Mondo

Torture Iraq: Massimo Barra (Cicr), temo per Croce Rossa

«La diffusione del rapporto a scoppi ritardato potrebbe far pensare a inesistenti connivenze con chi ha perpetrato abusi»

di Gabriella Meroni

La diffusione del rapporto del Cicr sulle sevizie agli iracheni “preoccupa terribilmente” lo stesso Cicr. A sostenerlo è Massimo Barra, vicepresidente della Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, oggi a Ginevra dove ha incontrato rappresentanti dell’organismo che ha denunciato la condizione di vita dei prigionieri iracheni. Barra ha ribadito che il governo italiano era all’oscuro del rapporto ed ha detto che “il Comitato, abituato a lavorare nell’ombra e in silenzio, è terribilmente preoccupato per la propaganda seguita alle denunce”. Due le motivazioni di questa apprensione. Il principale riguarda il fatto che il mondo non è fatto solo di Iraq e quando saranno spenti i riflettori su questo paese, il timore è che nell’altra settantina di paesi in cui lavora i governi possano considerare questa diffusione di notizie un “precedente pericoloso”, e potrebbero impedire loro l’accesso ai prigionieri di guerra. L’altra preoccupazione è di tipo contrario. “Nel mondo arabo – ha continuato il vicepresidente della Federazione – si potrebbero domandare come mai la denuncia è arrivata dopo molto tempo, se sia stata solo discrezione e rispetto di una tradizione, o se invece è stata connivenza con gli occidentali”. A parte le riserve già espresse sull’eccesso di riservatezza delle informazioni, Barra ha sottolineato che “il Cicr si è comportato bene. L’opinione pubblica ha capito che la sua attività va nell’interesse delle persone. Ha dato dimostrazione, e di questo sono orgoglioso, che era presenta in Iraq, e proteggeva la popolazione, anche se ufficialmente se n’era andata”.


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