Economia

Torino, quindici ragazzi che “si fanno in tre” per l’articolo 4

Dopo la fortunata esperienza come gestori dell’ Imbarchino sul Po, un gruppo di ragazzi si è reinventato con una Cooperativa Sociale. Obiettivo: finanziare nuovi luoghi di aggregazione con l’Azionariato Popolare.

di Redazione

Hanno dovuto cambiare casa, ma l’entusiasmo è quello dei pionieri che battono sentieri ancora poco trafficati. Il gruppo che ha gestito negli ultimi cinque anni l’ ”Imbarchino del Valentino” –storico locale torinese che si affaccia sul Po- riparte dall’Azionariato Popolare Cooperativo. La sfida di questi quindici ragazzi ha un nome: Cooperativa Sociale Articolo 4. Per il momento sono già tre i progetti a cui hanno dato vita, tutti a Torino : Cooperativa Gelateria Naturale di San Salvario (già attiva dalla scorsa primavera);  La Vetreria (inaugurata lo scorso 6 settembre), la cui attività è riassumibile nell’insegna  “Spazio d’Incontro, Musica e Relax. Free Co-Working, Eventi Culturali, Web Radio e Ristorante Popolare”; PANACEA Pane Autentico e Naturale Autoprodotto con Certificazione Etica e Ambientale (in via di realizzazione):  forno a lievitazione naturale per la produzione industriale di pane, nel quartiere “Barriera di Milano”.
 
La formula scelta per la gelateria, il ristorante e il panificio, è la seguente: sottoscrizione di un contratto di associazione in partecipazione, ogni socio azionista può versare una cifra compresa tra 250 e mille euro.  Sarà coinvolto attivamente nella gestione: otterrà sconti e agevolazioni e utili, ma soprattutto parteciperà ai consigli di amministrazione, dando il suo contributo di idee. Gli stessi conti verranno poi declinati in un Bilancio di Bene Comune, che dovrà misurare impatto sociale, ambientale, etico dell’attività. 
 
Francesca Mazzocca, una delle anime della Cooperativa, spiega come è nata l’idea dell’Azionariato: «È una tecnica diffusa poco in Europa, molto in Sud America. A livello europeo, ad esempio, il Real Madrid e il Barcellona –con una formula molto lontana dalla nostra, perché in quei casi l’intento è fare profitto- sono squadre ad azionariato popolare. In Italia ci sono pochi esempi in questo senso (ad esempioModena e  Napoli). Quindi non ci siamo inventati niente, abbiamo semplicemente adattato alla nostra forma giuridica queste esperienze. Ci ha aiutati  Lorenzo Vinci, consulente di Banca Etica: nell’ultimo anno e mezzo grazie al suo ausilio ci siamo focalizzati, cercando gli azionisti. 
 
Una ricerca che sta dando ottimi frutti: «Abbiamo avuto una buona risposta da subito. Molti ci conoscevano già -perché all’Imbarchino ci siamo fatti valere- però non ci aspettavamo un feedback così positivo. Per la gelateria abbiamo già 20 azionisti; la Vetreria –che è una struttura più grande- ne conta 35. La maggior parte di loro propone quote da mille euro. Nel caso della Vetreria, c’è chi ha comprato tre quote. La forneria Panacea è l’ultimo progetto che abbiamo allestito, stiamo ancora cercando azionisti». 
 
Risultati che vanno al di là delle più rosee previsioni: «Semplicemente le persone vedono il progetto e chiedono di sostenerlo. Naturalmente i primi a volerci appoggiare sono stati amici e parenti, ma poi li hanno seguiti a ruota mamme, coppie e molti giovani. Questi ultimi, per forza di cose, non possono permettersi più di 250 euro di quota azionaria. Però mettili insieme, mattone su mattone, diventano cifre significative».

Un’idea così ben avviata stuzzica l’appetito di chi ha maggiori disponibilità economiche. «Però noi abbiamo fatto una scelta etica: non accettare i contributi sostanziosi dei privati. Ci hanno proposto addirittura 30.000 euro, e infatti ci siamo beccati le reprimende dei nostri cari per aver rifiutato l’offerta. Ma ricordate i CCCP, no? Come loro, siamo “fedeli alla linea”. Ecco, abbiamo scelto di essere fedeli alla forma dell’azionariato popolare. Una strategia che, alla lunga, è destinata ad essere vincente. E d’esempio per chi in futuro vorrà seguire le nostre orme». Ciò non toglie, comunque, che è intenzione della Cooperativa allargare il raggio degli azionisti: «La gente di San Salvario si è affezionata alla gelateria, la considerano ormai cosa loro. Però abbiamo scelto di accogliere offerte azionarie anche fuori dal quartiere». 

Ma qual è il valore aggiunto di questa triplice esperienza che stanno portando avanti? «Sono luoghi di aggregazione creati dove uno meno se l’aspetta. La gelateria ad esempio è in una zona ancora non riqualificata, con molti immigrati; Panacea è nel fulcro di Barriera Milano, già di per sé quartiere ostico: dopo una certa ora c’è una sorta di coprifuoco –nel senso che la legge non lo impone, ma i residenti preferiscono starsene a casa per non avere grane». 

Dunque le cose vanno per il meglio. Anche se un pezzo di cuore, questi ragazzi, lo hanno lasciato all’Imbarchino, esperienza esaltante per molti versi: «Abbiamo fatto grandi cose, sono stati cinque anni stupendi. L’Imbarchino, non dimentichiamolo, prima del nostro arrivo era un luogo di spaccio, veniva trascurato questo aspetto dalle precedenti gestioni. Grazie al nostro lavoro lo abbiamo “ristrutturato”, rendendolo unluogo vivibile anche per la mamma che fa una passeggiata col bambino. Non c’era più bisogno di addetti alla sicurezza, abbiamo favorito un clima che favoriva dinamiche relazionali.

Purtroppo, in seguito a un nuovo bando per la concessione del locale, non siamo riusciti a far valere i nostri diritti e ci hanno tagliati fuori dal progetto. Dispiace, è naturale, però come si è visto non siamo gente che rimane con le mani in mano».

Protagonisti di una piccola rivoluzione. Semplicemente, applicando alla lettera l’art.4 della nostra Costituzione: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".
 


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