Volontariato

Torino: piazza Castello diventa piazza Romania

Evento per il primo vertice congiunto dei Governi italiano e romeno

di Redazione

«Vogliamo mostrare la somiglianza fra le nostre due culture, le nostre tradizioni, le nostre lingue. Vogliamo che venga trasmesso il messaggio che i romeni che sono a Torino e in Italia sono portatori di questa cultura e il sostegno dell’amministrazione comunale dimostra che c’e’ una grande disponibilita’ a stringere rapporti nell’interesse della buona integrazione dei miei connazionali. E sono sicuro che ci sara’ un’ampia partecipazione da parte dei torinesi». E’ quanto ha sottolineato il console romeno a Torino, Petru Litiu, presentando ‘Piazza Romania‘, l’iniziativa di diplomazia pubblica promossa dal Governo romeno, in occasione del primo vertice congiunto dei Governi italiano e romeno che si terra’ a Roma il 4 ottobre, che ha scelto Torino come una delle due sedi insieme a Milano della manifestazione che vuole essere una vetrina delle tradizioni e della cultura della comunita’ straniera piu’ numerosa del capoluogo piemontese, dove i romeni sono circa 42mila, quasi la meta’ di tutti gli immigrati presenti sotto la Mole. L’appuntamento a Torino e’ per domenica in piazza Castello, dove per tutta la giornata si susseguiranno appuntamenti istituzionali, mostre, spettacoli, concerti, come quello dell’Alexandru Balanescu Quartet, e dove non mancheranno artigiani arrivati dalla Romania a presentare il meglio della produzione di quel Paese. ‘

«Per noi e’ un onore – ha detto l’assessore comunale alle politiche per l’integrazione, Ilda Curti – che il Governo romeno abbia scelto la nostra citta’ e abbia voluto regalarci un’iniziativa come questa che e’ rivolta non solo ai cittadini romeni che vivono a torino ma a tutti i torinesi, un grande regalo soprattutto per noi. E il fatto che si svolga nella principale piazza della citta’ e’ la dimostrazione della volonta’ di essere parte di una comunita’. L’integrazione – ha concluso -avviene attraverso percorsi di cittadinanza attiva e vorremmo che, come e’ sempre stata, anche questa volta Torino fosse una citta’ laboratorio, in questo caso di integrazione».


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