Salute
Trapianti: nel 2004 crescono, ma si allungano le liste d’attesa
Le stime indicano 450 interventi in piu' rispetto al 2003, superato il tetto dei 3.000 trapianti complessivi. In aumento anche il numero delle persone in attesa (quasi 9.000)
di Redazione
Dieci anni dopo la morte di Nicholas Green, il bimbo americano ucciso a sette anni da rapinatori sulle strade della Calabria, i cui organi furono donati per salvare la vita di persone malate, provocando un boom in Italia della donazione di organi, la cultura delle donazioni e’ cresciuta tra la gente e nelle istituzioni, cosi’ come il numero dei trapianti: le stime 2004 indicano 450 interventi in piu’ rispetto al 2003, superando il tetto dei 3.000 trapianti complessivi. In aumento anche il numero delle persone in attesa (attualmente sono quasi 9.000, oltre 6.000 dei quali per il rene) e, paradossalmente, i tempi delle liste di attesa. Lo ha rilevato il direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa, oggi ad Ancona durante la riunione tecnico-scientifica del Nord Italia Transplant (NITp), la piu’ antica associazione interregionale (Lombardia, Veneto, Marche, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento) per il coordinamento delle attivita’ di prelievo e trapianto, che ha avuto tra i suoi fondatori anche l’ attuale ministro della Sanita’ Sirchia. L’ incremento delle donazioni (che ha fatto attestare al 15 settembre scorso l’ Italia sulle 21,4 effettuate per milioni di abitanti, seconda in Europa solo alla Spagna) e dei trapianti – secondo Costa – dimostra l’ efficacia del sistema e della forma organizzativa adottati, con una rete di rapporti dal basso e il coinvolgimento delle associazioni, l’ assorbimento della cultura delle donazioni da parte delle istituzioni e ”la fiducia da parte della gente sull’ efficacia dei risultati”, tanto che la percentuale delle opposizioni al prelievo e’ scesa dal 29,9% al 28,7%. Ma chi aspetta un rene nuovo ha davanti a se’ un’ attesa di poco piu’ di tre anni (e una mortalita’ in lista dell’ 1,18%), per il fegato di poco meno di un anno e mezzo (mortalita’ del 4,97%), di poco piu’ di due anni per il cuore (mortalita’ del 7,44%), per il pancreas di oltre due anni e mezzo (mortalita’ del 2,48%), per il polmone poco meno di due anni a fronte di una mortalita’ in lista del 10,59%. Per il direttore del Centro Nazionale Trapianti si tratta dell’ effetto di un ”ampliamento della platea” dei pazienti operabili. Grazie all’ aumento delle donazioni e al progresso della scienza medica, ”oggi vengono sottoposti a trapianto malati che in passato non lo sarebbero stati”. Cosi’ la nuova frontiera di questo scenario diventa l’ individuazione dei criteri di assegnazione degli organi. Criteri che variano da organo a organo. Secondo gli esponenti del NITp, uno dei primi soggetti a fissare dei principi per l’ allocazione degli organi, ad esempio, per condividere un programma nazionale di assegnazione dei reni e’ necessario che le regole di gestione dei programmi dei Cir siano trasparenti, dai criteri di inserimento in lista dei pazienti all’ assegnazione con criteri standard. Per il rene c’ e’ un algoritmo di assegnazione dei reni – presentato per la prima volta ad Ancona nel 1997 – che incrocia vari principi (il primo organo va ad un paziente dell’ area che ha procurato il donatore, il secondo ad un paziente della lista NITp, varie forme di incompatibilita’, eta’ lista di attesa). Ma in generale c’e’ l’ esigenza di individuare un sistema di regole che contemperi criteri territoriali e quelli della solidarieta’. ”E comunque – ha rilevato Franca Pellini, presidente dell’ Aned (Associazione Nazionale Emodializzati), che ha partecipato ad una tavola rotonda – fa un po’ impressione sentire parlare di algoritmi, sembra quasi che ci dimentichi che dietro ai numeri ci sono delle persone”.
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