Formazione

Tra il Guazza e il Cinese la bilancia è il non profit

Il caso Bologna. Una sfida all’ultimo respiro. Il sindaco è equilibrato ma ascolta poco. Lo sfidante conosce la base, ma non la città.

di Silvia Vicchi

Pochi giorni ancora per ?duellare? e poi la resa dei conti tra il Guazza e il Cinese sarà compiuta. Una sfida all?ultimo respiro per la conquista della poltrona di sindaco di Bologna, quella tra Giorgio Guazzaloca, sindaco in carica, e Sergio Cofferati, lo sfidante. Cinque anni fa, l?ex macellaio passò alle cronache internazionali come colui che, a capo di una lista civica, aveva fatto capitolare la città più rossa d?Italia. Oggi, a contendergli la poltrona, gli sconfitti del 99 hanno scelto un numero uno della politica italiana. Sergio Cofferati, ex segretario della Cgil, cremonese, è stato chiamato a rimediare a quello che, per la sinistra, fu un disastro nazionale. Ma cosa pensa, il non profit bolognese, di questa amministrazione ?di centrodestra?? Cosa approva, o critica, della giunta uscente? L?indipendenza del sindaco dai partiti, dice la maggior parte degli intervistati. Quella stessa indipendenza che gli viene rimproverata da una parte dell?elettorato, ossia “è un candidato del centrodestra che più di sinistra non si può”. “Ho dei dubbi che Cofferati riesca a scalzare Guazzaloca dalla poltrona”, afferma Giancarlo Biondi, presidente provinciale Avis. “Conoscendo i bolognesi, non credo che accetteranno uno che viene da fuori. Oltretutto, Guazzaloca si è dimostrato equilibrato, equidistante dalla destra e dalla sinistra. Di questa giunta non mi sento di dire male”. L?attenzione dei media è ancora una volta puntata sulla città, a far credere che il risultato elettorale possa avere un impatto anche fuori porta. Alberto Alberani, Legacoop, non ne è convinto: “L?impatto sarà simbolico, non politico, perché la stessa sconfitta della sinistra a Bologna è stata simbolica. Se Guazzaloca vincerà, si sarà guadagnato il consenso della città in modo legittimo”. Legacoop ha inviato ai candidati un documento con due punti sul welfare: la proposta di un patto per il lavoro sociale (che riguarda 6.500 donne straniere e 4.000 cooperatori sociali) dove si chiede ai sindacati, alla pubblica amministrazione, al volontariato di riunirsi intorno a un tavolo per parlare di queste nuove realtà, e un intervento sui piani sociali di zona (che quest?anno Legacoop non ha firmato) dove si propone di rendere più protagonista il Terzo settore. Un protagonismo su cui preme anche Piero Stefani, presidente del Centro di servizio per il volontariato, che invita i candidati a leggere il documento sulla progettazione sociale, messo a punto dalle associazioni con il Centro, “per avere chiaro ciò che il volontariato chiede per tutte le categorie sociali a favore delle quali interviene”. Francesco Tosi, presidente del Cefa, presenta ?il conto? delle ong: “Tanti Comuni hanno già accolto la legge nazionale che permette agli enti locali di stanziare fino allo 0, 8% dei primi tre titoli delle entrate alle ong. Bologna no. Noi chiediamo che lo faccia, pur senza dare soldi a pioggia. Solo così ci sarà partecipazione all?ideale della cooperazione internazionale e si promuoverà la vera intercultura”. Apertamente critico nei confronti dell?amministrazione è invece Francesco Murru, neo-presidente dell?Acli provinciale, che è deluso da Guazzaloca: “Si è mostrato chiuso al mondo dell?associazionismo, non ha favorito la partecipazione consultiva. Cofferati, al contrario, ha chiesto al non profit un contributo per definire le linee del suo programma, ci ha ascoltati. Chiediamo più attenzione al privato sociale e un maggiore impegno nel sostenere gli enti formativi professionali”. Un punto, quello della partecipazione, su cui ha le idee chiarissime Stefano Zamagni, ordinario di Economia politica all?università felsinea: “Vorrei che il futuro sindaco avesse la volontà di realizzare il modello di amministrazione condivisa. Che rendesse partecipi i soggetti della società civile, non solo in fase consultiva, o di coprogettazione, ma anche di implementazione. Inoltre, Bologna deve recuperare la creatività e la capacità di innovazione sui problemi del sociale che l?hanno resa famosa. Infine, il primo cittadino deve contribuire alla ripresa del tasso di imprenditorialità. Bologna deve tornare ad essere l?epicentro, in Emilia, e il sindaco deve essere guida, capace di coinvolgere le realtà regionali, facendo da coordinamento tra imprese, istituzioni, università. Anche la sussidiarietà va potenziata. Si può dare applicazione alla sussidiarietà a diversi livelli e quella più alta, l?amministrazione condivisa, non è ancora stata applicata”. “Abbiamo apprezzato il lavoro svolto da questa amministrazione”, ribatte Lanfranco Massari di Confcooperative. “proprio per la capacità di applicare il principio di sussidiarietà. Le cooperative sono il primo soggetto della sussidiarietà, perché partono dal basso e in questi cinque anni sono state soggetto attivo, sia nelle politiche sociali, che nei servizi socioeducativi. Un aspetto che va approfondito, invece, è quello della liberalizzazione, capace di riqualificare e ridurre la spesa corrente, a vantaggio di tutti”.


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