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Torino, fanno la “festa” a Bonanni

Fischi e fumogeni, aggressione organizzata alla festa del Pd

di Franco Bomprezzi

Dai fischi (a Schifani) ai fumogeni (a Bonanni) il passaggio è breve e veloce, il teatro è sempre la festa nazionale del Pd a Torino, e si capisce che, oltre all’offesa personale a Bonanni e alla democrazia, è il partito di Bersani a uscire ammaccato da questi episodi di contestazione organizzata. I giornali di oggi segnalano con ampiezza l’episodio di ieri e lo commentano.

All’aggressione a Bonanni, il CORRIERE DELLA SERA dedica la falsa apertura con tanto di foto sotto il titolo “Fumogeni e urla contro Bonanni. Contestazione violenta alla festa del Pd”). I fatti in breve: Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni è stato duramente contestato alla festa nazionale del Pd in corso a Torino. L’episodio segue di poche ore la contestazione riservata al presidente del Senato Renato Schifani. Bonanni è stato anche colpito di striscio da un fumogeno. «Sono turbato, ora tutti devono riflettere», ha dichiarato il leader del sindacato cattolico. Fra i contestatori pare che ci fossero alcuni esponenti dei centri sociali. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha parlato di «squadrismo». I servizi interni coprono le pag 2 e 3. “Fumogeni su Bonanni. Il pd critica la questura” è il titolo di pag 2 in cui si dà conto di una telefonata di Enrico Letta alla questura in cui si lamentava del fatto che alla festa fossero stati fatti entrare fumogeni e bengala. Nel titolo di pag. 3 invece  Bonanni dice: “«Fuoco sul giubbotto, potevano rovinarmi»”. E aggiunge: «Con questa gente non si può parlare. Chi fa queste scelte ha superato il dosso della dialettica e del confronto politico. Quelli del Pd? Vittime come me. Non hanno nulla a che fare con i centri sociali». Un tasto su cui batte anche il sindaco di Torino Sergio Chiamparino: I centri sociali? «Sono realtà che esistono da anni in tutte le grandi città italiane ed europee. Dal punto di vista politico queste persone vanno isolate, cosa che peraltro facciamo non offrendo loro alcuna sponda». In una breve infine il CORRIERE  addebita il lancio del fumogeno proprio a un’attivista del centro sociale Askatasuna di Torno. Sul caso si intrattiene anche l’editoriale di Dario Di Vico (“La cultura del conflitto da sconfiggere subito”): «…Pur sottolineando tutta la gravità dell’aggressione a Bonanni sarebbe però un autogol trarne la conclusione che siamo entrati automaticamente in un nuovo autunno rovente…I lavoratori sono seriamente preoccupati del futuro dell’occupazione , ma non sembrano ammaliati dalla cultura del conflitto…». 

