Cultura

Tornano i pregiudizi contro i bambini

Da più parti si torna a chiedere la chiusura delle scuole come soluzione, accusando i bambini di essere i primi untori del virus. «È un’idea che non ha nessuna base scientifica, abbondantemente smentita. L’unica evidenza è che i bambini e anche i ragazzi stanno subendo una vita di reclusione e di isolamento con pericolosissimi danni rispetto alla loro crescita in termini psichiatrici e psicoevolutivi», dice Daniele Novara

di Daniele Novara

Da più parti ritorna il pregiudizio contro i bambini, l’idea che siano gli untori del nuovo virus e addirittura quelli che colpiranno i nonni portandoli alla tomba. È un’idea che non ha nessuna base scientifica, abbondantemente smentita e ovviamente neanche le varianti rappresentano una possibile conferma di questo drammatico pregiudizio nei confronti dei più piccoli.
Rimetto in fila le evidenze acquisite nel corso di un lungo e tragico anno di Covid per smettere di prendere lucciole per lanterne e aiutare la memoria collettiva a non fare cilecca.

1. Il virus non ha sostanzialmente colpito i bambini se non in alcuni rari casi come semplice contagio senza sintomi significativi e senza alcuna mortalità.
2. Non esistono conferme scientifiche definitive sul fatto che i bambini risultino effettivamente contagiosi e tanto più che questa contagiosità sia mortale nei confronti proprio dei nonni. Nessun tracciamento ha potuto finora convalidare questa ipotesi. Per quanto riguarda i ragazzi e gli adolescenti, la situazione è leggermente diversa, ma non in modo sostanziale. Il Covid colpisce in maniera pericolosa la fascia di popolazione “anziana”, o comunque nella seconda parte della vita.
3. L’unica evidenza è che i bambini e anche i ragazzi stanno subendo una vita di reclusione e di isolamento con pericolosissimi danni rispetto alla loro crescita in termini psichiatrici e psicoevolutivi. I dati sull’aumento dei suicidi, dell’autolesionismo e delle malattie psichiatriche in adolescenza sono ampiamente noti e continuano a salire, specie nei momenti di chiusura delle scuole.
4. Per quanto riguarda queste ultime, le disposizioni previste dal Governo garantiscono una totale sicurezza e i dati epidemiologici raccolti nelle scuole stesse, anche lo scorso autunno, hanno dimostrato che non sono il focolaio della morbilità. Alla Scuola Primaria, addirittura, i bambini sono costretti a indossare la mascherina per tutte le 8 ore. Non avviene nemmeno nei reparti di pediatria.

Da ultimo anche la prestigiosa rivista medica inglese Lancet, nell’ultimo numero di febbraio, ha escluso che le famose “varianti” del virus creino una crescita dei contagi e della loro pericolosità nei bambini.

Non si capisce proprio da dove arrivino “queste voci”. A quali verifiche scientifiche fanno riferimento? Ritenere che la chiusura delle scuole porti a un miglioramento dei contagi non ha alcun tipo di riscontro. Negli ultimi mesi il picco di mortalità è stato il 5 dicembre con 659 morti, mentre tutte le scuole erano chiuse da tredici giorni. La scuola è un ambiente sicuro, sano e rigoroso a differenza degli ambienti casalinghi che si presentano spesso come veri e propri focolai epidemici. Pertanto, tenere aperte le scuole, come dimostrano i dati sulla crescita della mortalità Covid durante le vacanze di Natale, è un elemento di sicurezza e di prevenzione. Non ha alcun senso continuare a chiedere la chiusura delle scuole, anzi, questa richiesta, non solo appare eccentrica, ma può produrre un reale effetto boomerang. L’accanimento contro i bambini, i ragazzi e i loro diritti appare uno dei lasciti più gravi che ci troveremo ad affrontare alla fine di questa pandemia. Un lascito appesantito da errori madornali legati sostanzialmente all’assenza di professionisti dell’infanzia e dell’adolescenza nelle commissioni preposte a decidere. Una grave lacuna e mancanza che rischia di pagare l’intera società perché i bambini e i ragazzi sono il nostro futuro. Evitare di insistere su questa strada è il minimo che si può richiedere al nuovo Governo.

*Daniele Novara, pedagogista

Photo by Bernard Hermant on Unsplash

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