Economia
Toscana, arriva il podere sociale con gli operatori docg
La proposta di legge della vicepresidente Saccardi, che ha lavorato con Confcooperative e Legacoop oltre che con le organizzazioni agricole, sanità pubblica, comuni e Università di Pisa, approvata dalla Giunta regionale. Prevede un apposito albo per chi lavorerà in campo agricolo anche con compiti sociali, sia per esperienza pregressa (tre anni) sia per iter formativo specifico. Ed è pronto un bando da nove milioni
Arriva il podere sociale, un luogo dove la pratica agricola e zootecnica si coniugherà con il recupero e il reinserimento dei più fragili.
La proposta dell’assessora regionale toscana all’agricoltura, Stefania Saccardi, approvata dalla giunta giovedì scorso, è pronta a partire con una sua dotazione di 9 milioni di euro, come ha annunciato ieri la stessa Saccardi via Instagram.
“Ce l’abbiamo fatta!”, ha commentato ieri Saccardi dal suo profilo, “il bando da 9 milioni di euro per l’Agricoltura sociale è finalmente una realtà della Regione Toscana. Sono molto fiera di questo risultato, l’idea di riuscire a sostenere le attività di due mondi che mi appartengono e che hanno così tanto in comune è stata da subito una scommessa, oggi possiamo dire di averla vinta”
Saccardi, che è anche vicepresidente toscana, ha elaborato la proposta lavorando sia con le grandi organizzazioni agricole, Coldiretti, Cia e Confagricoltura, ma anche con la cooperazione sociale, sia Confcooperative che Legacoop Sociale, coinvolgendo anche Federsanità, Anci – ossia le aziende sanitarie pubbliche e i comuni – e l’Università di Pisa: in pratica la vicepresidente ha messo insieme i mondi in cui lavora da anni, essendo stata a lungo assessore al sociale al comune di Firenze, alla salute nella scorsa legislatura regionale e attualmente all’agricoltura.
Una proposta che, sulla scorta della legge nazionale 141/2015, che già l’agricoltura sociale regola (ma con un percorso un po’ accidentato), va a creare un’ipotesi innovativa per il territorio toscano.
Nei suoi 14 articoli la norma prevede l’istituzione di un elenco regionale degli operatori di agricoltura sociali in possesso di adeguate competenze derivanti da esperienza pratica triennale già acquisita o conseguita tramite adeguata formazione, che potranno quindi consentire all’azienda di fregiarsi della dicitura “Fattoria sociale – Regione Toscana” (peccato non avere osato: “podere”). Insomma, per stare al vocabolario dell'enologia, uno dei grandi drive dell'agricoltura toscana, avremo degli operatori sociali "docg".
Ai comuni il compito di vigilare sull’osservanza della norma, mentre una “cabina di regia tecnica per l’agricoltura sociale regionale”, coordinata dall’assessorato regionale, offrirà un luogo “di confronto e co-disegno collaborativo capace di collegare diverse istanze (sociali, sanitarie, agricole, educative), competenze (tecniche, progettuali, di disegno dell’innovazione e delle politiche) e capacità operative (dalle organizzazioni ai portatori di pratiche sul territorio)”.
Spetterà alla cabina di regia cioè il monitoraggio e l’elaborazione delle informazioni sulla presenza e sullo sviluppo delle attività di agricoltura sociale in collaborazione con l’Osservatorio nazionale per Agricoltura sociale, raccogliendo ricerche concernenti “l’efficacia delle pratiche di agricoltura sociale e loro inserimento nelle competenti comunità locali e nella rete dei servizi sociosanitari territoriali”.
Entro il 30 giugno di ogni triennio, a partire dall’anno successivo a quello dell’entrata in vigore della legge, la giunta regionale presenterà alla commissione consiliare competente una relazione comprendente tra l’altro i dati risultanti dell’attività.
Il bando, esattamente da 8,89 milioni di euro, era già stato predisposto, in giugno nell’ambito del programma GiovaniSì e interamente finanziato attraverso le risorse messe a disposizione dallo strumento dell’Unione europea per la ripresa (EURI – European Recovery Instrument) del Next Generation UE. Scade il 30 settembre.
Soddisfatta Coldiretti Toscana: “Ringraziamo ila vice presidente Saccardi per la concretezza del percorso”, dichiara l'organizzazione in un nota, ”finalmente la Toscana avrà un albo degli operatori di agricoltura sociali, così come oggi lo ha per le fattorie didattiche. Definendo chiaramente il significato di agricoltura sociale la Toscana non lascia più spazio a zone d’ombra ed interpretazioni. È una legge che ispira nuove prospettive anche in termini di integrazione del reddito agricolo”.
La foto di apertura, che ritrae un podere a San Quirico d'Orcia (Siena) è di Fabrizio Lunardi da Unsplash
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