In prima pagina, box centrale, su LA REPUBBLICA “Festa Pd, assalto al palco di Bonanni”, sotto una foto dei fumogeni che invadono il palco di Torino. tre le pagine dedicate. La 12 e 13 contengono la cronaca e le voci dei protagonisti. “Festa Pd, fumogeni contro Bonanni. Bersani: Un attacco squadrista” di Federica Cravero, «un fumogeno colpisce il segretario della Cisl Raffaele Bonanni e gli incendia il giubbotto, pochi giorni dopo i fischi che avevano disturbato l’intervento del presidente del Senato, Renato Schifani. Secondo episodio di un’escalation di violenza che ha come teatro la Festa nazionale del Pd». In taglio basso il racconto dello stesso Bonanni: “Volevano farmi male, ecco cosa succede quando si alzano i toni”: il danno è solo al giubbotto ma «poteva andare molto peggio, hanno mirato per farmi male» e ancora «queste espressioni violente, così lontane dal dialogo e dal confronto, si infiltrano e trovano spazio quando anche all’interno delle forze democratiche, e lo dico anche agli amici della Cgil, si alzano i toni e alla contrapposizione dialettica e democratica si sostituisce la criminalizzazione dell’avversario». Nella pagina a fianco Paolo Griseri firma “Anche nel centrosinistra si vuol zittire l’avversario ma così imitiamo Pdl e Lega” in cui Sergio Chiamparino secondo il quale “vince troppo spesso la pancia anche tra di noi”. Infine a pagina 31 il commento di Michele Serra “Diritto di parole” in cui il giornalista spiega «Un fumogeno, corredato da una batteria di urla e insulti, lanciato addosso al “sindacalista traditore” Raffaele Bonanni nel tentativo (riuscito) di impedirgli di parlare alla festa del Pd di Torino. Per evitare di spendere parole troppo scontate e troppo azzimate, partiamo dalle motivazioni de gli aggressori, ragazzi dei centri sociali: “Riteniamo inaccettabile invitare alla Festa del Pd un personaggio come Bonanni, che dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori”. Impressionante riuscire a concentrare in una sola frase, e in un solo gesto, una così deragliante prepotenza». Dopodichè un elenco molto interessante di “appunti” ai manifestanti. «La festa del Pd è organizzata dal Pd, che come è ovvio invita chi ritiene più opportuno. Se uno non gradisce il cast degli oratori, va da un’altra parte» senza dimenticare in ogni caso che l’educazione e la civiltà non sono optional. Poi sottolinea che «Un dibattito pubblico nel quale tutti siano d’accordo non è solo una contraddizione in termini (i dibattiti riescono utili, e interessanti, solo se tra posizioni difformi). È anche un insulto all’intelligenza, un rituale conformista, rassicurante solo per chi ha la necessità piccolo borghese di sentirsi sempre d’accordo con chi è sempre d’accordo con lui». Serra poi chiarisce che «Bonanni rappresenta milioni di lavoratori iscritti al suo sindacato. Spetta a loro e solo a loro, qualora lo decidessero, dargli la patente del “traditore”». Infine l’esito più scontato di un gesto simile, infatti «a gongolare per l’episodio torinese (che si somma alla contestazione, meno incivile ma ugualmente sgradevole, a Schifani) sono da un lato gli aggressori che possono compiacersi delle proprie gesta; dall’altro quelli della curva opposta, come il ministro Sacconi al quale non è parso vero scaricare sulle spalle del mitissimo (fin troppo) Pd la responsabilità dell’accaduto».  

 “Altro che festa democratica. Aggredito Bonanni” è il titolo-commento del GIORNALE che al di là della cronaca analizza «La contestazione con il lancio del fumogeno è  un episodio che non avviene per caso. Infatti Bonanni è a favore dei contratti di lavoro aziendali  basati sulla produttività. La Cgil è contro. E essa ieri ha avuto l’appoggio del responsabile economico del Pd Fascina che ha commentato negativamente la denuncia da parte di Federmeccanica e della Confindustria del contratto dei metalmeccanici che vietava contratti aziendali come quello basato sulla produttività che Marchionne propone per la Fiat. La Cisl e la Uil sono favorevoli. Il Pd si dissocia dall’atto violento, ma non dalla Cgil o dalla Fiom. Il candelotto contro  il pacifico Bonanni indica che la divisione è netta. E che la politica centrista montezemoliana di un colpo al cerchio e uno alla botte è finita».

«Il fumo e l’arrosto» questo il titolo del corsivo che IL MANIFESTO dedica alla contestazione a Raffaele Bonanni. «(…) Alcuni giovani dei centri sociali torinesi non si sono limitati a gridare “venduto”. Hanno impedito al segretario della Cisl di parlare. Un gesto stupido che rovescia persino il fine che forse i contestatori si erano dati: condannare e isolare una pratica sindacale (…) Così si è santificato “l’avversario”, costruendogli intorno una solidarietà più ampia del consenso alle sue politiche. Tutti devono dire la loro liberamente ha giustamente commentato il segretario della Fiom Maurizio Landini (…) Quel fumogeno è stato lanciato più che contro un simbolo conto una persona, e questa è una logica insopportabile (…) Quel fumogeno, poi, rende più difficile difendere il sacrosanto diritto di critica e di contestazione. Infine, fa tristezza che il più grande partito d’opposizione non riesca a gestire neanche le sue feste». La cronaca di quanto successo è relegata in un pezzo a piè di pagina 4 dove prevalgono le prese di posizione. 

