Non profit

TransRoma, sospetti e delitti

Le indagini puntano sull'omicidio di Brenda e del pusher Cafasso

di Franco Bomprezzi

Il caso Marrazzo continua a tenere banco sulle prime pagine dei giornali, perché le indagini stanno rivelando scenari sempre più inquietanti, fra possibili delitti e sicuri ricatti. Ecco cronaca e commenti.

“Caso Marrazzo, si indaga su un secondo omicidio”, titola in prima pagina il CORRIERE DELLA SERA. I servizi sono alle pagine 2 e 3. La notizia del giorno è che Gianguerino Cafasso, lo spacciatore 36enne e protettore dei trans deceduto a settembre potrebbe essere stato ucciso. Lo rivelano gli esami tossicologici sul cadavere dell’uomo. Il mix di eroina e cocaina che lo ha stroncato potrebbe infatti esser stato tagliato con sostanze tossiche, o al contrario potrebbe essere stato troppo puro. Un altro mistero dopo quello dell’omicidio mascherato di Brenda. Il retroscena è affidato alla pena sempre ben informata di Fiorenza Sarzanini (“Il racconto di Jennifer: quella dose tagliata male”): «Ero lì con lui quando ha cominciato a sniffare cocaina. L’abbiamo assaggiata, ma io ho sentito subito che era amara e non l’ho più voluta. Non mi piaceva». È il 12 settembre scorso. Gianguerino Cafasso, detto Rino, è morto da poche ore nella stanza dell’hotel Romulus, sulla via Salaria a Roma. Il transessuale che era con lui racconta agli investigatori che cosa è accaduto. Ha 27 anni, si chiama Adriano Da Motta, ma tutti lo conoscono come Jennifer. È disperato. Con Rino, pusher dei viados della Cassia, convive da tempo. Nessuno in quel momento pensa che l’uomo sia vittima di un omicidio. Nessuno sa che due mesi prima ha cercato di vendere a due giornaliste del quotidiano Libero un video che riprende Piero Marrazzo insieme al transessuale Natalie. Adesso tutto è cambiato. Perché in Procura appaiono convinti che Rino sia stato ucciso. Proprio come Brenda, trovato cadavere nel suo monolocale in via dei Due Ponti quattro giorni fa. Si conoscevano bene. Entrambi erano nel «giro» dei carabinieri poi arrestati perché accu­sati di aver ricattato il governatore. Entrambi potrebbero aver «gestito» video e foto dei clien­ti. Vite parallele che si intrecciano in un epilogo tragico». Il CORRIERE riprende anche la lite fra i viados China e Natalie. China attacca nel salotto di Vespa: «Brenda mi disse che a fare la trappola a Marrazzo erano stati Natalie e Joyce». Risponde Natalie: «China parla così per i soldi, si fa pagare dalle tv per dire bugie, perché lui vive in uno schifo e non ha nient’altro nella vita se non l’invidia e la gelosia verso di noi». Sintetizza il CORRIERE: «Via Gradoli e via Due Ponti sono l’elite e i bassifondi del sesso a pagamento: i primi ricevono in appartamenti eleganti, i secondi battono in strada». Ieri intanto le associazioni dei trans sono andate in questura. Dice Leila Daianis dell’associazione di genere Libellula: “Alcuni di loro sanno la verità, tacciono per paura”.

“Il pusher del caso Marrazzo ora si indaga per omicidio”, taglio centrale in prima per LA REPUBBLICA. Doppia pagina per la prima morte sospetta del filone trans e politica. Si torna a indagare sulla fine di Gianguerino Cafasso, omone di 120 kg, pusher esperto, diabetico e cardiopatico, morto in settembre per uno speed ball (cioè un cocktail di eroina e cocaina). Se verranno confermati i sospetti dagli esami tossicologici, si procederà per omicidio volontario, dice il procuratore Capaldo. Motivi per volerlo morto forse qualcuno ne aveva: si era vantato di avere in mano mezza Roma e forse non era semplice millanteria. Intanto dal pc di Brenda pare riemergano i primi file. Sarebbero molte foto e molti video. Sul retroscena Carlo Bonini che sottolinea come i due omicidi abbiano presumibilmente lo stesso movente: chiudere la bocca a chi troppo sapeva e troppo aveva cominciato ad agitarsi in quel gorgo di ricatti che era diventata la comunità trans di via Due Ponti e via Gradoli. Curiosamente solo nelle pagine romane, LA REPUBBLICA riferisce di un pestaggio avvenuto in via Due Ponti: l’amica di Brenda è stata aggredita sul pianerottolo di casa da due uomini. Non c’è un collegamento esplicito, se non il luogo e la comunità trans. Ma dal pezzo si capisce che si sarebbe trattato di un’aggressione d’avvertimento…

