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TIBET. Bambini in fuga dalle persecuzioni

Il racconto e le iniziative di Soleterre

di Gabriella Meroni

Nel 1959 il Tibet insorse contro l’invasione e l’occupazione militare della Cina, iniziata un decennio prima. La ribellione fu repressa duramente e a seguito dei fatti il Dalai Lama fuggì in India a Dharamsala. Il 10 marzo di quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dell’esilio del Dalai Lama e del popolo tibetano in India.
Cinquant’anni che hanno visto il genocidio di più di un milione di tibetani e l’esodo di 100.000 persone che hanno seguito la loro guida spirituale. Ancora oggi continua quest’esodo.
 
Ogni anno dal Tibet scappano 1.500 bambini, da 0 mesi a 18 anni: una fuga di 30 giorni attraverso l’Himalaya, ad altezze quasi di 6.000 metri.  I neonati e i bambini più piccoli vengono portati sulle spalle dei più grandi e durante il tragitto può succedere che i soldati cinesi gli sparino addosso. Questi bambini sono i figli dei tibetani perseguitati politicamente perché non vogliono abbandonare il proprio Paese. I genitori per salvare la vita dei figli sono costretti ad affidarli, sotto un compenso di 6.000 rupie, ad alcune guide che li scortano fino al confine con l’India.
 
A causa delle terribili condizioni di viaggio i bambini che arrivano presentano, problemi respiratori, dermatiti, malattie infettive… A Dharamsala, in India, vengono accolti in un improvvisato centro medico, dove sono sottoposti ad un check-up generale, i casi più gravi vengono ricoverati mentre gli altri sono accolti in case-famiglia.  Soleterre ha intrapreso a inizio 2009 i lavori di costruzione di una casa di accoglienza per 40 bambini profughi del Tibet che vivono a Dharamsala. I minori accolti non vedono i loro genitori dal giorno della fuga, l’unico contatto, visto il controllo cinese, è la ricezione di un piccolo dono da parte di altri profughi che arrivano in India.
 
Il progetto di Soleterre prevede l’avvio di un programma sanitario, educativo e alimentare a favore di 40 bambini profughi tibetani (accolti nella casa) e di 2.000 bambini profughi (programma sanitario ed educativo). Le attività saranno realizzate con la collaborazione dello staff locale del Tibetan Children’s Village. «Il nostro scopo della vita è aiutare gli altri. E se non potete aiutarli, almeno non fate loro del male.” Questa è una frase dell’attuale Dalai Lama, credo possa aiutare la riflessione su questa tragedia che continua da cinquant’anni – dichiara Damiano Rizzi, Presidente di Soleterre onlus – gli interessi economici e i rapporti diplomatici con la Cina hanno impedito sino ad oggi una risoluzione del problema, ma forse il senso di solidarietà può spingerci ad aiutare i bambini profughi.»

Per saperne di più www.soleterre.org
 


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