Alla vicenda Bonanni IL SOLE 24 ORE dedica un fondo in prima a firma del vicedirettore Alberto Orioli dal titolo “Il fumogeno non coprirà il coraggio dei riformisti”: «Raffaele Bonanni ha il torto  di essere un sindacalista che  firma le intese e le difende nelle assemblee. Anche di fronte a chi non è d’accordo.  Non sfugge la dialettica: crede  nei suoi argomenti, tenta di creare consensi anche quando l’aria si fa difficile. Ma di fronte all’intolleranza nemmeno un abruzzese tosto può far molto. L’assalto al palco di Torino, mentre parlava di lavoro e diritti,  va condannato. Qualcuno,  anche dopo l’analogo episodio con il presidente del Senato Schifani  ha parlato di «tutela  del dissenso». Non c’entra un bel nulla:  il dissenso è enzima in  democrazia, ma tappare la bocca, insolentire,  farsi forte tra bulli è il contrario del dibattito. Né basta  a giustificare queste provocazioni  che anche i potenti usino in  questi giorni metodi spicci.  Non è copiando il peggio della  Casta che la piazza cambierà il paese. La violenza prima è verbale,  poi chissà. (…) La crisi ha fatto esplodere le contraddizioni dei partiti e delle  parti sociali: per tutti è ora di cambiare. Si vedrà come – e in che tempi – la politica uscirà dall’impasse. Si vede invece come  imprese e sindacati provano  a rispondere alla sfida. Sergio  Marchionne da manager globale, ponendo un problema di efficienza della contrattazione  rispetto alle esigenze di una competizione planetaria. Dove si sta solo se si produce a certi ritmi e a certi costi. (…) La svolta Fiat ha creato una nuova dimensione,  un “luogo geometrico dei punti di  conflitto” dove comporre la dialettica  sociale ed economica. L’importante è che tutti i protagonisti siano all’altezza e partecipi, anche la Cgil. (…) Ora toccherà a Susanna Camusso, che dalla Fiom viene, gestire la complessa partita dei rapporti tra Cgil e meccanici. Deve scegliere se restare incerta, mentre altri giocano la partita o se entrare in campo,  nel campo delle regole della produzione  globale, e imporre il proprio contributo,  senza certo rinunciare alla propria identità,  interloquendo con Confindustria e Federmeccanica.  È quello che auspicano i non pochi riformisti alla Fausto Durante che in Fiom militano da sempre con il coraggio  della buona volontà. È quello che suggerisce Cesare Damiano».

 AVVENIRE scrive in prima che il segretario della Cisl è stato aggredito  alla festa Pd di Torino al grido di “servo di Marchionne” nel sommario dell’articolo di apertura “Governo nella nebbia. Pd tra i fumi tossici”. L’episodio è descritto invece a pagina 9 da Gianni Santamaria, che dà conto anche della solidarietà bipartisan a Bonanni e della polemica sulla gestione dell’ordine pubblico a Torino:  «È la terza contestazione, dopo quelle a Franco Marini e al presidente del Senato Schifani, ed è la più violenta. Al segretario del Pd Enrico Letta tocca il ruolo che sabato scorso era toccato a Piero Fassino. Fronteggia il manipolo con il dito puntato ripetendo all’infinito: “Siete antidemocratici”. E anche “voi con noi non c’entrate”… Uno dei rappresentanti del collettivo che ha dato vita alla contestazione creca di motivarla così: “Riteniamo inaccettabile invitare alla festa del Pd un personaggio come Bonanni, uno dei principali artefici della cancellazine del contratto nazionale dei metalmeccanici”». Ma dal mondo sindacale il coro di condanna è unanime, e definita “inaccettabile” sotto ogni punto di vista sia da Angeletti ed Epifani, sia dal leader dei metalmeccanici Maurizio Landini. Evidenziata in un box la dura condanna degli imprenditori, mentre alla reazione del ministro Sacconi è dedicato il taglio basso. Secondo il ministro:«L’aggressione verbale e fisica a Bonanni è gravissima perché può rappresentare il ritorno di una stagione di violenza politica che l’Italia ha già conosciuto».

