da pag. 4
Vita: L’Europa è lontana: o no?
Toia: Lontana? Ma se il 75% delle leggi approvate dal Parlamento italiano derivano da direttive europee! Il punto è questo: lo Stato sociale si salva o si condanna a livello europeo. L’idea che ci sia una welfare community – con più o meno statalismo, lo decide il singolo Stato – dipende dall’Europa. È l’Europa che può dire «la crescita si fa anche risolvendo i problemi sociali», non con l’assistenzialismo ma con pari opportunità e inclusione.
Vita:Che effetti avrà nella prossima legislatura il suo rapporto sull’economia sociale?
Toia: Sono stufa di sentir parlare di economia sociale, di mercato e poi vedere che non si fa niente. Questo rapporto dice invece che cosa il Parlamento europeo pensa dell’economia sociale e cosa chiede alla Commissione di fare.
Vita: E che pensa?
Toia: Che l’economia sociale (non il volontariato, parlo del terzo settore che diventa impresa) ha un ruolo essenziale nell’economia europea ma manca di visibilità istituzionale e ha bisogno di condizioni legislative e operative adeguate.
Vita: Che cosa significa concretamente?
Toia: Nella prossima legislatura dovremo diffondere un’idea di economia e società più integrate: dentro il modello di mercato europeo deve starci l’impresa non profit, in modo paritario con il profit. Oggi si ragiona come se l’economia sociale fosse altro dal mercato: invece sono imprese che lavorano con il mercato, ma non per il mercato. Dobbiamo decidere: o sono eccezioni o sono parte del mercato ma hanno bisogno di regole che tengano conto della loro specificità.
Vita: Regole diverse per le imprese sociali?
Toia: Sì, perché in questo caso uguaglianza significa iniquità. Questo vuol dire anche modificare un po’ il diritto comunitario, per esempio sugli aiuti di Stato.
Vita: Quali sono i passi per realizzare questo obiettivo?
Toia: Primo, chiarirsi sulle definizioni: è un mondo diversificato, ci sono le associazioni, le fondazioni, le mutue, le cooperative? la fondazione è una cosa in Italia e un’altra altrove. Secondo, dare visibilità istituzionale a un settore che vale moltissimo – 2 milioni di imprese e 11 milioni di salariati – ma non ha visiblità istituzionale.
Vita: Vuol dire creare una lobby per il non profit?
Toia: Sì, non è una brutta parola: dovrebbe avere una delegazione nel dialogo sociale, la sede del confronto tra Commissione europea, industrie e sindacati. Ma anche valorizzandolo nella contabilità nazionale, per capire l’apporto che dà al Pil e all’occupazione.
Vita: E poi?
Toia: Modificare il quadro normativo e giuridico, creando uno statuto europeo per le associazioni, le fondazioni, le mutue e dandogli gli strumenti per lavorare in tutta Europa.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.