Volontariato

Tifo, c’entra la camorra o no?

L'accusa lanciata da Manganelli trova la Pdl divisa. Solo il Giornale sostiene la tesi del capo della Polizia. Cannavaro: «I miei figli non li porto alle partite»

di Franco Bomprezzi

C’entra la camorra, sì o no? La domanda rimbalza sui giornali di oggi, dopo le prime decisioni del Governo per contrastare gli ultra, e dopo lo scontro, a distanza, fra il ministro dell’interno Maroni e il ministro della difesa La Russa sulle dichiarazioni del capo della Polizia Manganelli, che ipotizza la presenza di criminalità organizzata dietro le imprese degli ultras napoletani in trasferta a Roma. La rassegna stampa è realizzata con la collaborazione di tutta la redazione di Vita.



TIFOSI VIOLENTI
Il Corriere della Sera dedica il titolo di apertura e le pagine 2 e 3 al tema. “«La camorra dietro gli ultra» Scontro Manganelli-La Russa” è il titolo del pezzo di Fiorenza Sarzanini sulle misure decise ieri, fra le quali spiccano la proibizione a tutte le trasferte per i tifosi del Napoli e lo stop per i tifosi milanisti che volevano andare a Genova per la seconda di campionato. “Ma a tenere banco è la polemica scatenata dalle parole del capo della polizia Antonio Manganelli – scrive la Sarzanini – che in mattinata afferma: «Abbiamo ragione di ritenere che ci sia una influenza della criminalità organizzata nella gestione dell’episodio di Napoli, nella conduzione di questi incidenti»” . Il ministro La Russa infatti dichiara che questo è un “alibi”, poi fa retromarcia, dicendo che non sapeva che l’ipotesi camorra veniva addirittura dal capo della Polizia e dunque “poiché lo stimo non ho motivo di dubitare della fondatezza delle sue dichiarazioni”. A chiarire quale sia la partita, in termini di indagini e di contrasto alla criminalità più o meno organizzata, ci pensa l’articolo di Giovanni Bianconi, di spalla a pagina 3: la tesi di Manganelli è un modo per rispondere, con le parole, all’irritazione di Berlusconi per il nuovo danno di immagine provocato dai fatti di domenica. E dunque la presenza, fra i mille ultras che hanno sequestrato il treno per Roma, oltre duecento giovanotti con la fedina penale corposa, permette di immaginare una relazione con i territori controllati dalla camorra. Di qui anche il differente approccio delle forze di polizia: “Non è un caso – spiega Bianconi – che ieri Manganelli ha inviato a Napoli Cavaliere, responsabile della Criminalpol, e il direttore dell’Anticrimine Gratteri, anziché il capo della polizia di prevenzione”. Completano le pagine le riflessioni del sociologo Alessandro Del Lago: “I tifosi violenti non fuggono più, cercano lo scontro”, e l’ intervista breve a Enrico Letta, deputato Pd e tifoso del Milan, che appoggia la scelta dura di Maroni.
Dopo il pezzo di cronaca, il Sole 24 Ore analizza e smonta una delle ipotesi che sono circolate per il controllo dei tifosi teppisti: il braccialetto elettronico. E snocciola cifre: dal 2003 al 2005 ne sono stati utilizzati circa 400 grazie a un contratto con Telecom che scade nel 2011. Poi tre anni fa il blocco della misura, che venne istituita con una legge del 2001. Perché lo stop? Semplice: costa troppo (11 milioni di spese di gestione l’anno) e non funziona.


Il Giornale apre sulla questione ultrà e titola “Ecco la Gomorra del pallone”. Alle pagine 2 e 3  l’inchiesta “Tra tifo e clan”  che rivela, sulla base di inchieste da parte della magistratura,  i collegamenti tra gruppi ultrà e clan della camorra  con indicazione dei quartieri in cui operano. Un grafico fa una fotografia di rapida lettura.    In un sommario “Il capo della Polizia, Manganelli, dice: “C’è una Gomorra degli stadi»”. il cronista Massimo Malpica  entra nel mondo del pallone inquinato dalle mani della camorra citando casi, dal dicembre 2005 a quelli dello scorso gennaio. Da Napoli la storia di Viciè, capo tifoso tradito dai pentiti.  Intervista al calciatore  Cannavaro che ammette: «in Italia non porto mai i miei figli alle partite».


