Non profit

Toh, chi si rivede: la partitocrazia

Le elezioni 2006 passeranno alla storia come quelle del trionfo della partitocrazia, una malattia che pensavamo fosse stata sconfitta.

di Riccardo Bonacina

Dunque, il nuovo parlamento ha debuttato venerdì 28 aprile. ?Nuovo?, si fa per dire, visto che, come indica una ricerca de Il Sole-24 Ore, la XV legislatura, quella che si è appena inaugurata, si caratterizza sin da subito come quella più anziana degli ultimi 20 anni. Gli over 50 alla Camera saranno il 61,1% e al Senato l?81,1%. Su 945 parlamentari tra Camera e Senato, nessun neo eletto under 30! La responsabilità, è certo di una legge elettorale che, come avevamo scritto lamentando la scarsa attenzione al sociale, ha consegnato il parlamento alle oligarchie dei partiti, ma anche di una classe politica intera, che al di là degli strilli sui giornali e nei salotti tv, ha visto in quella legge la possibilità di garantire la propria autoconservazione. Lo spettacolo, per dirla con Occhetto, è ancor più ?deplorevole? se si analizzano le professioni dei 945 eletti. A Palazzo Madama, i dirigenti e i funzionari di partito sono la categoria professionale più rappresentata con il 19,5%, ma se si conteggiano gli impiegati e funzionari delle pubbliche amministrazioni con l?1,8% si va oltre il 20%. Il record di dirigenti e funzionari di partito con il 21,4%, a cui aggiungere il 5,1% di impiegati e funzionari della pubblica amministrazione, trova il bis a Montecitorio. Si tratta di un record assoluto, almeno dal 1987 ad oggi! La quota di funzionari e dirigenti di partito è, ovviamente, più alta nell?Unione: rappresentano il 30,7% di tutti gli eletti alla Camera e il 27% di quelli al Senato. Ma se si guarda ai soli eletti dell?Unione le proporzioni naturalmente raddoppiano: oltre il 60% degli eletti alla Camera e oltre il 50% al Senato sono funzionari di partito. Quote che la dicono lunga su come siano state composte le liste, specialmente quelle dei Ds e di Rifondazione Comunista dove hanno trovato casa quasi tutte le nomenclature di partito. È curioso notare come sia cresciuto il peso degli apparati di partito anche dentro la Cdl nonostante la professione più rappresentata, in entrambe le Camere, sia ancora una volta quella degli avvocati. Questa deprimente fotografia può subire qualche piccola variazione perché alcuni deputati scioglieranno le loro opzioni (la scelta del Collegio) solo all?ultimo minuto. Correzioni che se potranno permettere di festeggiare almeno un neo eletto under 30, nulla cambieranno, invece, sul grado di autismo conservativo dei partiti che mai come in questa legislatura hanno potuto mettere le mani sulle istituzioni. Le elezioni 2006 passeranno alla storia come quelle del trionfo della partitocrazia, una malattia che pensavamo fosse stata sconfitta. I dizionari definiscono così la partitocrazia: «Degenerazione del sistema democratico, consistente in un?alterazione della natura dei partiti politici che da espressione della volontà dei gruppi sociali che compongono la popolazione divengono strumenti, di fatto solidali tra loro e quindi sottratti al controllo democratico, per l?occupazione delle istituzioni pubbliche e la loro utilizzazione a scopi diversi dalle finalità per cui sono sorte». Certo, i primi contrasti politici nell?Unione che hanno visto un segretario e un presidente di partito contendersi le massime cariche dello Stato ci dicono che forse siamo davvero ripiombati in un sistema partitocratico. Speriamo, ovviamente, di sbagliarci.


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