Tra una goccia…e l’altra…

di Carlo Maria Zorzi

Il tempo è grigio, la stagione lo impone. Ogni giorno un temporale rinfresca l’aria afosa e facilita il sonno delle notti, rese buie dalle tante interruzioni di energia elettrica. E’ normale che l’acqua non esca dai rubinetti dal tramonto all’alba. Cinque o sei elicotteri da guerra dell’ONU sono atterrati all’aeroporto della città; sicuramente hanno dato man forte all’esercito regolare, nella lotta contro i vari gruppi armati presenti da decenni in queste zone. Cambiano i nomi, cambiano le alleanze interne ed esterne, ma per le persone non cambia un granchè. Sono perennemente in movimento tra le loro case e i campi di rifugio o le famiglie di accoglienza, laddove i rumori dei combattimenti tacciono, forse solo per un po’. Qualche umanitario penserà a loro, se le condizioni di sicurezza lo permetteranno e le strade pure. Ero in questa zona dodici anni fa, quando anche il Vulcano che sovrasta la città decise di mettersi in mezzo a tanta desolazione, per crearne di più grande e devastante. Allora camminavo sui tetti delle case a un piano, che erano riempite e ricoperte di lava; oggi cammino praticamente all’immaginario secondo piano di quelle stesse case, che la ricostruzione ha definitivamente sommerso.

La crisi economica nei nostri paesi ha dato di volta a tanti cervelli; suicidi, violenze inter ed extra famigliari e l’imbarbarimento dei rapporti più quotidiani ne sono la triste prova. Le nostre fragilità umane vengono pericolosamente a galla quando l’avvenire si fa oscuro e le speranze inceppano nei licenziamenti, nella vertiginosa disoccupazione giovanile, nei conti che si svuotano troppo rapidamente e nel gioco d’azzardo tra macchinette, tavoli più o meno verdi e schedine di ogni tipo e colore, che impazzano tanto quanto le menti impazziscono. Quando le proprie forze vengono meno, sembra logico affidarsi alla sorte. Che il più delle volte non è l’amica che vorremmo aver trovato.

La resilienza è diventata di moda, la si cucina e la si propone in tutte le salse: finemente detto è la capacità di reagire positivamente agli eventi traumatici e riorganizzare la propria vita di conseguenza. Grossolanamente, è cercare di passare tra una goccia e l’altra senza bagnarsi troppo e arrivare svelti a destinazione, e chissa mai che la pioggia cessi anche prima! Con la resilienza non si dà più per dare, ma si dà in modo da aiutare a reagire alle contrarietà e a cercare le nuove opportunità nelle avversità. Non si può non chiedersi quali e quante risorse interiori abbiano tutte queste popolazioni, nate e vissute in lunghi ed estenuanti decenni di guerra, senza macchinette, schedine e tavoli verdi a cui aggrapparsi. Basteranno una coperta, un po di cibo, acqua pulita, una tenda, per far credere che la crisi è evaporata dietro le spalle, i guerriglieri sono andati in pensione, le macchinette rottamate come gli elicotteri e la resilienza andrà finalmente a braccetto con lo sviluppo durevole?

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