?unico modo per non diventare il padre e liberarsi di lui, scopre infine Ellis, è quello di perdonarlo.
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