Welfare

Torino e Bollate, due best practices. La cura e il teatro

di Redazione

Torino, i malati psichiatrici sono prima pazienti
Quando un detenuto, all’arrivo nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, viene sottoposto alla visita medica generale, se si evidenzia un disturbo mentale gli viene fatta una visita specialistica entro le 24 ore successive. Nei casi per i quali è necessario un monitoraggio continuo delle condizioni del paziente, c’è la presa in carico del detenuto da parte del Centro di osservazione psichiatrica, dove lavorano psichiatri e psicologi. È una assistenza, questa, purtroppo abbastanza rara nelle carceri, dove di solito i pazienti psichiatrici sono ricoverati nelle infermerie carcerarie o spediti negli Ospedali psichiatrici giudiziari. A Torino invece è dal 2001, con una convenzione tra direzione carceraria ed Asl, che il dipartimento di Psichiatria si occupa della salute mentale dei pazienti detenuti. All’uscita dal carcere, poi, al paziente vengono date le indicazioni terapeutiche necessarie per garantire una continuità d’intervento presso le strutture esterne.

Il pubblico paga per lo spettacolo in carcere
Il progetto «Teatro in-stabile» ha dato a Milano un nuovo teatro, in tempi in cui le sale teatrali chiudono, ma un teatro particolare, che ha sede dentro un carcere, quello di Bollate, aperto alla città con modalità anomale per una galera. E offre anche uno sbocco lavorativo ai detenuti che lavorano nella compagnia, come attori e come tecnici qualificati, grazie alla cooperativa E.s.t.i.a.. Il pubblico si prenota, paga normalmente e va agli spettacoli in carcere. Di questo “strano teatro” l’anima è Michelina Capato, attrice, regista, drammaturga, che racconta come a Bollate sia possibile lavorare con i ritmi della vita vera e spazi di libertà incredibili per un carcere: «Devo dire che la nostra fortuna è stata che accanto al luogo in cui proviamo, dentro al carcere, hanno aperto un Call Center, in funzione ogni giorno fino a mezzanotte, e dato che anche noi siamo una attività lavorativa e non ricreativa-culturale, intanto che sono aperti di là perché lavorano, siamo aperti anche noi perché lavoriamo, quindi ci sono investimenti, contratti, rischi: come qualunque teatro esterno, si fa un progetto annuale, si definiscono delle linee».

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.