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Tornano le bombe anarchiche

Paura alla Bocconi e in Friuli, il Fai rivendica gli attentati

di Franco Bomprezzi

E ora spuntano gli anarchici, con bombe artigianali alla Bocconi e in Friuli, contribuendo ad alzare il livello di tensione politica nel Paese, e di paura. Ecco come i giornali affrontano la notizia.

“Attentato fallito alla Bocconi”, titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA di oggi. «Un pacco contenente un ordigno è stato trovato mercoledì mattina, parzialmente esploso, all’università Bocconi a Milano. Il pacco bomba conteneva dell’esplosivo (due chili di dinamite secondo il volantino, ma è da verificare) collegato a un timer, e si trovava in un’intercapedine tra uno sgabuzzino e un corridoio sotterraneo. Alle 3 della notte tra martedì e mercoledì l’ordigno è esploso, ma solo in parte, a quanto pare per un difetto del congegno elettronico. La rivendicazione è arrivata alle 13 di mercoledì con una telefonata anonima e un volantino al quotidiano «Libero». La firma è della «Federazione Anarchica Informale», che in passato aveva firmato altri pacchi bomba, nell’ambito di azioni dimostrative tese a non colpire le persone». Questa la ricostruzione del quotidiano milanese, che dedica all’episodio le prime cinque pagine citando la busta esplosiva che sempre la Fai ha recapitato al Cie di Gradisca in Friuli. Il ritratto dell’organizzazione è affidato a Marco Imarisio (“Fai, la firma dei libri-bomba che per il giudice non esiste” ) che ricorda come fra i bersagli nel passato ci siano stati anche Prodi, Cofferati e Chiamparino. Ma anche le troppe sigle che si celano dietro la Federazione che di fatto fino ad ora non ha dato la possibilità ai magistrati di mettere le mani sul gruppo. Il CORRIERE intervista l’economista bocconiano Michele Polo che nel titolo dice “«Certi fenomeni possono nascere da chi per la crisi teme il futuro»”. Mentre il commento “I segnali che non vanno ignorati” è di Paolo Franchi. Questo l’incipit: «Sono lontani, lontanissimi gli anni Settanta: politicamente e culturalmente, un’altra era. Ma sarebbe bene che tutti stessero molto, ma molto attenti a non ripetere gli errori di allora». Il primo? «La sottovalutazione di quanto stava capitando».

 LA REPUBBLICA apre sulla politica (“Fini: superato il limite di guardia”) e dedica all’attentato milanese una fotonotizia in prima: “Pacco bomba alla Bocconi con la firma degli anarchici”. I servizi alle pagine 12 e 13: un tubo metallico contenente due chili di dinamite, fili elettrici e un timer puntato alle 3. Un ordigno definito «serio» dagli inquirenti, ma artigianale e difettoso tant’è che è esploso solo l’innesco. La rivendicazione dell’attentato, intitolato “Operazione Eat the Rich – Fuoco ai Cie”, è stata recapitata  a mano nella sede milanese di Libero. «2kg di dinamite porteranno rivolta e distruzione» è l’incipit delirante di questo messaggio che rivendica  «l’attacco a un avamposto del dominio… e ai nuovi campi di concentramento». Quest’ultimo riferimento è al Cie di Gradisca d’Isonzo, dove è stato consegnato un altro pacco bomba. Il racconto, di Piero Colaprico, riferisce di una città pulviscolo: “Dai nuovi anarcos ai reduci brigatisti cento micce nella città-polveriera”. Il fronte anarchico, scrive Colaprico, è tutto fuorché omogeneo: c’è molto dibattito fra chi vuole stare solo e chi invece cerca alleanza. Comunque «i nuovi anarcos, veri o presunti che siano, non rivendicano troppo: annunciano. E che poi l’attentato funzioni o non funzioni, scoppi o non scoppi, va comunque bene». Il clima cittadino del resto è teso. «Milano pulviscolo. Milano, una pentola a pressione. Milnao, una città che per molti giovani è diventata sempre più arida, pesante, minacciosa e sterile… Disoccupazione, giro di vite sugli immigrati, nuove povertà: c’è un terreno di infelicità e disperazione, che qualcuno vorrebbe arabe, qualcuno coltivare, qualcuno usare».

