Comunità educante
Tornasole, a fare scuola c’è tutto un quartiere
In un anno di coprogettazione e quattro anni di attività quotidiana, il progetto ha riguardato sette aree urbane di Roma Est. Promosso e cofinanziato dalla Fondazione Paolo Bulgari e dall’impresa sociale Con i Bambini, ha permesso 360 percorsi e laboratori educativi e 500 ore di riflessione formativa. La coordinatrice metodologica Valeria Lucatello: «Tre associazioni su cinque vanno avanti a Tor Bella Monaca con alcune delle azioni di interprofessionalità, in classe e fuori dalla scuola»

Più di 24mila ore di intervento in aula e 4.900 ore di sportello psicologico. Un anno di coprogettazione e quattro anni di attività quotidiana con 11 scuole e istituzioni educative in 21 plessi scolastici (9 istituti comprensivi e superiori, una scuola dell’infanzia, due asili nido), 360 percorsi e laboratori educativi continuativi dentro e attorno alle scuole. Cinque spazi educativi dedicati, una unità educativa di strada e sei centri estivi; 57 educatori e psicologi hanno lavorato in sinergia con 190 insegnanti, dirigenti scolastici e 600 genitori. Sono i risultati del progetto Tornasole, cofinanziato da Fondazione Paolo Bulgari e Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Un cantiere di innovazione pedagogica di durata quadriennale, frutto di un’alleanza strategica nata dal distanziamento sociale, che ha contribuito a fare ripartire le scuole nei mesi difficili del post Covid e fornito un modello di collaborazione interprofessionale fondato sul rafforzamento e la messa in rete delle comunità educanti.
Cinque associazioni in sette aree urbane
Tornasole è il frutto di una collaborazione senza precedenti tra cinque associazioni radicate sul territorio – Cooperativa Sociale Antropos, Antimafia Pop Academy-Ap, Borgo Ragazzi Don Bosco, Cubo Libro, Pianoterra e un partner specializzato nella consulenza metodologica: Imparare fare-If. Il progetto ha messo in campo un’azione capillare e intensiva che ha coinvolto più di 3.500 bambine, bambini e adolescenti, di cui più di 2mila a rischio di abbandono scolastico.

In forma sperimentale da giugno 2020 e in maniera strutturata da gennaio 2021, Tornasole ha coinvolto sette aree urbane di Roma Est – Tor Sapienza, Torre Spaccata, Tor Bella Monaca, Prenestino, Centocelle, Cinecittà e Tuscolano (Municipi V, VI, VII) – dove emergono con forza difficoltà specifiche legate alla povertà educativa e al rischio concreto di dispersione scolastica e inattività tra i giovani.
Per comprendere lo stato di salute della scuola
«Il nome stesso del modello Tornasole sta ad indicare la volontà di comprendere lo stato di salute della scuola e di fornire indicazioni utili sulle possibili risposte concrete per migliorare il benessere scolastico, in relazione alla dimensione sociale, cognitiva e affettiva dei bambini e degli adolescenti», dice Alessandro Telloni, presidente della cooperativa sociale Antropos, ente capofila del progetto.
Un lavoro di rete tra insegnanti, educatori e psicologi
Il cuore metodologico di Tornasole è stata la collaborazione interprofessionale di insegnanti, educatori e psicologi all’interno delle classi, durante le normali ore di lezione, con laboratori sulle emozioni per i bambini della scuola dell’infanzia e i loro genitori, percorsi basati sul gioco o lettura ad alta voce nella primaria.

Ma anche originali percorsi di outdoor education e laboratori di quartiere per gli alunni delle scuole secondarie di primo grado e per gli istituti superiori, insieme all’introduzione del peer tutoring per accogliere e accompagnare i neo-iscritti a maggior rischio di dispersione scolastica, oltre alle attività di orientamento e agli sportelli psicologici e di ascolto per ragazzi e adulti.
A Tor Bella Monaca si continua
«Tre associazioni su cinque, Piano Terra, Antropos e Cubo Libro, vanno avanti a Tor Bella Monaca con alcune delle azioni di interprofessionalità in classe e fuori dalla scuola, grazie a un finanziamento di Cassa depositi e prestiti, per un progetto con Action Aid capofila», dice Valeria Lucatello, psicoterapeuta dell’associazione Imparare fare – If e coordinatrice metodologica del progetto. «Il Don Bosco va avanti su alcuni aspetti, grazie a un altro finanziamento di fondazioni private e anche Ap, per le azioni soprattutto di outdoor, riesce ad andare avanti».

