Politica

Transparency International e le 4 mosse di Renzi contro la corruzione

La costola italiana della ong ha voluto lanciare alcune raccomandazioni sulle proposte del Premier sulla lotta alla corruzione. «In parallelo con la punizione dei colpevoli, va costruito un sistema, nuovo, trasparente, integro e responsabile, capace di premiare che opera onestamente e di escludere chi gioca fuori dalle regole»

di Redazione

È servito l’ennesimo scandalo di corruzione per riaprire la discussione sugli strumenti di prevenzione e contrasto del fenomeno nel nostro Paese, al momento ancora evidentemente inadeguati.

Il Primo Ministro Matteo Renzi ha riaperto con un video messaggio il tema, indicando 4 punti che intende riformare per rendere più efficace la lotta alla corruzione.

La ong Transparency International Italia li ha commentati.

Si tratta, in breve, di (1) un inasprimento della pena minima per il reato di corruzione da 4 a 6 anni, con ripercussioni sul patteggiamento; (2) unarevisione della prescrizione, che verrà allungata; (3) la semplificazione delle procedure per la confisca dei beni ai corrotti e ai corruttori; (4) un sistema di recupero dei soldi sottratti dalle tasche dei contribuenti.

È complicato commentare ora queste quattro idee, senza un testo di legge vero e proprio o delle indicazioni più precise, ma si possono già fare delle considerazioni di base.

Prima di tutto, la lotta alla corruzione è efficace solo se vi è un forte impegno del vertice, quindi bene che sia il primo ministro stesso a prendere la parola sull’argomento e a metterci la faccia.

Anche il tema della confisca e del recupero dei soldi rubati ci pare convincente: siamo dell’idea che il mezzo più efficace per spaventare corrotti e corruttori, sia quello di puntare al loro portafoglio.

Come per la criminalità organizzata, pare che anche per i corrotti beni e patrimoni rappresentino il vero spauracchio da colpire: bene quindi metterli nel mirino della giustizia.

Senza contare quante attività lo Stato potrebbe finanziare se davvero entrasse in funzione un serio ed efficace meccanismo di confisca dei beni e dei patrimoni dei corrotti. Parte del problema, oggi, è che quasi nulla si recupera del miliardario bottino della corruzione.

Siamo invece più scettici sui primi due punti:
Ben venga l’inasprimento delle pene minime e la riforma della prescrizione, ma come abbiamo più volte detto (anche in occasione dell’audizione alla camera dei deputati poco più di un mese fa) il problema non è nella lunghezza dei termini di prescrizione in sé, quanto nel loro funzionamento.

Quindi raccomandiamo nuovamente:

  • L’interruzione dei termini di prescrizione nel momento dell’apertura del dibattimento o, alternativamente, dopo la sentenza di primo grado, con una contestuale rimozione della norma che prevede il termine di prescrizione assoluto, garantendo però allo stesso tempo una lunghezza certa del processo.
  • La reintroduzione della disciplina del reato continuato, per il quale il termine decorre dalla data dell’ultimo reato commesso

I temi della prescrizione e del ragionevole processo andrebbero affrontati contestualmente, seppur separatamente: la migliore riforma della disciplina della prescrizione resta zoppa se non viene riformato anche il contesto procedurale attuale che diluisce in un tempo eccessivo i procedimenti, a danno sia della giustizia in generale che, in particolare, dell’imputato che rimane per un tempo inaccettabile nel “limbo” del processo.

In questo senso andrebbero inoltre identificate delle modalità per limitare le tattiche dilatorie, troppo spesso utilizzate dagli avvocati della difesa con l’unico scopo di raggiungere la prescrizione.
Questo, per ciò che attiene direttamente ai quattro punti toccati dal Primo Ministro.
Ci sono però, e non va dimenticato mai, delle riforme strutturali a più lungo termine che devono partire dalla costruzione di un ambiente (sociale, culturale, lavorativo) etico. Se non si lavora in questa direzione, ci ritroveremo con dei brevi fuochi di paglia capaci di bruciare i corrotti come le streghe per un breve periodo, salvo poi lasciar ripartire il malcostume poco dopo, come se nulla fosse successo.
Se qualcosa ci ha insegnato l’esperienza di Mani Pulite, è che in parallelo con la punizione dei colpevoli, va costruito un sistema, nuovo, trasparente, integro e responsabile, capace di premiare che opera onestamente e di escludere chi al contrario vuole giocare fuori dalle regole.


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