Non profit

Tra le armi del prof c’è anche il redditometro. Che però “colpisce” le onlus

Cos'è e come funziona il nuovo strumento anti evasione "ereditato" da Tremonti

di Gabriella Meroni

Lotta all’evasione fiscale, la manovra poteva fare di più? C’è chi dice di sì, e accusa il professor Monti di aver trascurato il recupero di quei 250 miliardi di euro che ogni anno i soliti furbi sottraggono all’erario. Eppure a partire da febbraio 2012 gli ispettori delle Entrate avranno un’altra freccia al loro arco per stanare gli evasori: il redditometro. Presentato a ottobre (quindi sotto il “regno” di Tremonti), il nuovo strumento serve ad effettuare controlli mirati su quei contribuenti che mostrano di spendere più di quanto il loro reddito dichiarato permetterebbe. In pratica questo software ? che si applica solo alle persone fisiche, e non alle società ? prende in esame un centinaio di voci di spesa che “misurano” la capacità contributiva del soggetto: chi può permettersi certe spese, è l’assunto, deve dichiarare un determinato reddito minimo. Se dichiara di meno, è passibile di verifica. Ovviamente, assicurano dalle Entrate, se lo scostamento tra guadagni e tenore di vita è minimo, il fisco non interviene; se invece lo “spread” tra redditi ufficiali e sfizi privati supera il 20%, il contribuente spendaccione potrebbe essere convocato e dovrà fornire giustificazioni. Nei casi più gravi ? Unico da poche migliaia di euro e Porsche in garage, per dire ? scatterà l’accertamento vero e proprio.
Ma quali sono le voci di spesa che finiranno sotto la lente del redditometro? Alcune fanno parte del repertorio classico, che da sempre connota (anche) chi si è arricchito esentasse: barche, auto di lusso, aerei privati, cavalli, servitù, oro, oggetti d’arte e gioielli, oltre al possesso di azioni, valuta estera, quote di partecipazione in società. Altre spese, invece, potrebbero essere considerate più “normali”, come per esempio le bollette di luce e gas, l’acquisto di elettrodomestici, mobili, telefonini, abbonamenti a teatri e palestre, canoni per la pay-tv, corsi di lingue, viaggi, alberghi e perfino le spese veterinarie per Fido. Un caso ancora diverso ? e per alcuni inopportuno ? è l’inserimento tra le spese “sensibili” delle rette per asili nido e scuole paritarie (su su fino all’università), le polizze assicurative sulla vita e per malattia, gli alimenti al coniuge e perfino le donazioni alle onlus. «Fa un po’ impressione che queste spese siano nella stessa categoria degli acquisti di gioielli preziosi e antiquariato», ha osservato Monica Poletto, presidente di CdO Opere sociali. «Anche le spese per gli asili e le scuole paritarie non sono ? in sé ed entro un certo limite ? indicatrici di un certo status reddituale. Si tratta di spese che tante famiglie sopportano a discapito di un certo tenore di vita, e non a riprova dello stesso».
Polemiche a parte (il redditometro comunque non sarà modificato), il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera (nella foto) ha assicurato che il nuovo strumento «non sarà utilizzato per accertamenti di massa» e servirà più che altro da deterrente. Resta da vedere su quale scala verrà impiegato, e quali risultati concreti porterà alle casse dello Stato e ? perché no ? all’immagine di un governo che pure l’ha solo ereditato.

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