La Stampa mette in prima pagina la violenza negli stadi e i presunti legami fra tifo violento e camorra dopo le dichiarazioni in questo senso del capo della polizia Manganelli e del questore di Napoli. Un approfondimento nelle pagine sportive da conto delle decisioni prese durante la recente riunione dell’Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive dopo i disordini di domenica scorsa. Dalle indagini è emerso che 200 dei circa mille tifosi che hanno preso d’assalto e devastato il treno Napoli-Roma erano pregiudicati, con precedenti penali per droga, rapina e furto. Domenica prossima non si  giocherà, ma anche per il 14 due partite sono a rischio: Napoli-Fiorentina e Genoa-Milan. Nello stesso servizio La Stampa intervista il presidente del Napoli Aurelio De Laurentis, che minaccia di lasciare il calcio se lo Stato  non interverrà: «Napoli sportiva, ma non solo, è una città piegata».
Un approfondimento a parte per il presunto legame di certi settori del calcio con la camorra, con le diverse prese di posizione: fra queste il leader del Pd Veltroni che ha accusato il governo di essere contro la polizia. Drastico Fabio  Cannavaro: «La Camorra non ha nulla a che vedere con il calcio» che è pericoloso a prescindere: «Oggi in Italia non porterei i miei figli in uno stadio».

Piccolo richiamo in prima per il manifesto su: “Tifoserie e camorra, scontro tra La Russa e il capo della polizia”. L’articolo di Francesco Pilla è a pagina 4. Scrive Pilla: «Quasi un teatro dell’assurdo. Così appariva in serata il caso Napoli su cui si stanno azzuffando i vertici istituzionali del paese. (…) Ma che la camorra – o comunque la criminalità – possa entrarci con qualsiasi foglia che si muova a Napoli, è un’ipotesi scontata come conferma la scoperta, fatta dagli investigatori, che tra i tifosi protagonisti delle violenze di domenica c’erano anche 200 pregiudicati. D’altra parte i i clan non avevano già diretto, come dimostra un’inchiesta della Dda, le fila degli ultras a Pianura?». Disarmante, dopo l’analisi delle varie prese di posizione politiche sulla querelle, la conclusione «e siamo solo a inizio campionato».

E inoltre sui quotidiani di oggi:


IL CASO ENGLARO
la Repubblica – “La Lombardia contro i giudici: faremo vivere Eluana”. Titolo d’apertura in prima per il caso Englaro.
La cronaca ampia è alle pagine 2 e 3. “Eluana, il no della Lombardia «Non morirà nei nostri ospedali»”. Rodolfo Sala dà conto della lettera di Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità lombarda: «il personale sanitario non può sospendere l’idratazione e l’alimentazione artificiale del paziente: verrebbe meno ai propri obblighi professionali e di servizio». Appoggiato ovviamente da Roberto Formigoni: che esprimendo «comprensione» per la famiglia afferma: «il codice deontologico dei medici, la determinazione del Comitato nazionale di bioetica del 2005, nonché la mia personale convinzione, mi impediscono di immaginare di sospendere le cure a Eluana come a qualsiasi altro essere umano». Ovvio il plauso del Vaticano.  I politici (nazionali) colgono l’occasione per convergere: sia il senatore Pdl Quagliarello che la sua collega Finocchiaro, Pd, sostengono la necessità di fare una legge. Il Pd lombardo, con Carlo Porcari, definisce «inaccettabile» la posizione del Pirellone, «che non ha alcun titolo per ostacolare l’esecuzione di un provvedimento della magistratura». È questa la posizione dei costituzionalisti sentiti da Piero Colaprico: “Una decisione inaccettabile la Regione rispetti le sentenze”. Federico Sorrentino, università Sapienza, conforta questa tesi. Analogo parere quello di Vittorio Angiolini. Terzo pezzo: “Papà Beppino non si arrende: la legge è con me”.
Due i commenti (ma ancora sull’articolo della Scaraffia): Umberto Veronesi, “I padroni della vita” e Adriano Prosperi, “La tribuna dei teocon”.
Segnalo Veronesi: «il problema della nostra morte si è spostato dalla scienza… Alla bioetica (che ha il compito di stabilire un equilibrio fra l’applicazione delle conoscenze della scienza e vita dell’uomo)». «Ha ragione l’Osservatore romano: i principi del rapporto di Harvard che ha introdotto i criteri neurologici nella definizione della morte… Se non superati sono in evoluzione». Ma questo non vuol dire «rinunciare alla morte». «Se i parametri di Harvard fossero superati e se effettivamente, dal punto di vista fisiopatologico, la morte cerebrale non provocasse la disintegrazione del corpo, ciò che non viene né superato né messo in discussione è l’irreversibilità dello stato che la morte cerebrale provoca». Cità Terry Schiavo: dopo la sua morte, l’autopsia ha rivelato che non vedeva non sentiva non provava né fame né sete.

