Famiglia
Tiziana Macciò, una manager per le famiglie in crisi
Parla il direttore generale del Caf
Dopo un passato come direttore delle relazioni esterne in Grandi Stazioni, oggi la sfida è quella di rilanciare la onlus che per prima in Italia si è occupata di abuso sui minori. La ricetta? «Promozione e fundraising»
Per il suo 30esimo compleanno, il Caf – Centro di aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia in crisi, si regala una nuova strategia comunicativa. Parola d’ordine: uscire allo scoperto, promuovere sul territorio le proprie attività, mostrando il volto anche al grande pubblico. Primo step: l’ingresso nel comitato editoriale di Vita. «La onlus, che per prima in Italia si è occupata di abuso sui minori, ha investito fino all’ultimo centesimo nei progetti di accoglienza, recupero e sostegno alle piccole vittime di traumi fisici e relazionali, offrendo loro una casa temporanea e un ambiente di vita protetto. Ma nulla è mai stato fatto sul versante della promozione o del fund raising».
Classe 61, il nuovo direttore generale, Tiziana Macciò, sul futuro ha le idee chiare: «È indispensabile colmare il gap».
Un passato nel settore della comunicazione, prima in qualità di account per McCann Erickson, poi come direttore delle relazioni esterne in Grandi Stazioni (società del Gruppo Ferrovie dello Stato), la manager meneghina è quel che si dice la persona giusta al momento giusto. «Si tratta, in realtà, di un graditissimo ritorno», racconta. «Vent’anni fa, durante l’università, frequentavo il Caf come volontaria». E non è stato il suo unico contatto col mondo del non profit: «In quasi dieci anni di lavoro col WWF, ho messo in piedi la start-up della raccolta fondi per l’Italia». Chi non ricorda il primo spot televisivo con Golia Bianca per la tutela dell’orso polare artico? Tutta opera sua.
Ora toccherà anche al Caf. Con questa ricetta: «Affiancare all’elemento motivazionale del non profit gli strumenti professionali tipici della gestione aziendale. Senza però ricalcare necessariamente uno stile di leadership maschile: rispetto dei tempi di ciascuno, donne comprese, flessibilità e coinvolgimento dei collaboratori nei progetti, sono tutti elementi che hanno dimostrato di funzionare molto bene». Nello specifico, il piano di rilancio firmato Macciò prevede l’elaborazione di nuovi modelli di intervento, con un occhio alle esperienze internazionali, e per il 2009 un ricco calendario di momenti informativi sul territorio: «Godiamo di una grande notorietà presso i servizi socio-assistenziali di settore. Ma l’opinione pubblica non ci conosce».
In trent’anni di attività l’associazione ha accolto in comunità oltre 750 bambini in attesa di affido o di reinserimento nel contesto familiare d’origine, ha intrapreso numerosi percorsi di recupero insieme ai genitori dei minori assistiti, e attualmente conta 50 operatori fra psicologi, psichiatri, assistenti sociali, pediatri ed educatori. «Ma pochi sanno che ci occupiamo anche di prevenzione», sottolinea Macciò. «Da sei mesi, per esempio, abbiamo avviato con 20 famiglie milanesi il progetto pilota “Diventare genitori”, un’iniziativa di accompagnamento basata sull’home visiting, che prevede l’assistenza domiciliare a donne incinta in condizioni di difficoltà. Una nostra pedagogista le segue durante il periodo critico della gravidanza e per un anno e mezzo dalla nascita del bambino, prevenendo eventuali situazioni di rischio. La fase sperimentale, cofinanziata dalle due fondazioni Cariplo e UmanaMente, durerà tre anni, ma ad aprile presenteremo i primi risultati raccolti. Se gli esiti saranno positivi, come crediamo, proporremo agli enti pubblici l’adozione del modello su scala regionale».
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