L’attentato alla Bocconi è in prima pagina. “E ora arrivano le bombe” è il titolone scelto da IL GIORNALE. Sempre in prima, il pezzo di approfondimento è firmato da Alessndro Sallusti, che oltre a ironizzare sulle campagne dei cattivi maestri «ora si dirà che questi signori hanno compiuto un atto deprecabile, che sono  cani  sciolti e che qualcuno di loro è stato in cura da uno psichiatra che le responsabilità vanno equamente divise tra maggioranza e opposizione», esorta a scegliere: «In un momento come questo è troppo comodo dire né con Berlusconi né con Di Pietro. I moderati devono scegliere. Chi sta con Di Pietro offre una copertura politica alle campagna d’odio e alle sue conseguenze pratiche». Il messaggio era rivolto a Casini, Bersani e Fini. L’allarme terrorismo è ripreso nella sezione Il GIORNALE MILANO. Tre pagine di articoli che spaziano da articoli sulle rivendicazioni del gruppo anarchico che ha firmato l’attentato; la cronaca sugli episodi che sono intercorsi dalla chiamata del custode all’arrivo degli artificieri; i commenti di Maroni, del Sindaco Moratti, di Podestà e di Formigoni; e un pezzo “Fai, l’ultima sigla misteriosa di una stagione che fa paura” che fa luce sui collegamenti nel mondo dell’antagonismo politica.

“Fallito attentato alla Bocconi”, titola il SOLE24ORE a pagina 17. La notizia non è in particolare evidenza, un articolo di cronaca e una spalla con le piste seguite dal Viminale, che intanto annuncia «ci potrebbero essere nuovi gesti a breve». Interessante invece un fondo in prima pagina di Fabrizio Forquet dal titolo “Non sono anni di piombo, ma la politica torni «grande»”. In sintesi, i «Settanta sono lontani», ma tira comunque «una brutta aria», perché se manca il furore ideologico di quegli anni, «mancano – e questo è parte essenziale del problema – anche i grandi partiti in grado di comporre le spinte contrapposte della società e di incanalare gli animi più esaltati». Prova ne sia che dopo l’aggressione al premier «la tregua tra le fazioni è durata poche ore». Conclusione: «Non sono gli anni di piombo», scrive Forquet, «ma siamo alle soglie di un terreno assai pericoloso».

Un AVVENIRE preoccupato, quello odierno, che titola in prima “E adesso anche la dinamite” e con un editoriale del direttore si chiede “che cosa si aspetta di più?”. In evidenza il messaggio del cardinal Bagnasco, che ai parlamentari, nella tradizionale messa natalizia dice «la gente è stanca» e «non merita risse e violenze» e invita a «scacciare ombre e mostri passati» evocate dalle «parole violente» dei «nuovi maestri del sospetto». «Che cosa ha innescato le bombe?», si chiede Tarquini: «Parole di fuoco. E però nel Palazzo non si cambia registro. Un’aggressione, della dinamite. Che cosa si aspetta di più?». L’articolo sulla bomba alla Bocconi riporta il testo del messaggio di rivendicazione da parte del Fai: «chi non terrorizza si ammala di terrore».