Avvenire – «Non  si può sospendere l’alimentazione di Eluana», lancia in prima Avvenire. Il dg della sanità, Carlo Lucchina, risponde a Beppino Englaro che, in una lettera, aveva chiesto alla Regione di indicare una struttura sanitaria in cui rendere esecutiva la sentenza. Il Pirellone precisa che il personale sanitario che procedesse alla sospensione dell’alimentazione e idratazione verrebbe meno ai propri obblighi professionali e di servizio e che la sentenza della Corte d’Appello di Milano non contiene un obbligo di esecuzione a carico di nessun soggetto. La curatrice Franca Alessio dice di aver già avviato i contatti con altre regioni, a cominciare dalla Toscana, ma l’assessore toscano Enrico Rossi nega. Di spalla intervista a Giovanni Battista Guizzetti, medico responsabile del reparto stati vegetativi al don Orione di Bergamo: «Eluana non è una malata ma una disabile gravissima. Se ci convinciamo di questo il giochetto dell’alimentazione come accanimento terapeutico non funziona più». Il giurista Piero Sandulli conferma la correttezza della risposta del Pirellone: «nella sentenza non c’è individuazione del soggetto che la deve eseguire». Nella stessa pagina, a box, il chiarimento arrivato ieri dalla Santa sede a proposito di morte cerebrale: la Chiesa non cambia il suo magistero, il criterio della morte cerebrale è assolutamente compatibile con una visione personalistica dell’essere umano, attenzione a non confondere morte cerebrale e stato vegetativo.

La Stampa – Intervista a Umberto Veronesi, che risponde evitando le polemiche e sostenendo l’opzione del testamento biologico.
Il Giornale – Sul caso di Eluana Englaro  ha un richiamo in copertina e poi servizi alle pagine 6 e 7. Il  quotidiano raccoglie la preoccupazione  di  Nanni Costa, direttore del centro nazionale trapianti. Nell’intervista dice: «La rete di medici per i trapianti è gente molto seria che agisce solo se ci sono le condizioni». In un box “Benedetto XVI è il primo Papa ad essere iscritto ad un’associazione di donatori di organi”
Il manifesto –  In copertina una grande foto a colori di Eluana sorridente e il titolo “La vendetta lombarda”. «Alimentazione forzata». La regione Lombardia intima ai suoi medici di non sospendere il «trattamento» per Eluana Englaro, in coma dal 1992. Imponendo una scelta politica contro la volontà della famiglia e la sentenza della Corte d’appello di Milano. Il padre della ragazza «Troveremo altre strade». Dedicato al caso Englaro anche il commento di Eligio Resta “Un passo indietro” che scrive “Ed è una lotta difficile, ma doverosa quella della famiglia Englaro, che proprio in nome del diritto alla dignità della vita chiede di interrompere un’esistenza per nulla dignitosa. Si chiama wrongful life una vita non degna di essere vissuta e corrisponde al diritto insopprimibile di non vedersi sottoposti a “sofferenze ulteriori” (…) – e prosegue – Appare quasi paradossale che sul diritto alla vita sia competente una potere amministrativo: la biopolitica è proprio questo. Si confonde così il “dovere di curare” con una perpetuazione, poco caritatevole, della sofferenza». Il servizio è a pagina 5 con un’intervista a Caterina Botti, docente di Etica delle donne alla Sapienza, e un lungo articolo di Mariangela Maturi che chiude osservando che «nello stato medico-etico imposto da Formigoni per la libertà di Eluana non c’è posto».

CAROVITA
la Repubblica – Due pagine anche per il carovita: “Mr. Prezzi: «Settembre di rincari» e sulla benzina è lite tra ministri”. La polemica parte dal caro benzina sempre allo stesso prezzo nonostante il petrolio sia e di molto sceso. Di «asimmetria» inaccettabile parla Brunetta, conciliante – più o meno come sempre – Scajola secondo il quale i prezzi di benzina e gasolio sono «sostanzialmente allineati» a quelli di aprile-maggio. Per Lirosi: settembre potrebbe rivelarsi un «mese critico», «occorre mantenere alto il livello di guardia». In appoggio un pezzo sulla diversità dei prezzi nelle città: “la fettina 5 euro a Roma e 35 a Pavia così impazziscono i listini nei negozi”. E il titolo dice tutto. Accanto un approfondimento: “Stangata su scuole luce e cellulari”.

