Formazione

Torino laboratorio di nuova scuola

Un progetto pilota in due istituti della città: studenti, insegnanti e genitori hanno messo a punto idee per cambiare gli spazi all’interno dei due edifici. Ora le loro idee verranno attuate grazie ad un bando aperto a studi di architettura, sostenuto da due fondazioni

di Giuseppe Frangi

Il cantiere della scuola di domani come cantiere partecipato. È il percorso realizzato a Torino, dove le scuole medie Enrico Fermi, di Piazza Giacomini nel quartiere Lingotto, e Giovanni Pascoli, di Via Duchessa Jolanda nel quartiere Cenisia, sono state scelte per un progetto innovativo sostenuto da Compagnia San Paolo e Fondazione Agnelli.

“Torino fa scuola, nuovi spazi per l’apprendimento” è il titolo del progetto arrivato in questi giorni a un passaggio importante: la fase “istruttoria” realizzata attraverso l’ascolto di tutte le componenti della scuola, sotto la guida di una pedagogista e un architetto. Si è trattato di un lavoro molto approfondito che ha portato a immaginare le linee di una scuola “ideale” sulla quale mettere al lavoro gli architetti che risponderanno al bando promosso proprio in questi giorni: gli architetti che concorrono troveranno, dunque, nel lavoro svolto per un anno intero con le due comunità scolastiche spunti e linee guida per costruire soluzioni fortemente innovative, ma realistiche ed effettivamente fruibili.

«Il percorso di co-progettazione è stato molto motivante e stimolante», spiega Laura Di Perna, dirigente scolastica della Pascoli. «È stato un punto di forza del progetto perché ci ha consegnato una scuola che si concepisce come comunità». Come sono state scelte le due scuole? «C’era bisogno di due istituti di dimensioni non grandi e in quartieri che avessero complessità di carattere sociale», spiega Giuseppina Fusco, dirigente della Enrico Fermi. «Inoltre questo non è un progetto per ricostruire scuole, ma per innovare edifici ancora in buono stato per quanto non nuovissimi: e noi facevano il caso giusto».

Altro fattore decisivo, l’adesione dei rispettivi dirigenti scolastici ad un percorso utile, a tratti entusiasmante, ma anche laborioso. Che cosa è emerso da questo percorso ora arrivato a conclusione? «Tutti i soggetti hanno espresso una concezione nuova dello spazio didattico», spiega la preside del Fermi. «Le indicazioni vanno nella direzione di una maggiore flessibilità e anche apertura degli spazi stessi». La scuola che gli architetti ora dovranno riprogettare alla Fermi sarà organizzata per aule disciplinari, con gli studenti che si muovono e gli insegnanti che invece restano in spazi attrezzati per le rispettive materia. La scuola verrà così organizzata per cluster, insieme di aule che i ragazzi condividono. Altra esigenza condivisa da tutti i soggetti coinvolti nel percorso è stata quella di una scuola aperta al contesto. «È stato indicato da tutti la necessità di investire sulla biblioteca, con possibilità di accesso diretto dall’esterno per permettere orari di apertura più ampi rispetto all’orario scolastico», spiega la preside Fusco.

Diversa invece la prospettiva della scuola Pascoli, che è in un edificio storico e quindi che poco si presta a “ribaltoni” architettonici. «Sono emerse delle priorità chiare», racconta la preside Di Perna. «La prima è l’idea di benessere, che significa che il ragazzo e il suo processo di crescita è al centro delle strategie. Nel nostro caso si tratta di proposte di riqualificazione degli ambienti: è stata avanzata ad esempio l’idea di zone strutturate per gli intervalli, visto che non abbiamo un cortile, di investire sulla biblioteca come luogo di studio di gruppo oltre che di lettura: cioè socializzazione e conoscenza. Interessante anche la proposta per valorizzare i grandi corridoi: attraverso arredi e illuminazione farne luoghi dove esporre e condividere lavori fatti in classe. Sono tutti cambiamenti che vanno ben aldilà del restyling e obbediscono ad un desiderio di cambiare il modo di fare didattica».

Punto fermo di Torino fa scuola è quello di proporre modelli replicabili: processi di riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico replicabili in tutto il Paese. «Per questo abbiamo scelto di occuparci di edifici esistenti e non di edifici nuovi», spiega Antonio Gavosto direttore della Fondazione Agnelli.

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