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Tibet: arrestati monaci che rifiutavano “rieducazione patriottica”
Il governo cinese pretendeva che firmassero un giuramento di fedeltà in cui il Dalai Lama era definito "separatista".
Un gruppo di monaci che si sono rifiutati di aderire a una ‘campagna di rieducazione patriottica’ in un monastero di Lhasa sono stati arrestati, e il loro arresto ha innescato una protesta silenziosa di centinaia di monaci, poi dispersi dalla polizia con un duro intervento.
Lo ha reso noto oggi l’associazione Italia-Tibet. Secondo l’associazione, che cita il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, basato a Dharamsala, nella prima settimana di ottobre uno speciale ‘gruppo di lavoro’ composto di funzionari cinesi ha iniziato una ‘campagna di rieducazione patriottica’ all’interno del monastero Drepung, nella capitale tibetana.
Il 23 novembre e’ stato ordinato ai monaci di firmare un documento che definiva il Dalai Lama ”separatista” e nel quale si chiedeva ai religiosi di giurare fedelta’ al governo cinese riconoscendo l’appartenenza del Tibet alla Cina. I monaci si sono rifiutati di firmare e cinque di loro sono stati espulsi dal monastero e incarcerati. Il 25 novembre, scrive ancora l’associazione, piu’ di quattrocento monaci si sono seduti, in silenzio, nel cortile del monastero in segno di solidarieta’ con i confratelli arrestati. Si sono nuovamente rifiutati di firmare il documento di denuncia del Dalai Lama e hanno chiesto di essere, a loro volta, espulsi in massa dal monastero se non venivano rilasciati i cinque confratelli.
Militari e poliziotti sono intervenuti duramente per disperdere la protesta e i monaci che hanno cercato di opporre resistenza sono stati brutalmente picchiati. Da allora, dice l’associazione, il monastero e’ sotto stretta sorveglianza, le attivita’ dei monaci sono oggetto di numerose restrizioni e nessuno puo’ entrare o uscire dal centro monastico.
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