«Torino, aggredito Bonanni» è il titolo di apertura della prima pagina de LA STAMPA. Nel catenaccio: «Il leader della Cisl colpito di striscio da un fumogeno alla festa del Pd», l’occhiello: «Contestato dai centri sociali che gli hanno impedito di parlare. Arrestata una ragazza. Bersani: squadrismo». La notizia occupa quasi tutta la prima pagina, con una foto di un ragazzo dei centri sociali con in mano un fumogeno e un editoriale non firmato dal titolo: «Un paese prigioniero delle curve da stadio». Scrive il quotidiano torinese: «Nell’Italia degli ultrà, delle minoranze che sequestrano i diritti delle maggioranze, il confronto delle idee sta diventando impossibile. S’avanza una strana idea di libertà e di democrazia: non più il diritto di dissentire, criticare, contestare, sacrosanto in un sistema sano e ben funzionante, ma il diritto di impedire al tuo avversario di parlare». Un atteggiamento per cui «non si tratta più di giocare e cercare di vincere, l’importante è fermare tutto». Dopi i fatti di ieri: «E’ giunto il tempo di preoccuparsi di una convivenza possibile nella società, il primo passo parte ancora una volta dal linguaggio: sacrosanto condannare ora l’aggressione, ma ogni soggetto politico e sociale del Paese, al pari dei mezzi di comunicazione, farebbe bene a mettere da parte in fretta demonizzazioni e scomuniche. E’ tempo che si torni ad usare le parole per il significato che hanno, prima di trovarci a vivere davvero in uno stadio dove i tifosi ospiti devono arrivare scortati e il fumo dei bengala annebbia la vista». La notizia viene approfondita nelle prime quattro pagine interne, con interviste a Bonanni, «Ci hanno provato volevano farmi del male» dice il leader Cisl, e a Enrico Letta, «sembriamo un Paese sull’orlo della guerra civile», dichiara il vicesegretario dei democratici. Mentre «Sull’ordine pubblico è scontro fra il Pd e la questura». La difesa della polizia: «ci hanno chiesto loro un servizio “morbido”». A pagina 5, di taglio basso, Jacopo Jacoboni si occupa del «Ritorno del nemico», ovvero «lo spettro della piazza». L’atmosfera di ieri come quella degli anni Settanta? Rispondono Pansa, «sarà un’altra stagione di violenza», Luciana Castellina «è tutto diverso», lo storico Marco Revelli: «oggi è più pericolosa» e Valentino Parlato: «col Pci potevi litigare, col Pd neanche quello».

E inoltre sui giornali di oggi:

POLITICA
IL MANIFESTO – Ampio spazio viene dato alle ultime mosse politiche. L’apertura de IL MANIFESTO, infatti, è dominata da una foto di Bossi durante un comizio corredata dal titolo «Secesso». Il rimando alle due pagine interne riassume: «Babilonia o gioco delle parti, Bossi e Berlusconi non trovano l’accordo. Il leader leghista punta al voto subito e minaccia la marcia di 10 milioni di padani a Roma. Il Cavaliere teme il trappolone e prende tempo (“no a elezioni, devo governare”). Fini lascia il Pdl e si iscrive a futuro e Libertà», al presidente della Camera è poi dedicata la vignetta di Vauro intitolata «Boia chi molla» con la caricatura di Fini ancorato alla sedia che nella nuvoletta dice «Boia chi molla!».

ISLAM
AVVENIRE – “Corano, un rogo che indigna” è il titolo in prima pagina che annuncia i servizi di pagina 4, tutta dedicata alla provocazione del pastore battista Terry Jones, che l’11 settembre intende bruciare copie del Corano. L’altolà del mondo intero non ferma quello che il ministro della Giustizia americano ha definito “Progetto idiota”. Al Palazzo di Vetro dominano “indignazione e ansia”, mentre i Fratelli musulmani avvertono: “Per noi equivale a una vera dichiarazione di guerra”. In un’analisi Camille Eid spiega il perché: «Il rogo progettato dal pastore Terry Jones offende doppiamente la sensibilità dei musulmani. Contrariamente ai Vangeli, il Corano non è considerato dai fedeli di Maometto come un testo “ispirato”, bensì la parola di Dio nel senso più letterale del termine».

IMMIGRAZIONE
IL SOLE 24 ORE – “Rimpatrio anche per i cittadini Ue” è il titolo di un articolo di Marco Ludovico a pagina 32. «Non espulsioni sulla carta, ma rimpatri effettivi. Per i cittadini comunitari  residenti in Italia  e privi, dopo i primi tre mesi di soggiorno, dei requisiti di reddito,  il rischio di tornare nei paesi  di origine comincia a farsi concreto. Riguarda, per esempio,  molti rom cittadini Ue, che finora era impossibile espellere proprio perché appartenenti all’Unione. È invece l’obiettivo del Dl allo studio del ministero dell’Interno: varare alcune delle  stesse norme definite in un decreto legislativo proposto nel 2008 – si era appena insediato  l’ultimo governo Berlusconi – e poi fermatesi per lo stop di Bruxelles. Soprattutto, nelle prospettive del Viminale, non si tratterà di un’espulsione formale  con un foglietto di via e poi chi si è visto si è visto. Al contrario,  la norma in fase di definizione  appare concreta: se dopo i primi tre mesi di soggiorno – ne ha diritto chiunque – vengono  a mancare, o comunque non ci sono, le condizioni minime per poter vivere, vale a dire un reddito e un’abitazione, il Viminale  ha tutta l’intenzione di riportare  l’interessato nella nazione  d’origine, con un volo aereo  o con altri mezzi di trasporto.  Rimpatri che saranno fatti a gruppi e che faranno gridare l’opposizione alla deportazione.  Ma se Maroni otterrà l’ok dalla Ue – forte dell’intesa con il presidente francese Nicolas Sarkozy – il testo passerà anche in Parlamento». Un’idea alla Sarkozy che però il SOLE in uno dei suoi commenti anonimi a pagina 14 boccia come “La demagogia a portata di rom”: «La questione rom è sicuramente  un problema. Ma affrontarlo, dopo oltre due anni di governo, con un decreto d’urgenza che prevede l’espulsione dei cittadini comunitari può dare l’impressione di un’ansia da elezioni più che di buona politica. Nicolas Sarkozy, che ha preceduto Maroni su  questa strada, ha ricevuto critiche in  tutta Europa e non è stato neppure premiato  dai sondaggi. Perché seguirne l’esempio?».

