Ho scoperto ieri sera a Milano, in una piazza Duomo bagnatissima e pienissima che l'inno delle sardine nate per autoconvocazione il 14 novembre scorso a Bologna, è la splendida canzone di Lucio Dalla, “Come è profondo il mare” (scritta nel 1977). L'ho scoperto non perchè si sentisse qualcosa in quella piazza, l'autoconvocazione che era prevista nella piccola Piazza dei Mercanti non ha potuto né saputo organizzare un palco serio e un serio impianto di amplificazione quando le migliaia e migliaia di persone hanno tracimato in Piazza Duomo, riempiendola! Perciò nella piazza sotto un vero diluvio, ogni piccolo gruppo si attivava da sé, canzoni, scambi di opinioni sulla creatività che dava forme dioversissime alle sardine, selfie a volontà e raccolta di scatolette per l'associazione Pane quotidiano che ha dato un segno distintivo al raduno milanese con questo accento di pratica solidarietà.
Ed è proprio ascoltando un piccolo gruppo in cerchio che abbiamo ascoltato Come è profondo il mare, “il nostro inno”, mi hanno spiegato. E io che credevo fosse “Bella ciao”. Una folla gioiosa anche se bagnatissima, creativa, senza rancore né odio, cartelli che segnalavano i valori da condividere “Solidarietà”, “Gentilezza”, “Accoglienza”, “Costituzione” (di cui vengono letti alcuni brani).
Del resto nel loro primo Manifesto collettivo è scritto: "Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell'aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l'ascolto".
Già cominciano quelli della politique politicienne: si vabbé ma i porblemi concreti? Cosa dicono sull'Ilva? E sul Mose, e con che partito si schiereranno? Non capendo che le piazze che stanno riempiendo in ogni dove in Italia sono una forma di impegno e di politica pacifica e svincolate dalle forme tradizionali di impegno politico. Fuori dal recinto dei partiti, Signori, c'è la vita, la creatività, l'ironia, la voglia di mostrare che c'è dell'altro.
Ancora nel loro Manifesto scrivono: “Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla”. Ecco, il bisogno di scartare di lato dalla politica tradizionale, dagli schieramenti conosciuti pur facendo una scelta di campo (Milano, come Bologna, come Firenze, come Modena e Palermo “Non si Lega”). Ma il futuro è tutto da scrivere.
Che scelte faranno? Voteranno, e nel caso, chi? Risponderei con il finale di Come è profondo il mare: “È chiaro, che il pensiero dà fastidio/ Anche se chi pensa è muto come un pesce/ Anzi è un pesce/ E come pesce è difficile da bloccare/ Perché lo protegge il mare/ Com'è profondo il mare. Certo, chi comanda/ Non è disposto a fare distinzioni poetiche/ Il pensiero come l'oceano/ Non lo puoi bloccare/ Non lo puoi recintare”.
Ecco, niente recinti, le sardine continuino a invadere piazze, poi si vedrà.
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