“Politica e ricatti” così titola IL GIORNALE ma questa volta non con commenti ma con la cronaca e le ipotesi che si stanno rincorrendo in queste ore in attesa dei risultati sul pc trovato sotto un rubinetto aperto. Il trans China che dice «Marrazzo ha dato 30mila euro a Brenda» e che questi soldi «forse servivano a pagare i silenzi  sulla vicenda». IL GIORNALE già in copertina va oltre e  va alla “verità sull’immigrazione” e Francesco Forte scrive: «La morte misteriosa di Brenda e la vicenda  collegata a trans e droga  fa emergere grossi problemi  relativi all’immigrazione legale e clandestina. A pagina 11 Forte continua per dire «che prostituzione e altri reati spesso finiscono impuniti. Nel 2007 le denunce per sfruttamento della prostituzione sono state 1466 e solo l’1,8%, cioè 30mila, sono le condanne definitive per furto».

Il SOLE24ORE non tiene in gran conto la Roma segreta, tanto che dedica al caso Cafasso e dintorni solo un pezzo in taglio basso a pagina 16, nella pagina della politica. Come dice il titolo, relativo al caso del pusher morto tempo fa, la notizia che il SOLE sottolinea di più è quella del presunto omicidio di Cafasso, che sarebbe quindi morto non per una semplice overdose ma per l’assunzione di cocaina tagliata male o troppo pura, un evento provocato a non casuale per metterlo a tacere per sempre. Intanto c’è grande attesa per capire cosa contiene il pc rinvenuto a casa di Brenda; il contenuto – anche video – dovrebbe essere completamente recuperabile.

ITALIA OGGI dedica tutta pagina 6 al caso MARRAZZO. L’articolo in alto è di Mauro Romano e titola “Cafasso si va verso l’ipotesi omicidio” infatti dopo la morte di Brenda «i magistrati valutano l’ipotesi dell’omicidio anche per il pusher Gianguerino Cafasso». Le indagini stanno prendendo diverse direzioni per capire i fatti di via Due Ponti e per chiarire un possibile legame tra i due decessi. In primis c’è «il giallo del mazzo di chiavi», infatti, oltre a quello sottratto al trans in uno scippo, «agli inquirenti risulta sparito anche un altro mazzo di chiavi». Poi c’è l’indagine sul pc di cui «a momenti potrebbero giungere i risultati del lavoro che i tecnici stanno svolgendo sull’hard disk». In basso Piero Laporta firma “E adesso i due morti sono morti per conto loro”. Il giornalista attacca il magistrato Armando Spataro, usando l’affaire Marrazzo come esempio. Laporta cita le dichiarazioni del giudice rilasciate in un’intervista con Lucia Annunziata in cui oltre ad attaccare Berlusconi e la sua riforma della giustizia ha dichiarato che «il segreto di Stato è un ostacolo». «Un magistrato che offende la presunzione d’innocenza e, invece di genuflettersi alla legge, tutta, senza eccezioni, anche quella che non è funzionale ai suoi disegni accusatori, definisce “ostacolo”, la legge e la sentenza della Consulta, tradisce velleità inaccettabili» sottolinea Laporta. Cosa c’entri questo con Marrazzo è presto detto. «L’abitazione di Brenda, che non ha commesso alcun delitto, salvo prostituirsi, è stata perquisita nei giorni scorsi. La cocaina e 5 mila euro sono presenti nel transscenario Marrazzo. Non risulta alcuna perquisizione, né in casa, né allo studio, né altrove». E qui prende forma il punto: «Che cosa sarebbe accaduto se la signorina D’Addario, dopo aver eseguito il proprio copione con Berlusconi, si fosse fratturata un mignolo?». In conclusione «Brenda e Cafasso sono morti. Chi è il criminale che vuole stravolgere la legge? Berlusconi. La riforma proposta dal ministro Alfano è pessima, siamo d’accordo, ma attagliata al paese, alla sua magistratura, agli adescamenti d’una giustizia trans genere».         

