“Non si possono mettere a confronto spese sociali e spese militari, è demagogia!” è il refrain risuonato più volte nell’aula del Senato, tra lunedì 15 e martedì 16 luglio, sopratutto negli interventi dei senatori del centro-sinistra favorevoli ai caccia F35. Come se si volessero rimuovere dalla memoria collettiva, anzi esorcizzare, un secolo di lotte del movimento operaio per la pace e il lavoro, il disarmo e la giustizia sociale. Come se non fosse mai risuonato nel cuore delle istituzioni italiane il monito del primo presidente socialista della repubblica, Sandro Pertini, che di fronte alla ingiustizie planetarie e alla corsa agli armamenti (oggi, entrambi, più gravi di allora) tuonava: “si svuotino gli arsenali, strumenti di morte, si colmino i granai, fonte di vita”. Davvero una strana idea di demagogia, come se entrambi i capitoli di spesa pubblica – difesa sociale e difesa militare – non attenessero in ugual misura al tema della sicurezza dei cittadini rispetto alle minacce (in certi casi reali, in altri pretestuose) che incombono sulle vite di tutti. E come se le risorse investite su un capitolo di spesa non venissero a mancare per gli altri.
granai vuoti: il rapporto sulla povertà
Eppure, proprio il giorno successivo alle votazioni parlamentari che hanno respinto le ipotesi in campo di cancellazione o di sospensione del più costoso programma italiano di riarmo di tutti i tempi, l’Istat ha pubblicato il suo più drammatico Rapporto sulla povertà nel nostro Paese. Gli italiani che vivono al di sotto della linea di povertà sono ormai 9 milioni 563 mila, pari al 15,8 % della popolazione. Di essi 4 milioni 814 mila (ossia l’8%) sopravvivono in condizioni di povertà assoluta, cioè impossibilitati ad acquisire i beni di prima necessità. Con una forte accelerazione dell’impoverimento complessivo tra il 2011 e il 2012 – che si annuncia ancora più drammatico per il 2013 – al punto che lo storico Marco Revelli, analizzando i dati, ha parlato di vero e proprio “terremoto sociale”. Un milione di questi poveri assoluti sono minori e, avverte l’Unicef, le condizioni di vita di bambini e ragazzi “sono i più importanti indicatori di benessere della società” (non certo gli armamenti, vorrei aggiungere). Per raddrizzare questi indicatori sarebbero necessari investimenti immediati per un piano d’attacco contro la povertà e in difesa dei diritti sociali. Dove prenderli?
arsenali pieni: il rapporto sulla spesa militare
Qui, per esempio. Poche settimane fa è stato pubblicato il Rapporto 2013 dell’Archivio Disarmo su “la spesa militare in Italia”, nel quale è documentato come l’Italia spenderà anche quest’anno oltre 20 miliardi di euro per il comparto militare (oltre un ulteriore miliardo per le missioni internazionali). Ed altrettanti ne sono previsti sui bilanci del 2014 e 2015. Nel rapporto sono elencati a decine tra nuovi programmi militari e progetti di ammodernamento dei sistemi d’arma, con impegni di spesa pluriennali per i prossimi decenni. Solo per fare qualche esempio, tra i programmi militari più costosi a carico del bilancio 2013 – tra ministero della difesa e ministero dello sviluppo economico (verrebbe da chiedersi “di chi?”) – ci saranno i velivoli da combattimento Eurofighter per un miliardo e duecento milioni di euro (da pagare fino al 2021 per oltre 21 miliardi complessivi), le fregate Fremm per 655 milioni (che si dovranno pagare fino al 2019 per un totale di 5 miliardi e 680 milioni di euro), i famigerati F-35 per 500 milioni (per una cifra complessiva ancora incerta ma che preleverà risorse dalle nostre tasche fino al 2027), i 4 sommergibili U-212 per quasi 192 milioni (che si dovranno pagare fino al 2020 per un totale di 1 miliardo e 885 milioni di euro) ed un’infinità di elicotteri da combattimento, di missili, di sistemi satellitari ecc…Insomma un imponente e spaventoso arsenale da guerra per un “Paese in forte declino che” – come commentano i ricercatori di Archivio disarmo – “ha ridotto drasticamente le spese sociali, per la scuola, per i beni culturali, per la sicurezza dei suoi cittadini…”
Costantemente ribaltato il monito costituzionale del presidente Pertini – anche con gli ultimi voti in Parlamento – si continuano a riempire gli arsenali ed a svuotare i granai, al punto che non sappiamo ancora contro chi saranno combattute le guerre (potenzialmente anche nucleari) per le quali ci stiamo preparando, ma è evidente contro chi si sta combattendo la guerra in corso: i cittadini italiani impoveriti, ai quali sono sottratte preziose risorse trasferite, anno dopo anno, alle multinazionali degli armamenti. Per la loro difesa, naturalmente.
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