Famiglia

Torino, si va in comunità con papà e mamma

Don Fini e il Centro torinese di solidarietà aiutano a recupperare e reinserire giovani tossicodipendenti

di Redazione

Centro Torinese di Solidarietà
Indirizzo: via delle Rosine, 14
10100 Torino
Tel.: 011.8126910
Email: daltrav@tin.it
Presidente: don Paolo Fini
Scopo: recupero e reinserimento sociale di giovani tossicodipendenti con il coinvolgimento delle famiglie nei programmi di recupero
Data di nascita: 1983
Strutture a Torino: (3° livello, moduli educativi) via Saccarelli, 10
(Reinserimenti) Corso Casale, 396 e Strada di Superga, 47
Centro Terapeutico S. Jacques – Località Torrazzo Mongardino (At)
Centro Terapeutico Notre Dame piazza S. Martino, 7 – Baldissero Canavese (To)
Centro Formazione Schweizer per personale medico e infermieristico specializzato nell?assistenza ai tossicodipendenti
via Mazzini, 34 – Torino
Internet: www.cfschweitzer.org

Fino a quando una persona non confronta se stessa negli occhi e nel cuore degli altri scappa?. Così don Paolo Fini, fondatore e guida spirituale del Centro torinese di solidarietà (Cts in sigla), prova a definire il dramma che vivono i giovani tossicodipendenti che, dall?ormai lontano 1983, bussano alla sua porta a Torino. La sede di prima accoglienza dell?associazione è a pochi passi dalla Mole Antonelliana, oltre a questa il Cts ha a disposizione altre quattro strutture a Torino, una ad Asti, una vicino ad Ivrea e tre comunità residenziali.
Nel centro fondato e gestito da don Paolo lavorano ben 72 dipendenti e, attualmente, sono accolti 250 ragazzi. Alcuni dei giovani sono ospitati assieme ai loro familiari che stanno facendo con loro i programmi riabilitativi.
A pochi passi dalla sede del centro di prima accoglienza ci sono i giardini di piazza Cavour che ospitano indifferentemente i giochi dei ragazzi del quartiere e gli spacci frettolosi di droghe, leggere e non. Don Paolo è accigliato, quando espone con lucidità la sua ricetta per aiutare le vittime di questa emergenza sociale, i tossicodipendenti che vogliono uscire dalla schiavitù della droga e le loro famiglie, in difficoltà ad affrontare da sole questa tragedia.
«Il nostro percorso educativo ha subito negli anni molte trasformazioni, ma» sostiene don Paolo Fini spiegando la sua attività di coordinatore nel recupero dei tossicodipendenti a Torino e in Piemonte, «non è mai cambiata l?impostazione cardine: la ricerca di un senso dell?esistenza per chi vuole veramente lasciarsi alle spalle questa terribile esperienza passa solo attraverso l?incontro con i valori spirituali che ci sforziamo di proporre qui». Tra i valori di riferimento vanno annoverati, prima di tutto, la consapevolezza di esistere per sé e per gli altri: l?essere sincero e solidale con il prossimo, infatti, aiuta a diventare responsabile, a capire cos?è il perdono, la dignità, la nonviolenza. «Il nostro interlocutore, all?inizio, è scosso e fragilissimo. Noi», continua don Paolo, «gli insegniamo ad accettarsi perché deve capire l?errore fatto: drogarsi è una forma di autolesionismo e distruttività». E nelle comunità del Cts, come del resto in tante altre realtà simili, esistono delle ?regole? che sono la spina dorsale della vita comunitaria. Innanzitutto i giovani ospiti vengono predisposti a una vita sobria e cosciente, per tenerli lontani dal pericolo delle ricadute o anche dall?uso di alcolici o al ricorso a modi violenti, fisici e verbali. «Da noi», precisa il fondatore del Cts, «il metadone è utilizzato solo se necessario, assieme al recupero personalizzato. Qui pretendiamo che il tossicodipendente impari a convivere con se stesso, con gli altri e con la propria storia».
Tra le linee guida del Cts vi è la considerazione della necessità di riattivare la capacità educativa e propositiva dell?istituto familiare e della rete positiva amicale, messe in crisi dalla tossicodipendenza. Per fare ciò sono formati dei gruppi di auto aiuto, che favoriscono la rinascita delle relazioni educative nella famiglia dell?ex tossicodipendente e aiutano il suo successivo reinserimento nella società.
Tra le attività dell?associazione vi è anche un lavoro di tipo rieducativo rivolto a un centinaio di detenuti del carcere delle Vallette, svolto attraverso il programma Arcobaleno. «Per il reinserimento», sottolinea don Paolo, «è sempre più importante, oltre al programma riabilitativo che cura la formazione della personalità, lo sviluppo delle capacità lavorative e l?apprendimento sociale. A questo obiettivo potrebbero dare maggior disponibilità piccoli e medi imprenditori e gli artigiani».
Al Cts si guarda con attenzione a quanto si muove nel mondo del Terzo settore soprattutto in riferimento alla necessità di favorire la sussidiarietà orizzontale dato che oggi, la maggior parte dei fondi del non profit arriva dallo Stato e in minima parte da donazioni e liberalità, «è la coscienza sociale di tutti i soggetti, pubblici e privati», conclude don Fini «che va promossa per aumentare il livello delle risorse professionali, economiche e finanziarie per queste attività».

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