Cultura

Tom Wolfe? Sembra più Borghezio che Melville

Recensione del libro "La bestia umana" di Tom Wolfe.

di Domenico Stolfi

E va bene, il politicamente corretto è (è stato?) una delle mode culturali più insulse degli ultimi vent?anni. Un mix lamentoso di bigottismo progressista, tribalismo fondamentalista, idiozia inquisitoria. Da qualche anno, però, il tiro a questo piccione teorico è diventato lo sport preferito di torvi falchi retrivi che, alle scemenze del politicamente corretto, hanno opposto altre scemenze uguali e contrarie. Questi ?machi? da operetta, diciamo la verità, hanno rispolverato i peggiori cliché reazionari, un cinismo estetizzante e un facile immoralismo da salotto per smontare, con la scusa del politicamente scorretto, il rispetto per le minoranze, i diritti sociali, il multiculturalismo e per poter berciare liberamente “sporco negro” o “le donne sono tutte troie” senza che qualche moralista si permetta di censurare la libertà d?espressione. Leggete l?ultimo libro di Tom Wolfe, La bestia umana (Mondadori, 17 euro). Con la scusa del dàlli al political correctness, il dandy in bianco si lascia andare a un?apologia della superiorità Usa, a una riabilitazione della guerra del Vietnam, del maccartismo, del colonialismo occulto e palese e di altre schifezze revisionate con uno zelo, da far invidia all?acribia storiografica del ministro Gasparri, messo in bello stile. E poi fendenti e sghignazzate su tutto ciò che è europeo. Tom Wolfe si sente un maestro della letteratura americana. Ma questa volta, sembra più un Borghezio qualsiasi che Melville.


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