Partecipazione e fiducia
Toscana, in due milioni pronti a essere volontari
Un'indagine realizzata da Sociiometrica per il Cesvot mette in luce il grande potenziale di solidarietà e partecipazione della società toscana, ma evidenzia anche una sfida cruciale: il rischio di una crescente distanza tra cittadini e istituzioni
di Redazione

Due milioni di cittadini sono disposti a intraprendere un’esperienza di volontariato, a determinate condizioni. Oltre mezzo milione già lo fa e in generale si tratta di un’attività che gode di un altissimo livello di fiducia (82,7%). Siamo in Toscana, dove uno sguardo approfondito sulla partecipazione civica e sul rapporto tra cittadini, istituzioni e Terzo settore è fornito dall’indagine demoscopica realizzata da Sociometrica per il Cesvot. Un quadro sullo stato di salute del tessuto sociale della regione, ottenuto grazie a una serie di interviste effettuate su un campione rappresentativo della popolazione residente in Toscana di età superiore ai 18 anni.
Quattro aree tematiche di analisi confermano che il volontariato è un pilastro fondamentale della società, capace di colmare il divario di fiducia tra cittadini e istituzioni e di rappresentare una risposta concreta ai bisogni emergenti della comunità. Lo ha spiegato il presidente del Cesvot su VITA Luigi Paccosi (il suo approfondimento si legge qui).
I volontari? Persone da ammirare
Secondo i dati raccolti, l’84,4% dei toscani considera i volontari come “persone da ammirare”, un dato in crescita rispetto al passato e indice di una maggiore consapevolezza del ruolo cruciale che il volontariato riveste nel tessuto sociale. Quasi un terzo (31,8%) della popolazione toscana dichiara di svolgere attività di volontariato, suddiviso tra forme organizzate (17,7%) e iniziative spontanee (14,1%). In valore assoluto, le persone coinvolte in forme di volontariato organizzato in Toscana sono 556.310, ben 282.869 considerano l’aiuto agli altri parte della propria quotidianità.

Tra i bisogni sociali più espressi dai toscani, compaiono il supporto alle persone vulnerabili (49,3%), la prevenzione e la salute pubblica (41,1%), la povertà e l’emarginazione (39,9%), l’integrazione e l’inclusione sociale (26,7%), la sostenibilità ambientale (20,8%) e la valorizzazione della cultura (16,9%). Inoltre, il 74,5% di chi oggi non è attivo nel volontariato si dichiara disponibile a certe condizioni: si tratta di oltre due milioni di cittadini toscani. Il numero cala a 168.832 per chi esprime una disponibilità incondizionata.
Le principali condizioni per fare volontariato sono: flessibilità nella gestione del tempo (28,3%), fiducia e reputazione dell’associazione e delle persone coinvolte (26,4%), significato e impatto dell’attività (33,3%), chiarezza organizzativa di compiti e ruoli (12,3%). Contribuire al bene comune è tra le motivazioni principali per l’impegno civico: la indicano quattro toscani su dieci.
Crisi della partecipazione politica
Se il volontariato fiorisce, nell’indagine la partecipazione politica mostra segni di crisi: soltanto il 36% degli intervistati esprime un giudizio positivo sulle istituzioni, con un dato ancora più basso per le aziende private (33,1%). Il 48,1% ritiene che oggi i cittadini partecipino meno alla vita politica rispetto al passato, sottolineando un disimpegno crescente nei processi democratici tradizionali.
La percezione di deterioramento riguarda anche i servizi pubblici di welfare: il 68,9% degli intervistati ritiene che «negli ultimi anni i servizi di sanità, pensioni e assistenza sociale siano diventati meno accessibili o meno efficaci». Il divario di fiducia tra gli organismi basati sulla gratuità e sul dono (famiglia e volontariato, con una media del 72,2% di fiducia) e quelli fondati su logiche istituzionali o di mercato (media del 34.6%) è particolarmente eloquente. Si delinea un quadro di “migrazione dell’impegno” dalla sfera politica tradizionale a quella dell’impegno civico e solidaristico, percepita come più efficace, trasparente e gratificante.
Digitale e democrazia: opportunità e rischi
L’indagine rileva anche un’attenzione particolare ai rischi connessi alla trasformazione digitale: l’82,3% degli intervistati percepisce le nuove tecnologie come una potenziale minaccia per i valori democratici, soprattutto a causa della disinformazione e della polarizzazione del dibattito pubblico. Tuttavia, i social media sono visti come strumenti utili per la mobilitazione e la promozione del volontariato, con il 50,2% degli intervistati che riconosce loro un ruolo positivo.

Una nuova integrazione tra volontariato e istituzioni
I risultati del report (che si può scaricare qui) sottolineano la necessità di un approccio diversificato che valorizzi il volontariato e ne adatti l’organizzazione alle esigenze delle persone, e al tempo stesso ripensi il ruolo delle istituzioni pubbliche, ispirandosi ai principi di gratuità, reciprocità e prossimità per ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini.
Secondo il curatore della ricerca Antonio Preiti, «viviamo un momento delicatissimo, in Toscana e in Italia, perché da un lato cresce la voglia di partecipare, dall’altro domina una sfiducia profonda verso ogni forma di rappresentanza collettiva. Dobbiamo credere nella spinta individuale al bene comune e trasformare questa fiducia in organizzazioni nuove, credibili, all’altezza del presente».
La fotografia in apertura è di Rachel Coyne su Unsplash. La fotografia nel testo è dell’Ufficio Stampa Cesvot
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.