Non profit

Tra il surfista e il molleggiato chi ci perde è il trapiantato

Colpa di Celentano se la donazione degli organi non decolla in Italia? I problemi sono ben altri. E su milioni di tesserini blu spediti solo 4mila sono stati riconsegnati alle Asl...

di Riccardo Bonacina

Umberto Veronesi è stato argutamente soprannominato da un suo collega di governo “il surfista”, per la sua prontezza e abilità a cavalcare tutto quanto fa notizia. Non poteva perciò sfuggire al luminare prestato alla politica il prevedibile cancan che Celentano avrebbe suscitato con i suoi telemonologhi in prima serata su Raiuno. Così è stato: Veronesi ha preso carta e penna e ha indirizzato una piccata lettera al presidente Rai e per conoscenza ad agenzie e quotidiani (o viceversa), in cui stigmatizza «l’irresponsabilità e l’incultura» e l’uso di «parole ottuse e irresponsabili» da parte del Molleggiato a proposito di donazioni e trapianto d’organi, tirandone conclusioni tanto sommarie quanto drammatiche: «Uno schiaffo ai pazienti destinati a morire in attesa di trapianto», e ancora, «pochi minuti di tv hanno vanificato tutti i nostri sforzi».
Al suo fianco i soliti giannizzeri del politically correct, Maurizio Costanzo e Fabio Fazio, e qualche torvo professionista della retorica come Miriam Mafai che è arrivata a scrivere: «La nostra legge, faticosamente approvata due anni fa dopo un lungo dibattito, ha significato la salvezza per migliaia di uomini, donne e bambini condannati a morte».
Come sia oggi la realtà della donazione in Italia lo spieghiamo in questo numero. Sia però chiaro sin d’ora che proprio quella legge approvata due anni fa, ma non ancora attuata, è all’origine di tanti ritardi nell’organizzazione dei trapianti in Italia e di un certo svuotamento ideale nell’idea stessa di donazione di parte di sé. Già nei mesi scorsi su queste colonne avevamo sottolineato la crisi dell’Aido, che in meno di due anni ha perso il 40% dei suoi associati e versa oggi in una crisi tale che in Lombardia è stata costretta a chiudere 45 sedi su 140. Proprio il meccanismo del silenzio-assenso (che con buona pace di Veronesi trova paragoni nella legislazione occidentale solo in Francia e Danimarca) ha indotto l’idea dei trapianti non più come atto donativo ma come questione medico-burocratica, allontanando ogni discussione e riflessione da uno dei gesti più grandi e gratuiti che un uomo possa fare. La legge 91 del ’99 prima di divenire operativa ha così svuotato e messo in crisi le importanti esperienze associative nate intorno alle esigenze dei malati in attesa di trapianto.
Eppure il surfista, i giannizzeri e i professionisti della retorica e della cattiva informazione, invece di ringraziare il “cretino di talento” per aver riacceso un dibattito ipocritamente e pericolosamente archiviato, e per aver portato il tema trapianti e donazioni in prima pagina per una settimana intera, hanno ancora una volta intonato il ritornello, davvero torvo, che suona più o meno come il motto latino mors tua vita mea. Un motto che certo non aiuta il diffondersi della cultura della donazione. È spaventoso, infatti, pensare che “a fin di bene” si possano mettere i diritti di una vita che aspetta un organo contro quelli di una vita che sta rasentando la sua fine. Non è con questo ricatto stupido e spaventoso che la donazione di organi in Italia decollerà a livelli europei. Qualche anno fa proposi, in prima serata su Raidue, uno speciale del Coraggio di vivere sul traffico d’organi in cui venivano commentate in studio le inchieste dei più importanti network del mondo, Bbc e Cnn comprese. Ebbene, nei giorni seguenti persino la mia segreteria telefonica privata, oltre naturalmente agli alti uffici Rai, furono inondati di messaggi minatori simili a quelli rivolti a Celentano. «Se qualcuno morirà la colpa sarà tua», questo il tenore osceno di messaggi simili a quelli rilanciati da Costanzo e Fazio.
Le scorciatoie, seppur “a fin di bene”, non incrementano mai sentimenti di solidarietà ma piuttosto aizzano gli egoismi. Non è con i trapianti d’organo “d’ufficio” (cos’altro è il silenzio-assenso?) che la scienza risolverà uno dei suoi tipici ingorghi: il suscitare una speranza tecnica e chirurgica senza avere la possibilità poi esaudirla. Non è decretando il tabù su ogni discussione che si spingeranno i cittadini verso la donazione di sé: valga su tutto il dato dei soli 4000 italiani che sino ad oggi hanno dichiarato alle Asl la propria volontà di donazione. Almeno sino a che Celentano…

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