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Tobin tax: intervista a Emiliano Brancaccio
In occasione del Forum sociale europeo, intervista a Emiliano Brancaccio (Attac), estensore materiale della proposta di legge per l'inserimento della Tassa Tobin in Italia
FIRENZE – Fra i tanti stand che affollano il primo piano della Fortezza da Basso, dove si sta svolgendo il Forum sociale europeo, c’è quello di Attac (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e per l’Aiuto ai Cittadini), associazione promotrice della Tobin Tax: per l’introduzione in Europa di una tassa sulle transazioni finanziarie di natura speculativa che hanno per oggetto lo scambio di valuta, e per la quale Attac ha presentato in Parlamento un Progetto di Legge di iniziativa popolare sostenuto da 180.000 firme di cittadini raccolte in un anno di attività. Per sapere a che punto è la discussione ne abbiamo parlato con l’estensore, Emiliano Brancaccio, dell’Università Federico II di Napoli.
Vita: A che punto è la Tobin Tax in Parlamento?
Emiliano Brancaccio: La discussione dovrà avvenire presumibilmente a marzo 2003. A dire il vero Alfiero Grandi (Ulivo – DS) e Alfonso Gianni (Rifondazione Comunista) hanno presentato un emendamento alla Finanziaria inspirato al nostro progetto di Legge, che però è stato bocciato qualche giorno fa per pochi voti. Malgrado la bocciatura, proprio perché avvenuta con pochi voti di scarto, siamo relativamente soddisfatti: significa che su questo progetto di Legge sarà possibile avere una maggioranza a marzo.
Vita: In cosa consiste la proposta?
Emiliano Brancaccio: Si tratta di un mandato al governo perché la Comunità europea adotti la Tobin Tax, cioè imponga una tassa dello 0,1% a livello europeo sulle transazioni finanziarie di natura speculativa che hanno per oggetto lo scambio di valuta. In altri termini, su un cambio di valuta di 1.000.000 euro in dollari, l’Unione Europea tratterà 1.000 euro da dedicare a progetti sociali per aree depresse o per lo sviluppo sostenibile ad esempio. Ma non basta. Se entro 18 mesi dall’approvazione del progetto di legge, l’Unione euroepea non avrà accolto il mandato del governo italiano, l’Italia sarà tenuta ad introdurre nel proprio ordinamento la stessa tassa che però sarà dello 0,02%, diversa per ragioni di adeguamento all’economia nazionale.
Vita: In Francia a suo tempo, il governo Jospin ha proposto la stessa cosa, d’altra parte Attac nasce in Francia…
Emiliano Brancaccio: … non precisamente. In Francia, il governo Jospin ha introdotto nel proprio ordinamento la Tobin Tax ad aliquota 0%. Il ché equivale formalmente ad averla introdotta, ma realmente a non poter beneficiare di alcun gettito. Solo nel momento in cui il Consigio d’Europa avesse introdotto a livello europeo la Tobin Tax, il governo francese avrebbe aumentato l’aliquota. La Tobin Tax, come è venuta configurandosi la proposta italiana, non mira soltanto ad una ridistribuzione di risorse sulla base delle speculazione finanziarie, ma intende togliere agli speculatori il controllo politico che viceversa il mondo finanziario ha sulle politiche nazionali e internazionali.
Vita: Si fa un gran parlare di De-tax: simile o altro dalla Tobin Tax?
Emiliano Brancaccio: La De-Tax, così come sembra averla concepita il Ministro Tremonti è un incentivo fiscale per quegli imprenditori che, a fronte di una vendita, vedono calare la pressione fiscale dell’1% sulla vendita. In questo caso è lo Stato che rinuncia a quell’1% per destinarlo a progetti sociali. I problemi sono diversi: da una parte la De-Tax è scorretto vederla in contrapposizione con la Tobin Tax, sono semplicemente due cose diverse. Dall’altra parte, il Ministro Tremonti deve chiarire attraverso queli controlli o strumenti garantirà che la De-Tax non si trasformi in un’ennesima finestra di evasione fiscale da parte delle aziende. Infine, sembra che la copertura per l’ammanco che quell’1% dovrebbe causare al gettito pubblico, venga garantita dai fondi dirottati e invece destinati alla cooperazione internazionale. Se così, l’unico che ne beneficia sembra essere l’azienda. Non è questo lo scopo della Tobin Tax.
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