IMMIGRATI
Il Sole 24 Ore – In prima pagina il curioso caso degli immigrati cingalesi che non sono stati regolarizzati dal cervellone del Viminale perché hanno cognomi più lunghi del massimo consentito (16 lettere) e con caratteri che il sistema non riconosce. Risultato: sono finiti in coda ala lista pur avendo presentato le domande in tempo.Adesso la Cisl ha presentato per loro un ricorso al Tar Lombardia e si vedrà.
Avvenire – Marina Corradi fa un bel racconto da una motovedetta della Guardia Costiera che ieri ha ricevuto la segnalazione di un barcone carico di 83 clandestini al largo di Lampedusa. Racconta così l’avvicinarsi alla barca, gli occhi trepidanti degli immigrati, ansiosi di sapere se quegli italiani sono lì per salvarli o per arrestarli, il fetore di una barca dover per tre giorni 83 persone si sono fatti i bisogni addosso. Il comandante Gildo Damanti: «Io mio figlio lo farei partire in queste condizioni solo se l’alternativa fosse la morte». Ieri per gli sbarchi di questi giorni sono stati fermati tre scafisti: due sono minorenni. È la prima volta che capita. Sono due egiziani di 16 e 17 anni che hanno condotto un’imbarcazione con a bordo 50 clandestini, giunta a Lampedusa il 28 agosto. I due sono nel carcere minorile di Palermo.

PARALIMPIADI
Avvenire – Primo piano sulle Paralimpiadi, che partono sabato. Sarà la delegazione più numerosa di sempre, con 90 azzurri che puntano a superare le 19 medaglie portate a casa ad Atene. Ma soprattutto focus sulle gare come “vetrina tecnologica” per le protesi di ultima generazione («l’obiettivo è renderla accessibile a tutti») e un’indagine sul settore: non c’è stato alcun “effetto Pistorius”, dicono gli addetti ai lavori, cioè nessun aumento di sportivi disabili. Interessanti i numeri: sui 3 milioni di disabili in Italia, 800mila potrebbero svolgere attività sportiva, ma in palestra ci vanno solo in 70mila.

MICROCREDITO
Avvenire – Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace, fondatore della Grameen Bank, lancia l’allarme sul mondo del microcredito:  da strumento di lotta contro la povertà rischia di trasformarsi in puro business. Molte banche commerciali infatti, nei paesi poveri hanno iniziato a proporre microcredito, ma con tassi di interesse altissimi. Yunus fa anche nomi e cognomi: cita il Banco Compartamos, messicano, nato come non profit e poi quotato in borsa, accusato di praticare interessi altissimi. Soluzione proposta dallo stesso Yunus: un sito curato da lui e dal professor Chuck Waterfield per dare informazioni trasparenti su tutti i pacchetti proposti dalle banche nel microcredito. Si chiama www.mftransparency.org.


BAMBINI SOLDATO
Corriere della Sera – Focus su “Le 24 guerre dei bambini soldato”. Un esercito di 300 mila ragazzini dagli 8 ai 16 anni. Sono ben 63 i Paesi dove è consentito l’arruolamento di volontari minori nelle forze armate. Sono alcune delle cifre del rapporto della Coalizione delle associazioni umanitarie impegnate nella battaglia per far rispettare la Convenzione di Ginevra. Bella la storia di China Keitetsi, ora in Danimarca, nata in Uganda, a otto anni finì nell’esercito del generale Museveni: “In battaglia ero più feroce e spietata degli adulti”. Ora a 32 anni ha scritto un libro: “Una bambina soldato” edito in Italia da Marsilio.

EXPO e non profit
La Stampa – A p.3 primo piano all’Expo, con un’intervista a tutta pagina al sindaco di Milano Letizia Moratti, che si dice preoccupata per come stanno andando le cose, dalla lotta per le poltrone al rischio che si perda “lo spirito” dell’Expo che ha portato la vittoria a Milano: «Sulla governance dell’Expo si può discutere, sullo spirito no. L’Expo non può essere ridotto a un  progetto solo infrastrutturale né, tantomeno, immobiliare». La Moratti parla del non profit: «solo nel campo della solidarietà abbiamo fatto un primo bando di finanziamento di 10 milioini di euro  per le rimesse degli immigrati» e cita l’associazione di donne senegalesi “Ndioum” cui sono  stati assegnati già 3 milioni di euro.


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