Agricoltura cooperativa
Togo, l’agricoltura bio italiana si fa cooperazione
Grazie al progetto di cooperazione internazionale, promosso da Brio, in partnership con Coopermondo, Agrintesa e Alce Nero, co-finanziato da Aics–Agenzia Iialiana, «i semi gettati nella comunità togolese», spiegano i promotori, «non solo sono germogliati ma continuano a crescere sempre più rigogliosi».
Centrati gli obiettivi del progetto di cooperazione internazionale “Ananas Dolcetto” che, a quattro anni dal suo avvio, si conclude con un bilancio pienamente positivo.
Promosso da Brio, realtà specializzata nella commercializzazione di ortofrutta biologica, in partnership con Coopermondo e Agrintesa, come partner industriale e agronomico, e Alce Nero per la commercializzazione, co-finanziato da Aics–Agenzia Iialiana per la cooperazione allo sviluppo nell’ambito del bando Profit 2018, il progetto Ananas Dolcetto è nato per sostenere, attraverso il modello dell’agricoltura cooperativa, lo sviluppo della comunità di Tsévie in Togo.
Il modello cooperativo del progetto favorisce lo sviluppo sociale ed economico della comunità di Tsévie, consente l’esportazione a prezzi remunerativi, garantisce una fonte di reddito certa e continuativa
«Siamo arrivati in Togo nel 2018 con un progetto etico ben chiaro in mente», spiegano i presidenti Gianni Amidei di Brio e Aristide Castellari di Agrintesa, «offrire alle comunità locali gli strumenti per crescere e per presentarsi sui mercati in modo più efficace. In questi quattro anni, oltre a tanti risultati concreti e tangibili, abbiamo trasmesso un valore ai nostri partner in Togo: un valore fatto di know-how agronomico e tecnologico, di sviluppo della qualità e di affiancamento commerciale, anche nell’apertura di nuovi canali per un prodotto unico che abbiamo promosso in Italia. Volevamo affiancare le comunità locali in un percorso di valorizzazione di una vera eccellenza: oggi Ananas Dolcetto nasce dal lavoro di imprenditori agricoli certificati bio e Fairtrade riuniti secondo quello stesso modello cooperativo che anima Agrintesa e Brio. Certo, la pandemia non ha reso le cose più semplici ma possiamo dire, con una punta di orgoglio, che l’Ananas Dolcetto commercializzato con il marchio Alce Nero ha rappresentato una presenza importante a scaffale, è stato apprezzato dai consumatori e ha raccolto premi e riconoscimenti importanti».
Il Togo è un Paese dove il 32,3% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e la coltivazione della terra occupa il 75% della popolazione attiva. “Ananas Dolcetto”, essendo un progetto di ampio respiro ha inteso aiutare migliaia di piccoli agricoltori a esportare un prodotto di valore come l’ananas a prezzi remunerativi, garantendo ai produttori una fonte di reddito certa e continuativa e promuovendo un modello, quello cooperativo, che favorisse lo sviluppo sociale ed economico di tutta l’area.
I semi gettati nella comunità togolese protagonista del progetto di cooperazione internazionale non solo sono germogliati ma continuano a crescere sempre più rigogliosi.
Come raccontano Giuseppe Liso, referente Aics-Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e Grazia Sgarra, direttrice ufficio VII – Soggetti di cooperazione, partenariati e finanza per lo sviluppo rappresentano: «i risultati raggiunti dall’iniziativa Ananas Dolcetto mostrano come il trasferimento di conoscenze e di tecnologie, la sostenibilità sociale e ambientale e l’attenzione alla qualità di prodotto e processo, associata agli ottimi risultati in termini di commercializzazione e di ritorni economici per l’impresa e per le comunità locali, partendo e puntando sui produttori locali, con un approccio bottom-up, sono le chiavi di successo del modello di business promosso dall’Aics-Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Innovatività, sostenibilità, inclusività segnano il successo di Ananas Dolcetto in Togo e del fare impresa nei Paesi partner della cooperazione».
I risultati del progetto Ananas Dolcetto
Alla fine del 2020, al termine della prima annualità, la cooperativa locale Coopérative préfectoral des jeunes producteurs professionnels d’ananas biologiques-zio (Cpjppab-Zio) di Tsévié, partner locale del progetto Dolcetto, riuniva oltre 1500 agricoltori (500 in più rispetto al 2019) con una superficie coltivata di circa 500 ettari di ananas biologico là dove prima esistevano solo dei produttori disaggregati.
Nel corso del tempo è stata svolta un’attività di formazione agronomica con visite periodiche in Togo, sono stati acquistati e donati strumentazione tecnica e mezzi per il trasporto del prodotto, sono state assunte 5 persone in loco attraverso una cooperativa togolese per adempiere a funzioni di controllo qualità, commerciali ed amministrative. Inoltre, grazie al supporto di Brio e di Coopermondo, la cooperativa locale ha conseguito la certificazione Bio e, a gennaio 2021, quella Fairtrade.
Importanti i risultati anche sul fronte del prezzo: quello garantito di acquisto è risultato superiore del 25% a quello di analoghi prodotti certificati Fairtrade, con un impatto positivo sugli agricoltori, sulle loro famiglie e sull’intera comunità incrementando sensibilmente l’attuale reddito medio pro-capite. Tanto è stato fatto, anche, sul fronte della promozione e valorizzazione effettuata nei punti vendita della Grande distribuzione (coop NordOvest, Centrale adriatica, Sait, coop. Alleanza e megamark) dove si è riscontrato un altissimo interesse del consumatore verso l’ananas Dolcetto a marchio Alce Nero.
Oltre 100.000 ulteriori operatori sono stati poi raggiunti attraverso le fiere del settore italiane ed estere (Biofach, Fruit logistica, MacFrut, Cibus e Fruit attraction), a cui si affiancano decine di uscite su riviste di settore e un’intensa attività stampa online che, si stima, ha portato oltre 30 milioni di utenti a conoscere l’ananas Dolcetto, le sue caratteristiche organolettiche uniche e tutte le sue “limited edition” realizzate durante le festività principali.
«Il bilancio non può che essere positivo», concludono Amidei e Castellari, «i soci della cooperativa togolese stanno comprendendo il vero senso del fare parte di una cooperativa e i benefici derivanti dal progetto e dal modello che gli abbiamo presentato. Inoltre, la formazione effettuata e programmata consentirà a tutti i soci di migliorare le loro capacità, sia produttive che commerciali, e rafforzerà in maniera importante il rapporto fra le persone che fanno parte della cooperativa locale. L’esperienza acquisita, infine, nel disbrigo delle pratiche burocratiche relative all’esportazione consentirà in futuro alla cooperativa stessa di poter accedere anche ad altri mercati internazionali, riuscendo in questo modo a valorizzare ancora di più le loro produzioni».
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