Economia

Tra l’Adriatico e il Rubicone c’è un vero distretto di settore: Forlì, la città cooperativa.

La land of miracles nostrana diede i natali a Gino Mattarelli, il padre delle imprese sociali. Ha il record italiano di occupati nelle coop. E vanta servizi sociali "scandinavi".

di Francesco Agresti

Più che un condominio sembra la sede di un?organizzazione internazionale. Nell?area ex Babbini, in via Faccibeni 2, nel piccolo comune di Galeata, provincia di Forlì-Cesena, in un unico condominio composto da tre edifici e un giardino comune vivono 32 famiglie di dieci nazionalità diverse: Italia, Albania, Macedonia, Brasile, Olanda, Senegal, Marocco, Etiopia, Nigeria e Repubblica Domenicana. È il risultato di uno dei primi esperimenti in Italia di collaborazione intersettoriale tra cooperative, e non poteva che essere realizzato in questo lembo di Romagna, dove la cooperazione è forte e ben radicata. Un tratto culturale Di più. Nella provincia di Forlì-Cesena la cooperazione rappresenta un tratto culturale distintivo. Non a caso, l?attuale assessore comunale del capoluogo alla Cultura è un cooperatore di lungo corso, Gianfranco Marzocchi, forlivese doc, che in curriculum vanta la presidenza nazionale di Federsolidarietà-Confcooperative dal 1996 al 2003. Una forte coesione sociale, un associazionismo diffuso e radicato, con percentuali che non hanno eguali nel resto d?Italia, il protagonismo della gente e altre ragioni di natura anche storica (puntualizzate dal professor Stefano Zamagni a pagina VII), hanno favorito in questa terra la crescita di un tessuto economico in cui la cooperazione ha un ruolo di assoluto rilievo. «Da noi», tiene a sottolineare Pier Lorenzo Rossi, segretario dell?Unione provinciale Confcooperative di Forlì, «riesce a essere uno strumento di modernizzazione». Ciò che è stato realizzato tre anni fa nella Valle del Bidente ne è un chiaro esempio. Dalla provincia di Forlì proviene il 25% della produzione avicola nazionale. La cooperativa agricola Pollo del Campo, nata agli inizi degli anni 80 per volontà di 12 allevatori, oggi ne raccoglie 80 e ha mille dipendenti di cui la metà immigrati. «In questa vallata», prosegue Rossi, «abbiamo realizzato la prima esperienza di collaborazione intersettoriale tra cooperative». E qui si torna al condominio in stile Onu. La crescita del numero di lavoratori stranieri ha fatto nascere ben presto il problema dell?abitazione: «I primi lavoratori immigrati», ricorda Davide Drei, forlivese anche lui e presidente di Federsolidarietà Emilia Romagna, «erano costretti a dormire in macchina o a macinare decine di chilometri al giorno, una situazione alla lunga insostenibile. La cooperativa di abitazione Postelegrafonici, coinvolgendo altre cooperative edilizie, ha realizzato nel piccolo comune di Galeata, poco più di 2.400 anime, 32 alloggi recuperando edifici di una vecchia area artigianale. Successivamente, all?interno delle azioni dei primi Piani sociali di zona, sono stati attivati alcuni servizi di mediazione culturale realizzati dalla cooperativa sociale Spazi mediani». Oggi a Galeata la presenza di immigrati, tra residenti e domiciliati, sfiora il 25%. Inoltre, in base a una recente ricerca di Confedilizia, a Forlì la percentuale di contratti d?affitto stipulati da stranieri sfiora il 40%, record assoluto in Italia (la percentuale di Roma, per dire, è del 10%). Quello del Valle del Bidente è solo uno degli effetti del forte radicamento della cooperazione nell?economia forlivese. Un tessuto imprenditoriale costruito a partire dai primi anni del secolo scorso. «Le prime cooperative», ricorda Rossi, «sono nate su iniziativa dei contadini che decisero di mettere insieme le loro forze per avere più potere contrattuale». Oggi l?80% della trasformazione di prodotti agroalimentari è in mano alle cooperative. Sono coop forlivesi Amadori, Orogel, gran parte delle coop di Conserve Italia (la società ha rilevato la Cirio) e la Covino, produttrice del Tavernello. Il ruolo degli enti locali Un altro dei settori di punta della cooperazione locale è quello sociale. La città ha dato i natali a Gino Mattarelli, parlamentare e ministro della Dc, uno dei promotori dello sviluppo della cooperazione sociale in Italia (non a caso il più grande consorzio di cooperative sociali italiano porta il suo nome). Nel 2003, secondo i dati della Camera di commercio di Forlì, le cooperative attive erano 768, di cui 84 sociali, (49 di tipo A, 20 di tipo B e 15 miste). Nei primi sei mesi del 2003 la cooperazione sociale ha registrato un incremento del fatturato del 6% e una crescita dell?occupazione dell?8. «Due terzi delle coop sociali sono di tipo A», sottolinea Drei, «e gestiscono tutti i servizi alla persona, ma in particolare, negli anni, hanno sviluppato competenze in quelli rivolti ai disabili, ambito nel quale alla cooperazione sociale forlivese è riconosciuta una leadership regionale». «La realtà forlivese», aggiunge Drei, «ha saputo resistere all?avventurismo di certe imprese, anche sociali, che si buttano su ogni tipo di appalto, mantenendo la capacità di avere servizi organizzati dalla comunità locale con una grossa partecipazione di tutti i cittadini nell?orientarli, consapevoli che la loro qualità passa anche attraverso una presa di responsabilità della comunità». Oggi gran parte dei servizi che le amministrazioni pubbliche hanno esternalizzato sono gestiti da coop sociali forlivesi. Lo sviluppo della cooperazione sociale è stato, inoltre, favorito dalle amministrazioni locali che hanno adottato un modello di gestione, sono parole di Drei, «partecipato e aperto al confronto». Voglia di protagonismo Ma da dove viene questa predisposizione a cooperare? «L?assenza di grandi imprese», spiega l?assessore Marzocchi, «ha favorito un modello di sviluppo centrato sull?artigianato e sulla piccola impresa. In questa dimensione ha trovato il modello cooperativo che rappresenta un punto di incontro tra il personalismo, il protagonismo del singolo con la costruzione di sistemi più complessi, strutturati. Credo che la tendenza a essere cooperatori sia legata a questa caratteristica delle persone che hanno intraprendenza, creatività, predisposizione a condividere i problemi, a essere protagonisti e non meri esecutori».


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