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Touadi: «Studiamolo a scuola»

Intervista a Jean-Léonard Touadi, l’unico parlamentare nero italiano: «Con la sua battaglia, Mandela ha salvato anche i bianchi dal loro odio razziale»

di Riccardo Bianchi

 

Disegno di Glez per MediaPart

«Ricordo che quando ero bambino, tutto il paese sosteneva anche economicamente la lotta di Nelson Mandela contro l’apartheid africana, perché sentivamo che la fine di quel sistema razzista sarebbe stata la vera fine del colonialismo. E Mandela era il simbolo di quella battaglia, che ogni africano sentiva di combattere». Sono le parole di Jean-Léonard Touadi, politico e giornalista italiano, originario del Congo.

Touadi, qual è oggi l’eredità di Madiba?
Ha liberato dall’apartheid non soltanto i neri, ma anche i bianchi. Nei suoi 27 anni in carcere, Mandela ha capito che stava lottando anche per i sudafricani di origine europea, che in quel momento erano prigionieri del loro odio.

Una guerra conclusa?

È sempre stato cosciente di non aver portato a termine la sua azione. Nella sua biografia ha scritto: «non abbiamo conquistato la libertà, ma soltanto la facoltà di essere liberi». Per questo ancora oggi continua a parlare di razzismo.

Cosa rappresenta Mandela per l’Africa?
Ha rimesso in moto i sogni degli africani. Dopo la prima ondata di indipendenza e la salita al potere di leader corrotti e violenti, l’Africa aveva perso la fiducia in un futuro migliore. Mandela ha riacceso la speranza.

Però oggi in Sudafrica si moltiplicano i casi di razzismo contro i rifugiati dello Zimbabwe Anche l’esecutivo di Mbeki non sembra accoglierli con favore.
Molti non hanno capito il messaggio di Madiba: non esiste democrazia senza il rispetto dei diritti umani. Che poi vuol dire mettere al centro di tutto la persona. Ha sempre affermato che il Sudafrica non sarà compiuto finché tratterà con disprezzo gli altri africani. Un messaggio quanto mai attuale.

Oltre i confini dell’Africa, cosa rimane di Mandela?
Ha lasciato sicuramente un segno in tutto il mondo. Eppure la condizione degli immigrati sta peggiorando. C’è una certa percezione psicologica collettiva per cui lo straniero è visto come la causa della crisi, il capro espiatorio. Mandela, invece, ha riuscito ad andare oltre i colori e oltre le etnie.

E i giovani come lo vedono?
La sua personalità si fa notare. Il suo è un messaggio di speranza in grado di ispirare a lungo, specialmente per quei neri “della diaspora” in Giamaica o negli Stati Uniti. Ma manca quella generazione di testimoni che possa raccontare la storia dell’African National Congress e rendere viva la storia.

I libri di scuola africani si fermano agli anni ’40. Come fanno i bambini a conoscere l’ANC?
Questo è un problema molto grande, la scuola dovrebbe aiutare a rimettere insieme quei frammenti dispersi dell’insegnamento di Mandela.

Per esempio?
Forse il più importante è quello di rimanere legati alla propria cultura per affrontare le sfide della globalizzazione. Nonostante sia un uomo di cultura, il suo modo di vivere e di vestire dimostra un forte amore per la sua terra e le sue tradizioni. È stato il lievito nella pasta, ha fatto crescere la sua gente perché è rimasto uno di loro.

Oggi nessun giornale italiano parla del compleanno di Madiba
Perché siamo provinciali e l’estero ci interessa poco. È un terreno non conosciuto e inconoscibile, perché la stampa non lo tocca. L’Africa ci sembra lontana, ma è accanto a noi.

Come si può rompere il silenzio?
Me lo chiedo anche io. Se neppure Mandela ce la fa, non lo so davvero. Comunque il fatto che Vita.it ne parli è già un buon segno.

 

 

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