Famiglia

Torino2006: issatori di carrozzine, il nuovo sport

A meno di un mese dall'inizio dei Giochi olimpici la stazione ferroviaria prova gli issatori di carrozzine. Il diario di Silvia

di Carmen Morrone

Odissea per una persona in carrozzina. Forse è esagerato o forse è un titolo che riesce a mettere il lettore sulla buona strada per capire di cosa si tratta! La durata è più corta di tutte le avventure di Ulisse, la vicissitudine si è svolta nell?arco di tre giorni. Tutto iniziò sabato 7 gennaio alla stazione ferroviaria di Livorno alle 16.42. Premesso che mi muovo per cause di forze maggiore sulle quattro ruote di una carrozzina superleggera di ultima generazione, e che quindi per utilizzare il treno devo comunque premeditare la mia partenza e avere una vita decisamente organizzata. Io, come tutte le persone nella mia condizione, devo comunicare almeno 12 ora prima la mia partenza e controllare se quel treno che voglio prendere, in quell?ora precisa, può accoglierti oppure no. Detto tutto questo, effettuata la comunicazione nei tempi e nei modi dovuti, già munita di biglietto obliterato, mi presento alla ?sala amica? mezz?ora prima della partenza del treno? ma stranamente il treno intercity in partenza da Livorno con destinazione Torino è in ritardo di 55 minuti. Aspetto con fiducia, aspettiamo al freddo del libeccio?ma poi arriva. Il servizio è presente in stazione con l?elevatore pronto all?uso, individuiamo il mio treno e la mia carrozza dove il classico simbolino ?uomo in carrozzina? lascia ben sperare in un?accoglienza comoda. Con l?elevatore superiamo quei tre miseri, ripidi gradini che mi separano dal marciapiede. La carrozza è piena di gente, mi guardo intorno e mi accorgo che non mi hanno fatto salire dal lato giusto. Lo spazio a me riservato è proprio dalla parte opposta. La mia superleggera di ultima generazione non passa nel corridoio fra i sedili: devo scendere per risalire dalla parte opposta! Ma il tempo è il tempo e siamo già in super ritardo, si fa molto più veloce a scaricare e caricare a mano questa superleggera (con una persona sopra) come una valigia, vengo trasportata da una parte all?altra del vagone e il mio posto prenotato, per giunta, è occupato. Con difficoltà riesco ad entrare, il treno è un mezzo che le persone usano anche per traslocare da una città all?altra e i bagagli in certe occasioni possono essere davvero ingombranti. Aspetto, conquisto il mio posto, ok…panico finito, si chiacchiera, si scambiano opinioni, questo è il bello del treno? Dopo quattro ore e venticinque minuti arrivo a Torino Lingotto, la stazione dove ho richiesto il servizio per la mia discesa. Il treno si ferma proprio davanti al sottopassaggio e l?elevatore non riesce proprio a fare manovra ? non ci passa! Quindi? La soluzione, l?unica soluzione possibile? scarichiamo a mano! Mi sento un pacco con francobollo posta prioritaria, comunque sono di nuovo con le ruote per terra, ma la mia vita, forse, non è ancora salva. Adesso mi aspettano i binari, devo attraversarli velocemente per evitare di fare la fine di Willy il coyote quando insegue lo struzzo nella galleria del treno. Ci riesco, abbraccio mio fratello, viaggio di andata finito. Dopo due giorni, lunedì 9 gennaio alle ore 18.30, mi reco nuovamente alla stazione di Torino Lingotto per imbarcarmi sul treno delle 19.14 per Livorno Centrale: binario 6, treno 543, carrozza 4, posto prenotato 13, biglietto alla mano tassativamente obliterato: inizia l?avventura per tornare a casa. Il servizio di assistenza disabili con l?elevatore è attivo solo su alcuni binari, al binario 6 no! Il pacco postaprioritaria sulla superleggera di ultima generazione deve di nuovo rischiare di fare la fine di Willy il coyote per