Mondo
Togo: un regime sotto pressione internazionale
Dopo il golpe costituzionale, il regime togolese costretto a fare passi indietro per via delle pressioni della Comunità internazionale
Forse siamo a una svolta. La prima da quando il 7 febbraio scorso, Faure Gnassinbgé ha preso la successione di suo padre, l’ex dittatore Gnassingbé Eyadéma (deceduto due giorni prima), con un colpo di stato costituzionale escogitato dall’esercito togolese, avvallato in via definitiva dal parlamento nazionale e condannato con fermezza dall’intera Comunità internazionale.
Ieri, le autorità del Togo non hanno escluso “un ritorno all’ordine costituzionale” così come la Comunità economica degli Stati dell’Africa ocidentale (Cedeao) aveva richiesto all’indomani del golpe e ribadito durante i colloqui con il neo presidente Gnassingbé tenutisi ieri a Lomé, la capitale togolese.
Da parte sua, la delegazione della Cedeao ha giudicato gli incontri di ieri “molto fruttuose e molto incoraggianti”. Sul fronte togolese, “una riflessione è in corso” sul modo con cui uscire da una crisi di cui il nuovo regime non aveva immaginato le conseguenze sul pianoi diplomatico internazionale.
I prossimi giorni saranno cruciali per capire se il Togo intende soddisfare le richieste della Cedeao (ma non solo) che intende il “ritorno all’ordine costituzionale” come l’instaurazione di un periodo di transizione di due mesi sotto la direzione del presidente dell’Assemblea nazionale attualmente in esilio in Benin, al termine del quale si dovrebbero svolgere nuove elezioni presidenziali. Nel pieno rispetto della costituzione togolese.
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