Welfare

Torino diventa la capitale europea del Social Impact

Con la firma, questa mattina, del Memorandum of Understanding “Torino Social Impact” nasce un ecosistema votato allo sviluppo dell’imprenditorialità ad elevato impatto sociale ed intensità tecnologica nell’area metropolitana

di Lorenzo Maria Alvaro

Torino è una città speciale. Una città che può contare su un robusto sistema di competenze scientifiche e tecnologiche, un terzo settore che coniuga una consolidata vocazione sociale civile e religiosa con significative capacità imprenditoriali, un sistema industriale ancora fortemente caratterizzato dal saper fare e profondamente radicato nella società, una nuova generazione di incubatori e acceleratori sociali ed infine importanti capitali orientati all’impatto sociale. Ciò, grazie alla presenza di un sistema finanziario unico rispetto alla capacità di orientare gli investimenti alla missione di impatto sociale: fondazioni di origine bancaria, banche specializzate, fondi di investimento ad impatto sociale, filantropi.

Il recente rapporto presentato dalla Commissione Europea e da Nesta, “Digital Social Innovation”, misura a Torino una densità di progetti di innovazione sociale basati sulle tecnologie digitali inferiore solo a poche grandi capitali europee. Torino è stata la prima città italiana a organizzare un’iniziativa politica strutturata sull’innovazione sociale (Torino Social Innovation) ed è stata la città che più di tutte le altre in Italia ha saputo attrarre finanziamenti pubblici per l’innovazione sociale; ha inoltre catalizzato l’interesse e gli investimenti di importanti banche e fondi di investimento nel settore e ha prodotto imprese sociali che hanno sistematicamente primeggiato nelle competizioni europee. A Torino è nato il primo centro per l’innovazione sociale in Italia, Socialfare, e nel fulcro di un’ampia rigenerazione urbanistica, sostenuta da ingenti fondi europei, si sono insediati Open Incet ed Impact Hub, che rappresentano avanzati modelli di accelerazione d’impatto sociale. Grazie alla preesistenza di questo fertile sistema, Torino ha potuto attrarre, unica in Europa, l’insediamento del più importante think tank mondiale nel campo dell’innovazione sociale, Nesta.

«Non è un caso che abbiamo scelto di aprire la prima sede al di fuori del Regno Unito proprio in Italia e proprio a Torino», sottolinea il direttore di Fondazione Nesta Italia, Marco Zappalorto, «una città che si appresta a diventare il più importante polo nazionale e internazionale per l'innovazione sociale. Ci sono tutte le condizioni perché, in breve qui ci sia il punto di riferimento europeo su questi temi».

Ed è proprio da questa ricchezza e vivacità che nasce anche il Memorandum of Understanding – MoU Torino Social Impact” firmato questa mattina, presso la sede di Toolbox.

«Una proposta venuta dal basso che il Comune è stato capace di intercettare e sostenere», spiega l'assessore all'Innovazione del Comune di Torino Paola Pisano.

Ma in cosa consiste l'accordo? È un'alleanza tra istituzioni pubbliche e private per sperimentare una strategia di sviluppo dell’imprenditorialità ad elevato impatto sociale ed intensità tecnologica nell’area metropolitana.

La strategia è basata sull’idea che all’intersezione tra la storica vocazione all’imprenditorialità sociale della città, la densità di capacità tecnologiche sul territorio e la presenza di importanti investitori finanziari orientati all’impatto sociale, risieda una interessante opzione di sviluppo sociale ed industriale per la città. Tutto questo sfruttando la nuova generazione di innovatori, imprese ed investitori finanziari che si sta affermando, la cui capacità peculiare è produrre intenzionalmente impatti sociali positivi con la sostenibilità e la redditività economica e finanziaria delle loro iniziative. «Nel concreto significa saper trovare risposte e soluzioni a bisogni sociali emergenti, cambiando in modo significativo e permanente le condizioni di vita delle persone», aggiunge l'assessore.

Una scelta strategica nata dalla consapevolezza che le tante risorse della città, singolarmente, non garantiscono a Torino un posizionamento distintivo a livello internazionale, ma insieme e opportunamente combinate possono costituire un ecosistema difficilmente riproducibile in molte altre città europee.