IL MANIFESTO dedica alla vicenda MARRAZZO un pezzo di Sara Menafra. “Una dose tagliata male: «Cafasso è stato ucciso»”. «Quando sui ricatti contro Marrazzo gli investigatori non sapevano nulla, la morte fu archiviata come come accidentale» si legge nell’articolo. D’ufficio però la procura dispose esami tossicologici. Sono stati proprio questi esami «ad aver insospettito i pm». Infatti «Gianguerino Cafasso è sì morto di overdose. Ma tirando della cocaina tagliata con un’altissima percentuale di eroina. Una overdose strana, tanto più per un abituale consumatore di cocaina ben introdotto in un giro in cui di roba ne gira tanta». Dunque secondo la giornalista la domanda ora è «Chi ha venduto a Cafasso quella dose sapeva che lo avrebbe ucciso?». Tutto questo sommato alla morte di Brenda crea evidentemente uno scenario in cui l’omicidio è la prima strada da percorrere. Il giornale comunista a questo punto avanza un’ipotesi di lettura della morte del trans. Chi l’ha uccisa si è prima procurato le chiavi del suo appartamento. Qui entra in gioco la rapina subita da parte di strani rumeni. «La sera del 26 ha aspettato che Brenda rientrasse in casa coi tranquillanti e che si addormentasse ubriaca e stordita. Quindi è entrato e l’ha avvelenata con una sostanza che, senza ucciderla, desse la certezza che con l’incendio non si sarebbe svegliata. Quindi ha preso il suo pc, l’ha messo nel lavandino coi rubinetti accesi e ha lasciato l’appartamento dando fuoco ad un borsone. Il resto è storia.  

 Le vicende romane su LA STAMPA trovano spazio a pagina 19, con la cronaca di Guido Ruotolo “Trans, l’ombra di un altro delitto”, con la notizia della riapertura del caso Cafasso e il retroscena di Maria Corbi, che registra le parole di China, amica di Brenda: «Brenda  mi ha detto che sono state Natalie e Jois a preparare la trappola a Marrazzo. Le ho chiesto se lei aveva qualcosa da farmi vedere ma lei non aveva filmati. Brenda era una grande esperta di computer. Non so cosa avesse sul pc ma di sicuro non aveva filmati perché altrimenti li avrebbe fatti vedere immediatamente». «Un’altra amica di Brenda, l’ultima persona, che avrebbe l’avrebbe vista in vita la notte tra il 19 e il 20 novembre, rivela che avrebbe dovuto comprare il computer trovato ammollo nel lavandino. “Era grigio, penso sia quello”. Brenda si voleva liberare di tutte le cose di valore come la tv al plasma e il frigorifero. “Io avevo comprato il suo computer tre giorni fa ma non avevo ancora avuto il tempo di andare a prenderlo”, spiega Veronica. “Ci eravamo messe d’accordo per 400 euro. Le avevo dato 100 euro, altri 100 dovevo darglieli quando sarei andata a prenderlo. Poi le avrei dato dopo gli altri 200”. E adesso saranno gli inquirenti a cercare di capire perché Brenda abbia mentito dicendo di non possedere un pc in quanto non in grado di usarlo».

E inoltre sui giornali di oggi:

CANNABIS
CORRIERE DELLA SERA – “In America l’erba fa meno paura”. Crescono i favorevoli a legalizzare la marijuana. Anche contro i narcos. La cannabis negli Usa è già ammessa a scopo terapeutico in 14 stati. E in tutto il paese il 44% dei cittadini è d’accordo ad autorizzare la vendita. Obama, che ha ammesso di aver fumato in gioventù marijuana, intanto «ha sospeso i raid degli agenti federali nei dispensari di marijuana per uso medico, legali in molti stati americani, ma osteggiati dalle amministrazioni repubblicane».

COMA
LA STAMPA – Una storia che arriva dal Belgio, raccontata da Marco Zatterin, che parte in prima, “In coma per 23 anni, Capivo tutto”.  Rom Houben  «per i medici era in coma, paralizzato da un incidente automobilistico nel 1983. Stato vegetativo persistente, è la diagnosi che ha accompagnato la sua scheda personale, almeno sino a che i ricercatori hanno trovato una via per capire che il cervello era ancora in attività. Gli hanno insegnato a esprimersi e lui l’ha fatto. “Urlavo senza che nessuno potesse sentire – è riuscito a dire -. Sono stato il testimone della mia sofferenza mentre i dottori cercavano di parlarmi, sino al giorno in cui ci hanno rinunciato”. (…) All’inizio, con uno nuova tecnologia di “scanning”, gli specialisti hanno potuto dimostrare che l’attività celebrale non era interrotta. In un secondo momento, utilizzando uno strumento ad alta sensibilità, dunque in grado di registrare movimenti anche minimi, hanno cominciato “a parlare con Rom” che ha potuto raccontare la sua storia». Steven Laureys, il neurologo dell’Università di Liegi che in un articolo ha reso pubblica la vicenda di Houben «auspica che Rom sia il simbolo della sua battaglia contro il coma irreversibile diagnosticato troppo alla leggera. In un uno studio firmato per la rivista scientifica BioMedCentral Neurology, lo specialista ha scritto di ritenere tutt’altro che isolate le circostanze in cui si è trovato il giovane belga».

