Welfare

Torino, dalla Carta Sociale Europea alla spesa al mercato

La Carta fu firmata proprio sotto la Mole nel 1961. Ora in occasione del del Semestre Europeo è stata organizzata una due giorni per capire come attualizzare quel messaggio

di Redazione

«Ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall'emarginazione sociale». Così l’articolo 30 della Carta Sociale Europea, protagonista  della Conferenza di Alto Livello organizzata  in questi giorni a Torino, dove fu firmata nelle stesse date del 1961.

L’evento, realizzato in concomitanza con il semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea, riunisce i rappresentanti degli Stati membri e delle Istituzioni del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea per confrontarsi sull’attuazione ed il rilancio del sistema della Carta Sociale, facendo leva sulla sua missione di garante delle libertà e dei diritti fondamentali della vita quotidiana: la casa, la salute, l’istruzione, il lavoro, la tutela giuridica e sociale, la circolazione delle persone, la non discriminazione.

La lotta alla povertà è anche il tema della giornata internazionale del 17 ottobre e uno dei quattro ambiti di lavoro della Conferenza delle Organizzazioni Non Governative del Consiglio d’Europa organizzata nello stesso giorno sempre a Torino. Le principali ONG europee si confrontano su 4 temi, da cui derivare a fine giornata un documento ufficiale da presentare alla Conferenza di Alto Livello. Gli ambiti di lavoro riguardano la povertà delle famiglie e degli anziani, la sicurezza alimentare, i diritti dell’uomo, la lotta alla povertà.

Torino, come le altre città italiane, sta affrontando una crisi inedita, che da un lato apre spazi di povertà inaspettati e dall’altro trova risposte autentiche e concrete. Qui è attivo uno dei più interessanti Osservatori delle povertà e delle risorse, portato avanti dalla Caritas Diocesana dal 2005.   

L’Osservatorio per propria natura parte dall’ascolto del territorio, produce analisi e ricerche collaborando con le istituzioni, università, centri di ricerca, Caritas Italiana. Avvia progetti sul territorio per i bisogni dell'ogg, pensando innanzitutto alla promozione umana in tutte le sue forme. In questo senso Caritas sostiene le persone e le comunità locali per fronteggiare e superare i bisogni essenziali facendo sì che tutti possano portare attivamente il proprio contributo per realizzare una società giusta e promotrice di benessere collettivo.  Allo stesso tempo Caritas ha il compito di comprendere le dinamiche che causano i processi di impoverimento e prendere posizione presso i governi perché si passi dalle intenzioni alle azioni, attraverso le politiche. Per questa ragione in ogni Caritas diocesana c'è un Osservatorio delle Povertà e delle Risorse che aiuta la Chiesa locale e la società civile a leggere i fenomeni sociali.

Caritas si occupa di orientare l'attenzione delle comunità  ecclesiali e civili sulle varie espressioni di povertà e di emarginazione affinché si realizzino azioni che corrispondano ai veri bisogni delle persone.
Caritas Torino, accanto ai servizi tradizionali come il Centro di Ascolto, promuove azioni innovative che riguardano l'abitare (come Housing D'Horo), il cibo (come Terza Settimana), nuove forme di riutilizzo degli abiti usati (come Il Mantello), l'attenzione verso i padri separati (come Ancora Papà). Per quanto riguarda il settore dell’accesso al cibo, una buona pratica è rappresentata da un progetto attivo da un anno e mezzo a Torino. Si tratta di Fabene, attivo da un anno e mezzo al mercato di Piazza Foroni, grazie al quale chi compra al mercato è stimolato ad acquistare alimenti extra-spesa, a fine giornata quanto raccolto viene ridistribuito in bicicletta alle famiglie in difficoltà, che a loro volta restituiscono il favore in servizi per la comunità. Oggi coinvolge 60 commercianti coinvolti tra banchi del mercato e negozi, 2 tonnellate di cibo distribuito, 10 volontari e 20 famiglie beneficiarie.

«Il progetto è realizzato da una rete di soggetti locali che insieme si prendono cura del territorio sviluppando forme di economia di comunità», sottolinea Tiziana Ciampolini dell'Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Torino. «Michele e di Antonio hanno trovato lavoro grazie al progetto e sono due delle storie di nuovo lavoro. Solo due al momento ma con buone prospettive di poterne raccontare delle altre, Fa Bene sta diventando un sistema. Michele e Antonio, entrambi ultracinquantenni, entrambi formati alla logistica del mercato dal progetto, raccolgono cibo e consegnano i pacchi FA BENE. Diversa la loro storia: il primo ha una storia da ex senza fissa dimora in cui ha sviluppato competenze linguistiche perché ha girato il mondo, il secondo appena fuoriuscito dal mondo del lavoro, licenziato, insieme alla moglie, da una azienda in cui un ruolo di coordinamento amministrativo. Entrambi capaci e disponibili a rimettersi in gioco. Le loro storie non sono esattamente dei percorsi di inclusione sociale: il progetto dà vita ad una storia di coesione sociale, quella di un territorio che tira fuori le capacità dei suoi abitanti, le mette a sistema e dà vita ad un progetto in cui sviluppo sociale ed economico diventano azione di mutuo vantaggio».


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