Firenze 1966. Liguria 2011. Quarantacinque anni dopo è andato in onda lo stesso film. Protagonisti, gli angeli del fango. Ora come allora. «È davvero stupefacente che siano ritornati proprio nel 150esimo anno della nostra patria», rimarca Vincenzo Resasco, sindaco di Vernazza, colpita lo scorso 25 ottobre da una tremenda alluvione, che ha lasciato sul campo tre morti e il paese, una delle perle delle Cinque Terre, semidistrutto.
Chiese e scuole come alloggi
«È stato un disastro, ma senza l’aiuto delle centinaia di volontari sarebbe stato molto peggio», ribadisce Resasco. «Dai paesi vicini, da altre regioni, dall’estero, e tantissimi giovani: in centinaia si sono presentati con le maniche rimboccate». Il primo cittadino ricorda con orgoglio «le giornate a spalare con loro, e le notti passate a confrontarsi, a capire che in quelle situazioni istituzioni e cittadini sono la stessa cosa». Un solo rimpianto: «Averne dovuto mandare via alcuni». Proprio così, non tutti gli angeli sono ben accetti: Vernazza è piccola, una via centrale e pochi altri carruggi in salita. Tutti non ci stavano, «anche perché nonostante i grandi mezzi non potessero passare tra le case, con le ruspe in azione il rischio di farsi male c’era, eccome», sottolinea Vittorio Barani, fondatore di Vernazza Futura onlus e in prima linea, pala alla mano, nelle ore successive all’alluvione. «Degli 800 abitanti siamo rimasti in cento, quelli che potevano dare una mano. Poi, via mare, sono arrivate centinaia di persone», racconta Barani, 42 anni e un lavoro come fornitore per il ministero della Difesa, «chiedevamo ai carabinieri di fare una selezione al porto, era impossibile accettare tutti: grazie alla Marina abbiamo allestito una cucina da campo, l’Autorità portuale ha fatto arrivare i bagni chimici, chiesa e scuole sono stati gli alloggi notturni».
Lui ha perso un monolocale, ma ha guadagnato centinaia di nuove conoscenze, «che ancora oggi tornano a vedere a che punto è la ricostruzione». Il loro nome, e quello dei donatori, verrà scolpito nella parte di un nuovo edifico, grazie al progetto “Una pietra per Vernazza”.
La mobilitazione via Facebook
Ma anche a Monterosso, sempre alla Cinque Terre, le storie di volontari non organizzati (dal ristoratore locale che coordinava gli aiuti prima dei soccorsi istituzionali, alla gente accorsa dallo Spezzino come da tutta italia), si sprecano. Così come è avvenuto a Genova, nell’impressionante alluvione del 4 novembre 2011. Qui tutti, dagli studenti agli operai, dagli ultras ai pescatori, sono scesi in strada a ripulire.
L’idea di Emanuela Risso, 26enne che lavora nel mondo dei social network, è stata vincente: «Con amici e colleghi abbiamo aperto la pagina Facebook “Angeli col fango sulle magliette” per dare informazioni in tempo reale e coordinare chi voleva venire a dare una mano», spiega. Risultato, 20mila iscritti in poche ore e «giorni incredibili passati a fare qualcosa per la nostra città, in uno spirito di totale collaborazione gratuita, anche con il volontariato organizzato, che ci consultava», aggiunge Risso, che non si aspettava un simile afflusso (come non se lo aspettava il sindaco di Vernazza, che ora dice: «Alla prima occasione, ricambieremo il favore»).
Ad emergenza rientrata è arrivata la gloria, quando il presidente Napolitano ha ricevuto una decina di nuovi angeli a Roma, «ma a noi ora interessa far fruttare questa esperienza, arrivando più preparati ad altre occasioni». Senza entrare nel mainstream delle grandi associazioni. «C’è una grande voglia di cittadinanza, che nonostante i tempi difficili non si è spenta affatto», analizza Luca Cosso, presidente del Celivo, il Centro servizio al volontariato di Genova, e referente di Anpas Liguria. «A volte lo slancio era addirittura eccessivo: c’erano più uomini che mezzi a disposizione», ricorda Cosso. «Ma la valenza di questo grande coinvolgimento rimane: è un patrimonio da non disperdere».
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