Non sono passati nemmeno tre mesi da quando il cantante degli U2, Bono Vox, è sbarcato a Timbuctù per partecipare al Festival di musica del deserto, e oggi la “perla” culturale del Sahel è sotto occupazione. A controllare questa città del Nord Mali, iscritta nel Patrimonio dell’umanità, sono i ribelli tuareg laici e indipendentisti del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) e gli islamisti radicali del movimento Ansar Dine, appoggiato dai terroristi di Al Qaeda in Maghreb favorevoli all’applicazione della sharia in tutto il territorio maliano.
Una svolta radicale che sta suscitando non poche preoccupazioni nella comunità internazionale. Da Parigi, la direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokoba ha dichiarato che «secondo fonti raccolte nel Nord del Paese i ribelli avrebbero preso il controllo dell’Istituto degli studi e di ricerche islamiche Ahmed Baba di Timbuctù e altre istituzioni culturali. La situazione è molto preoccupante». Questi centri accolgono tra 60mila e 100mila manoscritti prestigiosi di matematica, di teologia, di astronomia o di musica, molti dei quali risalgono al XII-XV secoli, l’epoca d’oro di Timbuctù, città di frontiera culturale tra il mondo arabo e l’Africa subsahariana. Secondo l’agenzia di stampa francese Afp, gli islamisti di Ansar Dine sarebbero entrati nel centro di documentazione dell’Istituto per poi uscirne con sacchi pieni di documenti.
«Le eccezionali meraviglie architettoniche in terracotta di Timbuctù situate nelle moschee di Djingareyber, Sankore e Sidi Yahia», ha aggiunto Bokova, «sono fondamentali per il popolo del Mali e per il nostro patrimonio culturale universale». Nel suo appello, la direttrice dell’Unesco ha chiesto ai Paesi vicini al Mali di impedire il traffico di «questi tesori dell’umanità» la cui perdita sarebbe «gravissima».
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