TERREMOTO
LA REPUBBLICA – Arresti per la ricostruzione a L’Aquila. In manette due esponenti del Pdl: promettevano appalti in cambio di favori. In cambio di una intermediazione da 15 milioni di euro, avrebbero cercato soldi e favori da un imprenditore. Al centro dell’affare l’ospedale San Salvatore. Non si tratta di concussione solo perché i due arrestati non sono pubblici ufficiali, ma avevano ottenuto per la loro mediazione la promessa di favori importanti.

TERZO SETTORE A MILANO
CORRIERE DELLA SERA – “Welfare in crisi, appello ai milanesi: «Poveri in crescita, servono giovani volontari»”. In più le associazioni registrano un crollo nelle donazioni. Spiega Lino Lacagnina, presidente del Csv di Milano e provincia: «Può sembrare paradossale, ma con la crisi per le nostre associazioni trovare volontari è diventato più difficile. La gente è più concentrata su se stessa e sui bisogni delle proprie famiglie». Poi c’è la questione fondi: «La gente è meno generosa: le donazioni private sono in diminuzione». E così diventa un problema anche pagare l’affitto delle sedi. L’occasione per fare il punto sul terzo settore milanese è data dalla presentazione della terza edizione de “Il volontariato a Milano e provincia” a cura di Patrizia Tenisci (domani alle ore 17 in via Guicciardini).

COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
SOLE24ORE  – Il SOLE dà conto di un convegno svoltosi ieri a Roma cui ha partecipato il direttore della DG Sviluppo della Farnesina Elisabetta Belloni sul tema “credito allo sviluppo”. Presenti anche ong e organismi del commercio equo e solidale, durante l’evento si è affrontato il fatto che gli attori della cooperazione non sono più solo gli Stati ma «si moltiplicano», quindi le istituzioni devono riconoscerne il valore, visto che agiscono non più solo le ong, ma anche le imprese, le università e le banche. Da qui il tema del convegno, cioè passare dal dono al credito; le banche hanno sottolineato che il passaggio non è automatico ma richiede «progetti sostenibili di per sé e non solo idee interessanti». Di qui il titolo che il SOLE dà all’articolo: “Il non profit diventa low profit”: cioè profitti bassi, ma pur sempre profitti.

MAFIA
AVVENIRE – Per protestare contro l’emendamento che consente allo Stato di vendere i beni confiscati alla mafia, oggi “Libera” organizza un’asta simbolica dei beni immobili a rischio, con don Ciotti nelle vesti di banditore. L’associazione ha infatti stilato un elenco dei primi beni confiscati che potrebbero essere messi in vendita. In un’intervista però Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, smorza i toni. Dice che l’emendamento è una «ipotesi residuale, se resta non farà danni, ma se la tolgono non ne faremo un dramma» e spiega che in ogni caso si tratterebbe di vendere beni come «piccoli fondi incolti, che non saranno mai presi in gestione da nessuna cooperativa, perché precludere la possibilità di monetizzarlo invece di lasciarlo inutilizzato?». A vigilare sul non ritorno dei beni ai mafiosi sarà il Commissario di governo per i beni confiscati, che resta e sarà anzi rafforzato. Nell’editoriale Domenico Delle Foglie si chiede: «Davvero lo Stato ha bisogno dell’elemosina delle mafie?».

TELETHON FRANCESE
IL GIORNALE – Dà eco alla denuncia del milionario Bergè che ai microfoni di France Info ha attaccato Telethon dicendo che «vive come un parassita  sulla generosità dei francesi e che lo fa da populista  esibendo le disgrazie dei bambini». E ancora «I soldi raccolti servono per comprare immobili». Bergè , 79 anni, compagno storico di Yves Saint Laurent, milionario e mecenate in questi giorni ha messo all’asta  una collezione privata di oggetti  che hanno fruttato 9milioni di euro, più del doppio delle previsioni. A chi andranno? «Alla ricerca per combattere l’aids».

SICUREZZA PADANA
AVVENIRE – Avvenire conta 800 ordinanze fai-da-te dei sindaci in materia di lotta all’immigrazione. Prima la Lombardia, con 237 delibere, secondo il Veneto con 102. Si va dall’esclusione degli immigrati dal bonus scuola (Romano d’Ezzelino) al bonus di 500 euro per i vigili urbani che individuano un clandestino (Adro).

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