LA STAMPA dedica la fascia alta della prima pagina all’attentato di Milano: “Paura a Milano. Bomba anarchica alla Bocconi”. Il commento è affidato a Cesare Martinetti “Ma non siamo agli anni settanta”. «Per quanto sciagurato il gesto di Massimo Tartaglia contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non è il sequestro Moro. Per quanto estremi gli slogan dei contestatori di oggi hanno un impatto infinitamente meno forte dei cortei operai di allora. Nella nostra società liquida e post-industriale gli unici movimenti di massa si possono trovare in quella dimensione virtuale che si chiama Internet, social network di uomini e donne sole che si cercano per condividere idee, conoscersi, lavorare, giocare, delirare, dire sciocchezze. È una dimensione importante di libertà, specie per i giovani, che vive di autoregolazione: i fan club di Tartaglia sono durati poche ore (esattamente come quelli di Berlusconi…). Immaginare di entrarci con le manette è velleitario e anche sbagliato. La bomba di Milano non va certo archiviata come irrilevante. La scelta simbolica della Bocconi, scuola d’élite per una società che tende al meglio e vuole competere, è una scelta in linea con una logica terroristica. Dunque attenzione: qualcuno può sempre prendere una pistola e usarla. Il disagio sociale c’è ed è forte, le persone si sentono sole e non protette perché non esiste più un movimento sindacale né una cultura di rivendicazione collettiva. I poteri pubblici devono saper offrire una difesa a chi non si sente difeso. In questa realtà i gesti isolati sono possibili e ugualmente temibili. Ma i veri terroristi non si sono mai mossi per bisogno. Piuttosto per un’ideologia che oggi non si vede e che rende così diversi i nostri da quegli anni. Quello che si vede invece è un’insopportabile e autoreferenziale guerra civile a parole tra i politici e nel discorso pubblico italiano. Siamo convinti che la società civile nella gran maggioranza sia oggi meglio della società politica, più consensuale, meno isterica, più pragmatica. In una parola più seria. È dovere di tutti rappresentarla meglio».

E inoltre sui giornali di oggi:

COPENHAGEN
LA REPUBBLICA – “Clima, summit nel caos, organizzazione in tilt e scontri con la polizia”. 230 fermi per la manifestazione che ieri ha puntato alla zona rossa.  Volevamo «organizzare un’assemblea fuori dal vertice…. Eravamo tutti a mano alzate ma ci hanno attaccato»: è la testimonianza di Alberto Zoratti di Faircoop. Quanto alle trattative non si registrano risultati. La questione è economica: dare o meno risorse ai paesi poveri? Una questione che secondo Ban Ki Moon, segretario dell’Onu, non è poi fondamentale:  «Non penso che una cifra precisa di aiuti ai paesi poveri sia necessaria per l’accordo. Ci sono altre questioni importanti»…

CRISI ECONOMICA
LA STAMPA – Due pagine sulla crisi economica. A pag. 10 il rapporto di Bankitalia: “Per le famiglie ricchezza in calo del 2%”: «Per la prima volta nel 2008 la ricchezza complessiva netta delle famiglie italiane è diminuita, -1,9%. La grande crisi produce anche questo; in termini di potere d’acquisto i nostri beni vanno indietro di cinque anni. (…)  10% più ricco delle famiglie detiene ben il 44% della ricchezza (con una media quindi di un milione e mezzo di euro ciascuna) mentre alla metà più povera tocca soltanto il 10% (media di 70.000 euro). Lo squilibrio, invariato negli ultimi anni, è il motivo per cui gli economisti consigliano di tassare anche i patrimoni; ma le imposte sui patrimoni appaiono impopolari». A pag. 11 il reportage di Francesco Manacorda dal Nordest, dove si registrano nove suicidi in un anno tra gli imprenditori. “Morire  di impresa a Nord-Est”. In un box si parla del microcredito: «“Anche i piccoli imprenditori cominciano a rivolgersi a noi”. Don Davide Schiavon è il responsabile della Caritas tarvisina e vive in prima linea la crisi economica nel Nord Est, “terre ricche dove però due ragazze hanno perso lo scorso anno scolastico perché la madre non aveva i soldi per l’abbonamento all’autobus”. Da sei mesi circa la Caritas ha aperto un progetto di microcredito rivolto alle famiglie, con erogazioni da 500 a 3000 euro “e alcuni imprenditori sono venuti con richieste decisamente più elevate, ad esempio per poter sostenere le rate di un leasing”. Per ora è stato impossibile venirgli incontro, spiega Don Davide, “sebbene altre diocesi, come quella di Vicenza, stanno pensando anche a progetti per il microcredito alle imprese”».

