Cultura

Tornielli: «Quella del Papa sui migranti una scelta dall’altissimo valore simbolico»

L’intervista al vaticanista Andrea Tornielli sulla scelta del Papa di avocare a sé la gestione della sezione del nuovo dicastero “per il servizio dello sviluppo umano integrale”. «Si tratta di una scelta totalmente irrituale e senza precedenti»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale voluto Papa Francesco nel progetto di riforma che dal 1° gennaio 2017 sopprime e accorpa quattro distinti Pontifici Consigli: il Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, il Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ed il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari. Una Sezione del Dicastero – dice lo Statuto – «si occupa specificamente di quanto concerne i profughi e migranti. Questa sezione è posta ad tempus sotto la guida del Sommo Pontefice che la esercita nei modi che ritiene opportuni». Per capire il valore di questa scelta abbiamo intervistato il vaticanista Andrea Tornielli.


In che quadro si incardina l’istituzione di questo nuovo dicastero?
È un altro atto della riforma della curia di papa Francesco. Non è una novità che dovesse fare questo dicastero dove venissero convogliati alcuni delle vecchie realtà vaticane. Si sapeva che sarebbe avvenuta. Bisognava trovare una cornice unificante, ma era tutto abbastanza atteso.

In cosa consiste dunque la novità?
Il fatto che Francesco abbia avocato a sé la sezione che si occupa dei migranti. Un fatto totalmente irrituale e mai avvenuto prima. Era capitato che il Papa in passato potesse fare anche il prefetto, quindi il capo di un dicastero. Addirittura Pio XII per un certo periodo di tempo fu anche segretario di Stato. Invece non era mai accaduta una cosa del genere. È chiaro che ogni dicastero ha come capo ultimo il Papa. Infatti alla fine del mandato papale tutti i prefetti si dimettono dal loro ruolo. Si tratta dunque di un gesto simbolico decidere di gestire direttamente una sezione particolare. Ma di una grandissima importanza e forza.

Qual è il messaggio che comunica il Papa con questa scelta?
Richiama la centralità dell’emergenza di questi tempi. Un’emergenza da Lui stesso definita come la più grave con cui ha dovuto fare i conti l’Europa dal dopoguerra ad oggi. Un impegno quello del Papa che, a ben guardare, c’è sin dalla prima ora. Dal viaggio a Lampedusa alla richiesta alle parrocchie europee di ospitare una famiglia di profughi a testa.

Come si spiega questa attenzione del Papa così particolare per i migranti
Il Papa più di una volta ha lasciato intendere come il cristianesimo sia una fede in cui Dio è stato migrante e rifugiato. Una cosa che il Papa non ha mai detto apertamente ma che ha lasciato intender spesso, anche nel discorso del 16 aprile a Lesbo in cui accennava alla Sacra famiglia come esule. Gesù infatti nasce a Betlemme, quindi non nel suo Paese, in condizioni precarie. E poi si trasferisce per 4 anni in Egitto. Ecco il perché i cristiani devono guardare con questi occhi misericordiosi a questi tempi e a questa emergenza.

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