Welfare
Tra due fuochi
La sanità non profit cè e funziona. Ma rischia di essere schiacciata dallinvadenza dello Stato e da un privato solo a caccia di quattrini. Come uscirne? Imboccando una via diversa
«Non è vero che non c?è un privato in sanità, il privato c?è, ma o è assistito o è truffaldino, o tutti e due insieme. E mentre ci si scandalizza all?idea che si affermi un non profit più solido in sanità, non si fa niente per controllare che la sanità profit non si ingrassi alle spalle dello stato». Ha le idee chiare Nuccio Iovene, coordinatore del Forum permanente del Terzo settore. La distinzione tra pubblico-statale e privato-profit in sanità dimentica che la sanità non profit funziona, e bene, senza dipendere da un?erogazione eccessiva di prestazioni per ottenere profitti. «La vicenda del Galeazzi», continua Iovene, «dimostra che il privato ha dei problemi, e l?attività sanitaria non profit potrebbe essere più rilevante. Invece è rimasta schiacciata». Sì, ma schiacciata tra che cosa? «Tra Stato e privato profit» risponde Lucia Boccacin, docente di Sociologia all?Università Cattolica di Milano. «Per molti non c?è niente di mezzo tra la clinica di lusso e il grande, e spesso inefficente, ospedale di stato. È un problema di cultura: la sanità non profit non è inferiore come qualità, ma pochi la distinguono da quella profit». Ma quali sono i pilastri su cui poggia un sistema sanitario nazionale? Secondo l?analisi di Giovanni Consorte, presidente di Unipol e Unisalute, sono l?universalità, la solidarietà e la responsabilità. «L?universalità è erogare un minimo di servizi a tutti, la solidarietà è permettere ai meno abbienti di usufruire di servizi cui altrimenti non avrebbero accesso, la responsabilità è favorire forme di organizzazione e acquisto collettivo di servizi da parte di gruppi di cittadini». È evidente che in Italia il terzo pilastro è quasi assente: a essere schiacciata è la responsabilità dei cittadini, che si autorganizzano per rispondere al problema della sanità. Perché? «Non si capisce il concetto di bene e interesse pubblico», spiega Andrea Petrucci del Summit Solidarietà, «dal quale discende l?interesse dei cittadini alla delega dei poteri allo Stato. La Costituzione tutela il diritto alla salute, senza specificare tramite quali servizi: conta il risultato. E gli esempi ?misti? che abbiamo in Italia dimostrano che questa è la strada». Un?indicazione in questo senso è giunta anche dal convegno nazionale delle Acli, svoltosi a Bari dal 7 al 9 novembre. In quella occasione, Emanuele Ranci Ortigosa affermava: «Il differenziarsi di due sanità, una per benestanti e una per poveri, determina il deterioramento di quest?ultima. Perciò occorre promuovere esperienze di mutualità integrativa da parte di esperienze solidaristiche».
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