«Vogliamo e ci serve un ecosistema per ragioni diverse», spiega Mario Calderini, ordinario di Economia e organizzazione aziendale al Politecnico di Milano e ispiratore di Torino Social Impact. «In primo luogo perché ci sono delle opportunità che sono legate ai bisogni delle persone che diventano anche opportunità di mercato e sviluppo solo quando si organizzano. E i bisogni delle persone si possono organizzare solo dentro ecosistemi. Perché, ad esempio, necessitano dei partnerariati complessi tra pubblico e privato. La seconda ragione è che ci sono un sacco di investitori in cerca di impresa che sappiano trovare soluzioni di finanza specializzata per le persone. Ma così come capita nel venture capital gli investitori investono prima nei settori che nelle imprese. Anche qui vogliono investire prima in un sistema che su un singolo progetto. Infine dal punto di vista politico e del rapporto con il pubblico è necessario avere un ecosistema organizzato perché è più facilmente promuovibile».

Il mercato degli investimenti ad impatto sociale a livello mondiale cresce a tassi rilevantissimi, circa del 25% tra il 2016 e il 2017. In Italia si registra, solo negli ultimi mesi, la nascita di numerosi fondi di investimento ad impatto sociale, promossi da fondazioni bancarie, dalla Cassa Depositi e Prestiti, da Invitalia e cofinanziati dal Fondo Europeo d’Investimento e dalla Banca Europa di Investimento; le principali banche italiane stanno ridefinendo le proprie strategie per includere prodotti e servizi orientati all’impatto sociale.

Nel campo delle infrastrutture sociali e della rigenerazione urbana si registra altresì un crescente interesse dei grandi operatori internazionali per modelli di intervento basati sull’impatto sociale, come dimostra la recente aggiudicazione dell’intervento nell’area dell’Expo.

A questo si aggiunge un contesto politico e normativo particolarmente favorevole. Il recentissimo lancio, a Lisbona, della iniziativa “Opening Up to a New Era of Social Innovation”, che inaugura una nuova stagione di politiche della Commissione Europea sull’innovazione sociale e la Legge del terzo settore, approvata dal Parlamento nei mesi scorsi, che oltre a introdurre la possibilità per le società di capitali di qualificarsi come nuove imprese sociali ed attribuire a queste ultime innovative opportunità nella scelta di forme di governance favorevoli alla strutturazione imprenditoriale, garantisce altresì rilevanti incentivi fiscali a privati ed istituzioni che intendano investire nella capitalizzazione delle stesse imprese sociali.

I promotori e firmatari del Memorandum Torino Social Impact sono il Comune di Torino, il Comitato per l’imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino, in rappresentanza di Politecnico di Torino, Università di Torino, Legacoop, Confcooperative, delle associazioni di volontariato e delle rappresentanze sindacali, la Compagnia di San Paolo, Nesta Italia, il Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino, Impact Hub Torino, Open Incet, Socialfare, Torino Wireless e gli incubatori universitari I3P e 2i3T. Tra i possibili prossimi firmataria c'è la Fondazione CRT perché l’adesione al MoU è aperta a tutti i soggetti che intendono contribuire all’iniziativa.

«Questo patto, che si fonda sulla partnership tra pubblico e privato, ci porta una visione collettiva e una strategia comune, che ci fa riconoscere all'esterno come una città intera che si muove su queste tematiche. La speranza e l'obbiettivo sono che l'innovazione generi un co-design progettuale che diventi calamita per investimenti e progetti dall'esterno. Le città devono parlare e fare rete tra loro. È questo l'orizzonte, e lo è a livello europeo», conclude Pisano.


I prossimi passi per Torino Social Impact prevedono, nei prossimi mesi il 15 dicembre il convegno organizzato da Nesta Italia, l’Università di Torino e dalla Città di Torino “Blockchain for Social Good”; il 30 gennaio la presentazione da parte del Comune del manifesto e del servizio di civic crowdfunding per il terzo settore e dei progetti ammessi al bando testing di Axto; il 12 febbraio la presentazione del piano operativo di Torino Social Impact e dei risultati dell’Osservatorio sull’Impresa e gli Investimenti ad Impatto sociale a Torino; il 30 marzo la presentazione della piattaforma web Torino Social Impact e delle risorse che i soggetti promotori intendono conferire per la realizzazione del piano operativo, insieme all’annuncio dei progetti ammessi nella linea di finanziamento del PON metro dedicata all’innovazione sociale.


Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.