«La cosa difficile, per cui non sempre si riesce a portare avanti un progetto, è che non bisogna accettare la delega della scuola a fare quello che si vuole. Ma bisogna, insieme alla scuola, all’insegnante specifico, capire come inventarsi un’attività: il “cosa” lo decide l’insegnante, ma il “come” lo si decide insieme. L’educatore e lo psicologo portano uno sguardo nuovo, diverso, attento alle relazioni e ai ragazzi a 360 gradi; non che l’insegnante non lo faccia, ma si può appoggiare a questo sguardo», continua Lucatello.
Un lavoro congiunto e personalizzato
«Secondo me, il Terzo settore in Italia sta andando nella direzione di questo progetto. Noi abbiamo fatto il nostro pezzettino a Roma. A Torino, a Genova, ci sono progetti attivi simili, ma ogni città, ogni quartiere, ogni istituto hanno le proprie specificità, non si può replicare con lo “stampino”. Il tema è, in tutti i progetti di questo tipo, un lavoro congiunto, non spot. Si entra nel sistema complesso, in qualche modo anche rigido, della scuola e piano piano se ne diventa parte. Insieme alla scuola si lavora sul bisogno, non si portano pacchetti preconfezionati», prosegue Lucatello. «Gli educatori devono entrare negli istituti in punta di piedi, devono osservare, imparare e avere una valigia di competenze che, a un certo punto, devono poter mettere a disposizione».
Il protagonismo dei bambini e dei ragazzi
Il lavoro di educatori e psicologi ha promosso il protagonismo di bambini e ragazzi e aiutato a far emergere bisogni specifici o criticità relative a singoli alunni favorendo l’eventuale presa in carico da parte dei presidi sociali e sanitari, e rilanciando in qualche caso la collaborazione tra scuole e servizi. Ad esempio, a Tor Bella Monaca Tornasole ha innescato un percorso che ha portato il servizio Minori e Territorio del Municipio VI a costituire in due scuole il “Presidio Benessere” per rafforzare la cooperazione tra istituti, servizi e Terzo settore.
«Il protagonismo degli studenti è, da sempre, essenziale e sempre di più. A scuola la didattica frontale non è, per fortuna, l’unica forma di didattica. Poi non si può neanche dire che non vada più utilizzato un quarto d’ora di spiegazione, perché altrimenti non testiamo la tenuta dell’attenzione dei ragazzi», continua Lucarello.

Tantissime le iniziative sviluppate nel territorio dalle associazioni, come i laboratori all’interno delle “aule vicine” in orario extrascolastico coordinati e integrati con le attività in orario scolastico, o come l’intervento del team di educatori di strada finalizzato ad agganciare i ragazzi anche in situazioni informali.
Più abbandoni scolastici e più Neet
In quartieri come Tor Bella Monaca, Cinecittà e Tuscolano, il fenomeno della dispersione scolastica raggiunge livelli preoccupanti: mentre a livello comunale meno di un giovane su 10 abbandona precocemente la scuola, qui la percentuale sale al 16-17%, con un’incidenza quasi doppia rispetto alla media cittadina.

Anche il numero di giovani Neet è significativamente più alto. Se a Roma il fenomeno interessa circa il 20% dei giovani, nei quartieri coinvolti da Tornasole questa percentuale cresce fino al 25-26%.
Più studenti con background migratorio
Un altro elemento che caratterizza le zone interessate dal progetto è l’alta presenza di studenti di origine straniera. Nelle scuole romane, in media, il 12,6% degli alunni è con background migratorio, mentre nelle aree di intervento di Tornasole questo dato raddoppia, sfiorando il 25%. Ciò sottolinea la necessità di politiche educative inclusive capaci di rispondere alle esigenze di una popolazione scolastica sempre più diversificata, e di scuole che registrano problemi strutturali di turnover, carenza di riflessione pedagogica e di figure strutturate per la supervisione e l’innovazione professionale.
Foto ufficio stampa progetto Tornasole
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