Cultura
Tra Bertolaso e le ong è scoppiata la tregua
Assegnati oltre 43 milioni di euro donati dagli italiani. Due milioni però sono ancora svincolati. Sono destinati a progetti in Indonesia.
di Redazione
L?operazione tsumani della Protezione civile potrebbe presto rompere gli argini e allargarsi dal solo Sri Lanka all?Indonesia. L?ipotesi trova conferma nelle parole di Luca Spoletini, portavoce del Dipartimento che interpellato da Vita rivela, «è una possibilità concreta». Un cambiamento di rotta che trova ragione nella disponibilità economica di via Ulpiano, che, malgrado gli sforzi profusi per allocare tutti i 45.787.756,89 euro delle donazioni via sms, se ne ritrova in cassa ancora quasi 2milioni. In attesa di smaltire questo surplus di solidarietà, l?ufficio di Bertolaso ha reso noto il programma generale degli interventi. Il prospetto, scaricabile dal sito del Dipartimento (www.protezionecivile.it), risulta più trasparente rispetto al documento lacunoso pubblicato il 3 febbraio (nella nuova versione compaiono perfino le scannerizzazioni delle 16 convenzioni già sottoscritte dal Dipartimento e dai partner). Tanto da raccogliere il plauso di Nino Sergi, numero uno di Intersos, fino a oggi fra i più severi nel giudicare l?operato di Bertolaso.
Tirando le somme, le donazioni sono state così ripartite: la Protezione civile si tiene in casa 22 milioni 60mila euro che serviranno a finanziare 11 programmi di intervento diretto (ai quali si aggiunge un progetto di servizio civile per 10 volontari). Circa due milioni di euro, come detto, rimangono in ghiacciaia in attesa che si apra un canale con Giakarta. I rimanenti 21.903.044,6 euro (pari al 49,82% del totale donato) sono stati ripartiti fra Istituto superiore di sanità (450mila euro), Fao (1 milione 375mila euro), Consorzio Etimos (2 milioni 750mila euro), ministero degli Interni – Dipartimento dei Vigili del fuoco (90mila euro) e ong (17.238.044,6 euro, ovvero il 37,6% del monte donazioni).
Rispetto al piano del 3 febbraio (vedi Emergenze/1. Il piano “Sri Lanka” di Bertolaso. Donazioni io faccio da me), i progetti sono passati da 40 a 48 e sono state coinvolte sigle che in un primo momento erano state escluse. Fra queste la Gvc di Bologna. Dida Taddia, responsabile dell?emergenza maremoto dell?ong, dopo oltre un mese in Sri Lanka è appena rientrata in Emilia. «Purtroppo non siamo riusciti a rispettare la prima scadenza (27 gennaio, ndr), ora però tutto si è sistemato tanto che i nostri due progetti sono già partiti, prima ancora di incassare i finanziamenti, potendo contare sul nostro fund raising».
La Protezione civile ha infatti stabilito di erogare i fondi in tre fasi: il 40% del costo del progetto all?approvazione della convenzione, il 50% al momento della presentazione della garanzia fideiussoria e il 10% a lavori completati. In via Ulpiano prevedono che l?intervento italiano in Sri Lanka non si concluda prima di 12/14 mesi. Un termine indicativo, che la presidente del comitato dei garanti, Emma Bonino (prevista una sua missione di verifica a Colombo entro fine aprile) vede comunque subordinata «alle lungaggini della burocrazia cingalese».
Il progetto sul microcredito targato Etimos si è invece assicurato una tempistica più elastica. Marco Santori è il presidente del consorzio che ha in mano 3milioni di euro (cifra che comprende anche le spese di gestione di cui, come per tutti gli altri progetti, si farà carico la Protezione civile). «La banca centrale dello Sri Lanka», spiega, «ci ha già concesso il via libera per aprire un ufficio finanziario a Colombo. Da lì erogheremo i prestiti sia ad associazioni locali sia a ong italiane presenti sul territorio. Nel frattempo il fondo si alimenterà con gli interessi».
Rimane il punto interrogativo sull?utilizzo dei finanziamenti una volta rientrati i prestiti. Nemmeno Santori ha le idee chiare a proposito. «Innanzitutto bisogna vedere se rientrerà l?intera somma. In ogni caso, concluso il progetto, il nostro ruolo si esaurisce. La gestione diretta del fondo torna alla Protezione civile».
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