NEOCOLONIALISMO
IL MANIFESTO – Un’intera pagina è dedicata al «grande business della corsa alle terre». L’articolo è dedicato al fatto che ora «La Banca mondiale mette in guardia contro l’accaparramento di aree agricole nel sud del mondo da parte di gruppi esteri. “Mette a rischio la vita dei contadini poveri”. L’istituzione, che aveva inizialmente appoggiato questo tipo di pratica, ora stabilisce un codice di condotta per gli investitori ed esorta i governi a rendere pubblici i termini degli accordi». In una colonna si fanno alcuni esempi di “land grabbing” che si sta estendendo a tutto il mondo ma che colpisce soprattutto i paesi africani. Si fanno tre esempi: Etiopia (i principali beneficiari del leasing dei terreni sono indiani e sauditi); Sud Sudan dove i terreni verrebbero acquistati da ex agenti Cia oggi nel Cda della Jarch Capital legata alla Jmg che ha acquistato 800mila ettari di terreno, infine, il Madagascar dove nel 2008 il presidente aveva concluso un accordo con la Daewoo per un leasing di 99 anni relativo a 1,3 milioni di terra coltivabile per produrre bio-carburante, ma le proteste scoppiate hanno fatto cancellare l’accordo dopo la deposizione del presidente.

CONGO
AVVENIRE – In prima pagina anche il mea culpa dell’Onu sulle atrocità consumate in luglio e in agosto nel paese africano: “500 stupri. Non abbiamo difeso i civili”. A pagina 14 l’inchiesta parla del dramma del Congo. Gli abusi commessi dalle milizie ribelli Fdlr e Mai MAinelle province del Nord e Sud Kivu sono il doppio di quelli denunciati. Annunciata una nuova operazione in difesa delle popolazioni per arrestare gli autori delle violenze.

SALUTE
LA STAMPA – Titolo a pagina 17: «Intramoenia, una legge che divide». Il riferimento è all’attività privata che i medici del Servizio sanitario nazionale, «in misura del 95%», svolgono all’interno delle mura dell’ospedale. Dopo i fatti di Messina, «dove una donna è morta per una lite scoppiata in sala parto tra il medico privato e il medico pubblico di turno», il ministro Fazio pensa a cambiare l’attuale legge: «Così com’è è poco limpida», ha detto ieri. Protestano i medici: «Il caso di Messina non sia una scusa per bloccarla con interventi riduttivi».

BANDI
ITALIA OGGI –  “Basta con gli aiuti a pioggia il Sud”. Il giornale dei professionisti approfondisce il decreto che regola i nuovi bandi per l’innovazione del ministero dello sviluppo su risparmio energetico, industrializzazione dei progetti di ricerca e innovazione al Sud, accessibili solo da imprese in regola. Secondo ITALIA OGGI, «arrivano finanziamenti mirati, tempi d’istruttoria serrati e verifiche approfondite sulla sostenibilità degli investimenti e sulla solidità patrimoniale di chi li propone». Saranno finanziati progetti  dai 1,5 milioni di euro in su. Il budget è di 500 milioni di euro. Il richiamo alla notizia è in prima pagina. Nella sezione Diritto e Impresa, ITALIA OGGI pubblica l’intervista con Gianluca Maria Esposito, direttore generale per gli incentivi alle imprese del ministero delle attività produttive, retto ad interim da Berlusconi, che spiega in modo chiaro e dettagliato le  tempistiche e i criteri di valutazione dell’assegnazione dei  fondi. 


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