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Torna il terrore ad Istanbul

Il Paese è già stato colpito cinque volte nell'ultimo anno. Prima di oggi due volte ad Ankara e due a Instabul. L'obbiettivo dei terroristi è stato l'aeroporto internazionale Atatürk. Le vittime sarebbero 36 i feriti 147

di Lorenzo Maria Alvaro

La Turchia è di nuovo l'obbiettivo dei terroristi. È la quinta volta quest'anno. Dopo i due attentati di Ankara e i due di Istanbul oggi a venire colpito è stato l'aeroporto internazionale Atatürk.

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La Turchia è stata colpita infatti il 19 marzo quando kamikaze fece strage tra i turisti a Istanbul: almeno 6 morti (tra cui tre israeliani, un iraniano e due americani) e 24 feriti a due passi da un grande centro commerciale. Il 13 marzo 37 morti e decine di feriti nell'esplosione di un'autobomba nel centro di Ankara. Attacco con 2 kamikaze, rivendicato dagli estremisti curdi del Tak e attribuito dal governo al Pkk. Il 17 febbraio 29 vittime per un'altra autobomba esplosa ad Ankara vicino a un complesso militare. Rivendica il Tak, per le autorità Pkk e curdi siriani del Pyd hanno agito in collaborazione. L’ultimo, fino ad oggi era stato il 12 gennaio quando un kamikaze a Sultanahmet, nel centro storico di Istanbul, uccide 12 turisti tedeschi. 16 i feriti. L'attacco viene attribuito ai terroristi dello Stato Islamico.

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Secondo la ricostruzione del ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, l'azione avrebbe coinvolto tre uomini. 2 attentatori si sono fatti saltare in aria durante uno scontro a fuoco con la polizia. Prima i due avevano fatto fuoco sulla folla. Un terzo avrebbe invece svolto un ruolo all'esterno della struttura, in un parcheggio. Ci sono sospetti che dietro ci sia un'organizzazione terroristica, ma ancora non si sa quale, anche se fonti della Polizia già parlano di Stato Islamico.

Ma fonti vicine alla polizia turca parlano invece di 7 attentatori di cui uno sarebbe stato tratto in arresto, 3 sarebbero in fuga gli altri avrebbero perso la vita nel conflitto a fuoco con la polizia e nell'azione suicida.


Le autorità turche hanno bloccato il decollo di tutti i voli e hanno evacuato lo scalo. Le autorità di telecomunicazione turche hanno imposto un divieto di mostrare immagini della scena dell'attacco terroristico compiuto stasera all'aeroporto Ataturk. Questo tipo di censura è ricorrente in Turchia in caso di attacchi terroristici. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stato informato dalla sua assistente per la sicurezza interna e l'antiterrorismo Lisa Monaco. Facebook ha attivato il “safety check”, come già avvenuto in altri avvenimenti simili. Con il safety check gli utenti del social che si trovano nell'area dell'attacco possono far sapere ai loro amici e parenti che stanno bene.

Il premier Matteo Renzi al termine del vertice Ue sulla Brexit ha voluto «esprimere un sentimento di vicinanza profondo al governo e al popolo turco per ciò che è appena avvenuto ad Istanbul. Siamo stati raggiunti dalla notizia durante il vertice europeo, eventi di questo tipo a maggior ragione confermano la necessità di una risposta forte e coesa tutti insieme contro la minaccia del terrorismo».

La rivista italiana di geopolitica Limes sottolinea come l’attacco arrivi in un periodo particolarmente intenso per Ankara.


Una cartina a cura di Limes

Scrivono gli analisti: «A inizio settimana c’è stato un duplice disgelo: con Israele, a sei anni dalla crisi della Mavi Marmara, e con la Russia di Putin, cui Erdoğan ha inviato un messaggio di scuse indirizzate alla famiglia del pilota del jet russo abbattuto nel cielo tra Turchia e Siria a fine novembre. Nella lettera al Cremlino, il presidente definisce Mosca “un amico e un partner strategico della Turchia“. Erdoğan è impegnato nella guerra di Siria, dove all’obiettivo ormai irraggiungibile di rovesciare Asad si aggiunge quello di impedire il consolidamento dell’ala siriana del Pkk, il partito curdo nemico di Ankara. Le Forze siriane democratiche (Fsd) sono una coalizione a maggioranza curda sostenuta dagli Usa contro lo Stato Islamico. Un altro fronte legato al conflitto in Siria è quello dei migranti: la Turchia ospita milioni di siriani e ha garantito all’Unione Europea il proprio impegno (retribuito 6 miliardi di euro) a bloccare il deflusso non regolamentato di migranti verso il Vecchio Continente».

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