Sostenibilità

Tra rocce e nidi di rapaci Così ho scoperto il regno di Re Riccardo

Giulio Ielardi racconta Rocconi

di Redazione

Un’area protetta fortemente voluta da un ambientalista. Che in quel luogo ha scelto di vivere
e di farne una missione «Vado a Rocconi almeno una decina di volte all’anno, ormai sono un Rocconi-dipendente. Per me è un luogo speciale». Giulio Ielardi è il giornalista – e il fotografo – dei parchi italiani. Ha pubblicato tantissimi articoli ma anche saggi (Viaggio nell’Italia dei parchi) e guide. L’ultima è proprio dedicata alla Toscana, Viaggio nella Toscana dei parchi, edizioni ETS: uno dei capitoli del libro si intitola «Da Siena a Rocconi». Situata a Roccalbegna, in provincia di Grosseto, nell’alta valle dell’Albegna, questa oasi selvaggia, acquistata dal WWF nel 1995, ospita i nidi di 7 specie di rapaci tra cui il raro falco lanario. Con i suoi 130 ettari di rocce e foreste, Rocconi non è un’oasi facile, ogni anno però circa un migliaio di appassionati la visitano, guidati da Riccardo Nardi o da Roberta Margiacchi. «Sono tra i non molti italiani, temo, che ha girato tutti i parchi nazionali e buona parte dei parchi regionali, nonché delle Oasi del WWF e della Lipu», dice Ielardi. «Devo dire che Rocconi, in questa bellissima rete verde che è l’Italia dei parchi, è veramente una gemma. Lo dico anche con lo stupore che mi venne quando l’ho conosciuta – decisamente tardi, perché se ne parla poco al contrario di altre vostre bellissime oasi – circa due anni fa».
Ecomondo: Cosa l’ha affascinata in particolare?
Giulio Ielardi: Rimasi immediatamente colpito dalla natura particolare di quest’area. È un posto che uno non si aspetta di trovare in Toscana, perché alla Toscana siamo abituati ad associare immagini dolci di colline, di cipressi, di borghi. Rocconi invece è quasi una ferita di roccia, una voragine che si apre nel paesaggio della Maremma interna, e proprio le pareti di questa voragine sono lo scenario su cui – come su un fondale – vengono proiettate queste immagini di vita selvatica. Il tutto a 2-3 ore da Roma. Parliamo di un piccolo posto, ma un piccolo posto molto prezioso.
Ecomondo: Rocconi si lega soprattutto ad un personaggio particolare come Riccardo Nardi, che in pratica quest’oasi se l’è inventata, coinvolgendo il WWF in una delle tante avventure di conservazione nate dal nulla…
Ielardi: Sì, ho definito Riccardo nel mio ultimo libro con un po’ d’ironia «Il Re di Rocconi», ma Riccardo Re di Rocconi lo è davvero. Con una scelta radicale di vita si è stabilito lì da tempo, è stato ed è un ingranaggio fondamentale dell’esistenza di quest’area protetta. Si è speso in prima persona – e lo fa tutti i giorni ? con una sensibilità che chi lo conosce sa essere unica. Quindi ogni visita a Rocconi è, anche per me, un’occasione per avere una lettura appassionata, attenta e sensibile di quello che accade nell’oasi.
Ecomondo: Ci racconti un episodio speciale…
Ielardi: È successo durante l’ultima visita, quando dal bellissimo capanno di osservazione, che tra le altre cose Riccardo ha realizzato, proprio sull’affaccio del precipizio più importante di Rocconi, ho avuto la fortuna di assistere ad una piccola storia naturale, cioè il biancone appena involato quest’anno che, già ormai esperto nel volo, è stato un paio d’ore su un albero a reclamare il cibo agli adulti che gli volavano sopra spingendolo invece a farlo da sé? Tutto questo attraverso il complesso “display” dei segnali rituali, dal pigolio al battito d’ali lasciate poi abbassate. Insomma un piccolo spettacolo. E grazie all’oasi ho potuto assistere in diretta a questo piccolo spettacolo. E un’emozione in più è che quel biancone l’avevo visto nascere la scorsa estate. Insomma, emozioni molto belle.

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