BUROCRAZIA
ITALIA OGGI – “Un paese di ciechi che non vedono nemmeno i palazzi”. Secondo i dati diffusi ieri dall’Agenzia del Territorio in Italia ci sono oltre 2 milioni di immobili non censiti al catasto. «Immobili fantasma: case (33%), magazzini (28%) , garage (23%)». Il che significa 250 immobili per comune, o un immobile abusivo per ogni abitante.
La notizia è grave, sostiene ITALIA OGGI «perché i beni sottratti alla rilevazione dello stato si vedono. Non possono essere nascosti né esportati. E se si vedono, ma nessuno li vede, significa che gli apparati dello Stato presenti sul territorio non funzionano. Non funzionano le polizia municipali, gli uffici dell’anagrafe, le aziende sanitarie locali».
Il fenomeno del non vedere, continua l’analisi di ITALIA OGGI «non è di data recente ma di antichissima e impunita tradizione. Un’impunita tradizione dove trovano spazio anche casi di paradosso puro, come quella villa di 250 metri quadrati sorta nel cuore della tenuta presidenziale di Castelporziano».

VACCINI
SOLE24ORE – Fazio bacchetta i medici sul vaccino anti suina. Il primo atto del neoministro, riferisce il SOLE, è stato a dir poco sorprendente: un vertice al ministero con i rappresentanti della categoria, cui ha espresso la propria contrarietà per l’insuccesso della campagna vaccinale soprattutto per la posizione «ingiustificata» dei sanitari che non hanno rifiutato di vaccinarsi in prima persona. Fazio è quindi corso ai ripari, concordando con gli stessi medici un rilancio della campagna pro vaccini.

SUICIDI
ITALIA OGGI – I suicidi in Giappone si stanno avvicinando al record del 2003 a quota 34, 427, ovvero 95 al giorno.  Il dato è riportato nell’articolo “Sempre più harakiri in Giappone”. Il pezzo sostiene che l’aumento dei suicidi è in forte relazione agli shock finanziari che stanno colpendo l’economia globale e mette in evidenza un fattore interessante: lo Stato non considera il suicidio un problema. «Le autorità non fanno più di tanto per bloccare il fenomeno». La prevenzione è lasciata ai volontari. La scena del “crimine” invece non è lasciata all’immaginazione del lettore. L’articolo è accompagnato dalla foto dello scogliere di Tojimbo, uno dei luoghi preferiti degli aspiranti suicidi.

AUNG SAN SUU KYI
AVVENIRE – Ieri la giunta militare di Myanmar ha rotto i due anni di isolamento per Aung San Suu Kyi, permettendole di incontrare i membri anziani del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia. È il primo incontro con l’esterno dal gennaio 2008. «È tempo di disgelo?» si chiede Gerolamo Fazzini in prima pagina. Qualcosa si muove, certo, ma «il vero banco di prova saranno le elezioni del 2010» e la leader è ancora agli arresti domiciliari: «se la giunta continuerà a tenerla fuori dal gioco politico significa che i segnali di questi ultimi tempi erano solo specchietti per le allodole. In caso contrario non si potrà cantare vittoria, ma almeno continuare a sperare». Pirto Fassino, inviato speciale dell’Ue per il Myanmar, sottolinea come dopo l’incontro di luglio con Ban Ki Moon e il nuovo atteggiamento degli Usa verso la Birmania, che si è reso conto che le sanzioni non bastano, anche la giunta militare «sembra aver capito che è utile dialogare».

DARFUR
CORRIERE DELLA SERA – “Stragi in Darfur. Condanna a morte per sei bimbi soldato”. Hanno fra gli 11 e i 17 anni e sono stati condannati a morte dal governo sudanese (che prima ha negato e poi ha assicurato che non giustizierà minori, ma che alcuni di loro sono maggiorenni) per aver partecipato a un attacco contro Omdurman, città satellite della capitale. “Italians for Dardur” ha chiesto al governo di sospendere la sentenza e di individuare i gruppi che arruolano i minori.

TSUNAMI
AVVENIRE – A Banda Aceh, cinque anni dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004 che uccise 125mila persone, non c’è più uno sfollato e ovunque i cartelli indicano i nomi delle ong protagoniste della ricostruzione. Lo tsunami ha travolto anche la chiusura del governo alla società civile internazionale: sono arrivate 153 ong, che hanno portato in Indonesia 5,5 miliardi di dollari contro i 3,5 miliardi di dollari di danni stimati dalla Banca mondiale. La ricostruzione ha portato piena occupazione e ha alleggerito notevolmente la sharia, dice l’economista Teuku Barhi. «I problemi cominciano ora, che i programmi di cooperazione stanno terminando e gli occidentali stanno partendo».

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