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Trans, da donna in pensione “anticipata”

Margaret Richards, diventata donna nel 2001, potrà andare in pensione a 60 anni invece che a 65, come previsto per gli uomini. Lo ha stabilito l'avvocato generale della Corte di giustizia del Lussemb

di Redazione

Il rifiuto di concedere ad una transessuale, passata dal sesso maschile a quello femminile, una pensione alla stessa eta’ alla quale si concederebbe ad una donna, viola il diritto comunitario. Lo ha stabilito l’avvocato generale della Corte di giustizia del Lussemburgo, Francis Jacobs, nelle sue conclusioni nella causa che vede opposta Sarah Margaret Richards, diventata donna nel 2001, alla Gran Bretagna che le ha rifiutato di andare in pensione a 60 anni, eta’ prevista dall’esecutivo di Sua Maesta’ per tutto il gentil sesso. Ad avviso dell’avvocato, ”un rifiuto del genere costituisce una discriminazione contraria alla direttiva comunitaria sulla parita’ di trattamento in materia di sicurezza sociale”. Per Londra, il ”signor” Richards avrebbe acquisito il diritto a riscuotere la pensione solo al compimento del 65/mo anno di eta’, come tutti gli altri uomini britannici. Ma Sarah Margaret, che oggi ha 63 anni ed e’ diventata donna all’eta’ di 59 anni, ha impugnato il provvedimento con il quale la Commissione della previdenza sociale del Regno Unito ha respinto la sua richiesta. In sede di appello, i giudici di Sua Maesta’ chiamati a dirimere la questione hanno scelto di rivolgersi alla Corte di giustizia del Lussemburgo, in via pregiudiziale, chiedendo se un tale rifiuto sia in contrasto con la direttiva comunitaria in materia di sicurezza sociale. L’avvocato generale nelle sue conclusioni di oggi, che serviranno ai giudici Ue per emettere la sentenza, dichiara che, per analogia con la giurisprudenza della Corte, la direttiva si applica a una situazione in cui una persona subisce una discriminazione in materia di durata del diritto ad una pensione legale di vecchiaia per essersi sottoposta ad un intervento chirurgico di cambiamento di sesso. In una vicenda del genere, fa notare l’avvocato, ”la persona rispetto alla quale la situazione della ricorrente deve essere paragonata, e’ quella di una persona di sesso femminile la cui identita’ non derivi da un’operazione di cambiamento di esso”. ”Alla signora Richards viene negata la pensione in circostanze in cui, se fino dalla nascita fosse stata registrata come donna, vi avrebbe avuto diritto. L’asserita discriminazione – spiega l’avvocato Ue – risiede nel fatto che il Regno Unito omette di riconoscere alle persone transessuali, nel loro sesso cosi’ come acquisito, gli stessi diritti delle persone registrate come appartenenti a quel sesso fino dalla nascita”. Per questo, l’avvocato conclude sostenendo che il diritto comunitario ”osta a che uno Stato membro rifiuti di riconoscere il diritto alla pensione di vecchiaia prima del compimento del 65/mo anno di eta’ ad un transessuale, passato dal sesso maschile a quello femminile, nel caso in cui questa persona avrebbe avuto diritto alla pensione al 60/mo anno di eta’ se fosse stata considerata donna sotto il profilo del diritto nazionale”.

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