raggiungere la banchina n. 6 attraversando i binari, questa volta con qualche rischio in più: le tenebre mi avvolgono! Ci riesco, arriva il treno, mi caricano nuovamente a mano? ma che forza hanno questi Sansoni delle FS. Il treno è praticamente deserto, arriva subito il controllore che mi augura buon viaggio, quindi, lui è a conoscenza della mia presenza? penso. Mi tranquillizzo, ma dopo il primo sorriso e anche il secondo, forse pure il terzo, mi comunica che il bagno è rotto e che quindi se ne avessi bisogno…beh non ci vado. L?unica alternativa possibile che mi propone è quella di scendere e risalire in una delle stazioni intermedie del tragitto, ma sinceramente la cosa non mi entusiasma molto, il servizio ha evidenziato le sue manchevolezze nelle stazioni nelle quali lo avevo preventivamente richiesto, figuriamoci in quelle dove non sapevano neanche che sarei passata. Io ci provo, bevo poco così magari tengo fino a Livorno, e poi, la carrozza è vuota e sono in possesso di una bottiglietta di plastica. Ci sono riuscita, senza potermi spostare dal quadrato a me riservato, senza poter accedere al vagone ristorante, senza poter fare la pipì, senza vedere praticamente nessuno nel tratto da Genova a Livorno, sono arrivata?solo 20 minuti di ritardo. Quando arrivo in stazione, nella solitudine assoluta, la porta non si apre. Dopo alcuni minuti riesco a schiacciare l?apposito pulsante per la sua apertura, ci riesco con non poche difficoltà. Spero in questo modo che il personale di assistenza riesca a vedermi, ma non c?è nessuno?nessuno! Vi ricordo che io, in questo momento, sono all?interno della carrozza, non posso sporgermi dalla porta, non ho la visuale della banchina: panico! Cerco di immaginare a quale delle stazioni successive riuscirò a scendere, Grosseto, Roma. Ma è proprio in quel momento che vedo Alessandro, il mio compagno, e che compagno, compagno in tutto, pensate che anche lui è dotato di una superleggera di ultima generazione e dunque naturalmente non può far altro che aspettarmi al binario 1 perché l?ascensore della stazione viene chiuso alle ore 21.00 per ragioni di sicurezza. Ma la sua visione è solo per un attimo, un treno in arrivo in un binario intermedio si frappone fra noi. Comunque c?è, qualcosa farà! Sono interminabili minuti nei quali cerco di urlare per attirare l?attenzione e fortunatamente il fiato dei miei polmoni non va sprecato. Un casuale passante si è accorto di me. Lo prego di cercare il capotreno e ricordargli la mia presenza, e lui ci riesce. Dopo alcuni minuti arriva: ?Non mi ero dimenticato di lei? esordisce. ?Meno male? penso io, ?però si sarebbe potuto presentare anche poco prima dell?arrivo in stazione?. Nel frattempo Ale è al binario 1 che cerca inutilmente la Polizia Ferroviaria e discute col personale della stazione ottenendo solo un?ulcera nervosa e nient?altro?. Al binario 6 il capostazione e i colleghi sopraggiunti mi raccontano che il servizio di assistenza per disabili non è arrivato e non ne sanno il perché e che, inoltre, loro non possono prendersi la responsabilità di farmi scendere dal treno. Troppo rischioso, potrei farmi male e loro dovrebbero risponderne per aver fatto qualcosa fuori dalle loro normali mansioni. Comunque sono bravi i nostri cari ferrovieri e ingegnosi, lo fanno lo stesso, ma come cittadini non come dipendenti delle FS. Beh grazie, accetto di buon grado, anche perché il bagno non funziona e la notte forse è troppo fredda. Willy il coyote rischia la sua vita con l?ambito sogno di catturare la sua preda. Io non avevo nessuna preda da raggiungere e dunque, naturalmente, ho pagato il biglietto per il giro sulla giostra: 48_! In fede, Silvia De Maria


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